Le armi da guerra nascoste nel pollaio Arrestato il nipote dei boss di Buccinasco
‘Ndrangheta
Per gli investigatori e per la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, parlare di Platì, di Buccinasco o di Volpiano (Torino), significa riferirsi ad un unico territorio. Una sorta di «monade» a 1.200 chilometri di distanza con un nucleo condiviso. Mai minato da pentiti o dai faide familiari. E con un identico nome: Barbaro-Papalia, anche se declinato in una decina di famiglie satellite. Per questo ad ogni battito d’ali al Sud può scatenarsi una tempesta al Nord. Sono le leggi della ‘ndrangheta, la mafia che più d’ogni altra ha saputo «annullare» il concetto di distanza e di spazio, riuscendo a trasformarsi in un corpo con una sola testa ma con più cuori pulsanti. La tempesta, stavolta, è avvenuta a Platì, sulle montagne d’Aspromonte, dove i carabinieri hanno arrestato il 49enne Antonio Papalia, nipote dei boss di Buccinasco Domenico, Rocco e Antonio. Lui, figlio di Michele Papalia (fratello dei tre boss) e di Anna Barbaro, era già stato in carcere negli anni Novanta per narcotraffico. I carabinieri di Platì e quelli dello squadrone eliportato dei Cacciatori, hanno effettuato un blitz nel suo ovile in campagna in contrada Sanello. Ben al sicuro dentro a un pollaio completamente recintato, i militari hanno trovato un arsenale di armi da guerra: una Beretta calibro 22 rubata, un revolver 38 special Franchi rubato, un fucile monocanna Beretta A302 con matricola abrasa e un mitragliatore Sten. Quello usato dagli Alleati. A tutto questo occorre poi aggiungere 3 caricatori per pistola, due per mitragliatrice da 32 colpi, due silenziatori, 57 proiettili calibro 9 e 14 cartucce da caccia. Armi che Papalia custodiva per sé ma anche per il suo clan. Perché se è vero che mai i Papalia e i Barbaro hanno visto faide al loro interno — elemento che in questi anni ne ha rafforzato il potere — e che nessun clan potrebbe affrontare una guerra di ‘ndrangheta con una delle famiglie più forti dell’Aspromonte, è vero anche che nella mafia la pace non esiste e ogni cosca è sempre pronta all’eventualità di un attacco. Cosa ben nota anche nel Sud di Milano dove i Barbaro-Papalia comandano da quarant’anni. Antonio, è infatti cognato di Rocco Barbaro, ‘u Sparitu, ex capo della Lombardia arrestato lo scorso anno da latitante. E per anni ha vissuto proprio a Buccinasco. (c. giu.)