Ragazzina in fuga trovata nell’albergo con i pusher
Senza documenti e piena di lividi
Una ragazzina di 13 anni, maglietta a maniche corte e molti lividi sulle braccia: aspettava gli spacciatori in una camera d’hotel. L’hanno trovata gli agenti della Polizia locale in un albergo senza stelle in via Piero della Francesca dopo aver fermato due ragazzini, 14 e 16 anni, spacciatori adolescenti, pusher di shaboo. I ragazzini avevano appena venduto una dose a un uomo in bicicletta sul piazzale del Monumentale.
«Adesso dobbiamo fare una perquisizione». Gli agenti della Polizia locale hanno appena fermato due ragazzini, 14 e 16 anni, spacciatori adolescenti, pusher di shaboo. Hanno controllato le loro tasche e i loro abiti, hanno recuperato denaro e alcune decine di grammi di quella potentissima metanfetamina. Alle 17.30 di martedì scorso, due macchine della Locale partono dal piazzale davanti al cimitero Monumentale, dove i ragazzini, entrambi cinesi, avevano appena venduto una dose a un uomo di passaggio in bicicletta. Le auto si avviano lungo via Procaccini. Pochi minuti dopo, gli agenti entrano in una stanza di un albergo senza stelle in via Piero della Francesca. Là i ragazzi avevano un appoggio. Gli investigatori sono lì per cercare altra droga, o denaro, o qualcosa di utile per le indagini. E invece trovano una bambina: sola, ad aspettare gli spacciatori nella camera d’hotel. Indossa una maglietta a maniche corte. E sulle braccia ha molti lividi.
Gli uomini dell’Unità contrasto stupefacenti della Polizia Locale sono specialisti di indagini sullo shaboo, la droga diffusa soprattutto tra comunità cinese e filippina, che provoca una forte dipendenza ed effetti sanitari devastanti. Si muovono spesso in quel quadrante della città compreso tra Paolo Sarpi e viale Jenner e negli ultimi mesi hanno arrestato decine di giovanissimi pusher che vengono assoldati dai gruppi criminali più strutturati per lo spaccio di strada. La presenza di quella bambina, nel tardo pomeriggio di martedì, apre però scenari diversi e inquietanti. Sembra giovanissima, potrebbe avere 12 anni, e soltanto il giorno dopo gli agenti e i magistrati della Procura per i minorenni, alla quale è stato girato subito il caso, scopriranno che in realtà ha 13 anni.
Da subito la piccola è stata ricoverata alla clinica «Mangiagalli», in attesa di tutti gli accertamenti medici e giudiziari. Nelle prime ore gli agenti avevano in mano pochissimi elementi: la ragazzina, di origini cinesi, parlava perfettamente italiano, ma era senza documenti (al contrario degli spacciatori, che avevano due permessi di soggiorno regolari). Non ha dato alcuna indicazione sulla sua famiglia, come se volesse rimanere senza identità.
Soltanto dopo lunghi accertamenti gli agenti hanno scoperto che era scappata di casa da quasi una settimana (il giorno dopo è stata rintracciata la madre, che aveva tutti i documenti). È stata lei a raccontare che quei lividi sulle braccia se l’era fatti da sola, con dei morsi. Dalle prime verifiche mediche è probabile che la spiegazione sia vera, la piccola potrebbe avere qualche disagio, e questo però in qualche modo rende ancor più preoccupante il fatto che sia scappata di casa per andare a condividere le sue giornate con due pusher adolescenti e «nomadi», che al momento dell’arresto avevano circa 40 grammi di shaboo e 600 euro. La ragazzina non ha commesso reati (non sarebbe in ogni caso imputabile), né ci sono elementi per far pensare che ne sia stata vittima, ma la Procura per i minorenni sta portando avanti tutti gli approfondimenti per capire quale sia la sua condizione sanitaria e familiare e valutare, nel caso, forme di intervento o aiuto.