Noi, cinesi ospiti di Delpini
Il delegato Ou: la Chiesa è l’unica ad aprirci davvero le porte
L’arcivescovo Mario Delpini riceve a cena nel palazzo di piazza Fontana una rappresentanza dei cinesi di Milano. «Per noi è molto importante — dice Angelo Ou —, la Chiesa è la prima istituzione ad accoglierci davvero».
«Quella porta aperta per noi è veramente importante. E finora la chiesa è l’unica istituzione che ci abbia veramente accolti». Il giorno dopo, Angelo Ou è ancora entusiasta dell’accoglienza che l’arcivescovo Mario Delpini ha riservato a una rappresentanza della comunità cinese durante la cena di mercoledì sera in arcivescovado. Non è la prima volta che Delpini incontra imprenditori e studenti della sempre più diffusa eterogenea chinatown milanese: attraverso il cappellano don Giuseppe Zhang erano già stati organizzati, sul finire del 2018, un paio di occasioni conviviali, prima in casa di una famiglia e poi in un tipico ristorante con lanterne dragoni e bacchette. Quindi, più sperato che atteso, è arrivato l’invito in piazza Fontana. «All’arrivo abbiamo potuto visitare il palazzo cinquecentesco e apprezzare la preziosa architettura, in parte modificate in forme neoclassiche a fine Settecento», racconta con fluviale entusiasmo il capodelegazione Angelo Ou. «Ma la sorpresa — prosegue — è stata, subito dopo, la familiarità dell’arcivescovo nel venirci incontro nella Sala del trono e nel guidarci a tavola».
Il risotto alla milanese, cioè «giallo» ha suscitato qualche battuta, ma poi la conversazione si è spostata sulla vita della comunità cinese. «Ci ha confermato di essere consapevole della importante e ben radicata presenza cinese in città — riferisce ancora Ou — e ci ha esortati ha pensare a possibili iniziative culturali e sociali da fare insieme».
Ma al di là dell’emozione per l’incontro ravvicinato tra le mura dell’arcivescovado, la serata del 16 gennaio sembra essere destinata a rimanere impressa nella memoria collettiva dei cinesi di Milano. «Non siamo più una presenza monolitica e concentrata, siamo ormai più di trentamila e sparsi in tutta la metropoli — spiega Angelo Ou — ma credo che per tutti questo evento sia stato davvero importante, perché noi ci sentiamo parte integrante della realtà milanese, molti pregiudizi e luoghi comuni sono stati superati, però credo che da parte della città istituzionale manchi ancora qualche chiaro segnale di riconoscimento nei nostri confronti». E in vista delle feste per il Capodanno cinese (il 2019 è l’anno del Maiale), in programma tra il 4 e il 5 febbraio, sottolinea: «Avete mai visto qualche autorità cittadina presentarsi alle nostre celebrazioni con la fascia tricolore? Ma sappiamo valutare la differenza tra una presenza a titolo personale o istituzionale. E non è neanche opportuno che alle sua iniziative il Comune ci abbini ai rappresentanti dei Rom, non perché abbia nulla contro di loro ma perché noi in questa città siamo un’altra cosa. Invece l’arcivescovo — conclude — ci ha aperto casa sua».
Prima di lasciare l’arcivescovado, mercoledì sera, il gruppetto di ospiti cinesi ha voluto regalare a Delpini una stampa con una filastrocca sull’avvicendarsi negli anni dei dodici animali che compongono lo zodiaco cinese.