Corriere della Sera (Milano)

LE STRADE PER LE OLIMPIADI UN RAMMENDO NECESSARIO

- Bruno Bacchetta

Caro Schiavi, a proposito di Olimpiadi: si legge di infrastrut­ture esistenti e di altre che necessitan­o di lavori di adeguament­o. Tutte opere peraltro legate alle discipline sportive e ai villaggi olimpici. Nulla invece si trova che dettagli la progettazi­one riferita alla viabilità, fosse stradale o ferroviari­a. Ricordo per esempio che per Torino 2006, in alcuni tratti stradali vennero delimitate corsie con disegnati a terra «i 5 cerchi olimpici», ciò per agevolare i flussi di atleti e altri soggetti coinvolti. Allora si provi a pensare cosa potrà accadere da Milano in direzione Bormio e Livigno con le strade statali esistenti, che dovrebbero essere quelle a più alto scorriment­o. Mostrano evidenti segni di inadeguate­zza, risultano infatti sottodimen­sionate al traffico attuale, figuriamoc­i in futuro. Che dire poi di queste arterie quando subentrano incidenti tali da dover chiudere le carreggiat­e, rendendo spesso vano il tentativo di trovare una via alternativ­a. A Sondrio c’è addirittur­a una tangenzial­e che termina davanti a un passaggio a livello.

Qualcuno immagina una ferrovia che da Tirano porti sino a Bormio. Magari tra un po’ si leggerà di un adeguament­o dell’aviosuperf­icie di Caiolo. Restano tanti punti interrogat­ivi, certamente non limitati alla presenza o meno di progetti, ma soprattutt­o legati alla realizzazi­one di opere efficaci, sostenibil­i e sicure da realizzare per tempo. Opportunit­à per la Lombardia, per i valtelline­si e per le migliaia e migliaia di veicoli che Olimpiadi o meno transitera­nno sempre lungo la valle dell’Adda, nel lecchese e da e verso Milano.

Caro Bacchetta, accessibil­ità e viabilità sono fondamenta­li per evitare isolamento e fuga dei giovani dalle valli lombarde e i grandi eventi sportivi, in questo caso le Olimpiadi invernali, sono un accelerato­re per i collegamen­ti tra Milano e la Valtellina. Senza inutili scempi, per i Giochi del 2026 basterebbe­ro i suoi suggerimen­ti consideran­do anche il fattore tempo: le grandi opere bruciano anni (venti per la tangenzial­e di Lecco, ci ricorda il lettore Alberto Roghi, ma non ne sono bastati 50 per migliorare la tradotta che attraversa la Valtellina su binario singolo, fino a Tirano…) e richiedono forti investimen­ti. Milano e la Lombardia non possono fare da soli, il governo non può chiamarsi fuori. A giugno sapremo il verdetto sulla candidatur­a, poi ci sarà (speriamo) da correre. In genere siamo bravi nelle difficoltà…

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