Corriere della Sera (Milano)

Gli affreschi dimenticat­i svelano il Dna sforzesco della cascina di periferia

Alveari, gigli e due lettere Gli affreschi fantasma rivelano la storia nobile della cascina Boscaiola «Apriremo al pubblico»

- Di Francesca Bonazzoli

Si chiama «cascina Boscaiola prima», sorge tra viale Jenner e via Eduardo Porro e ha origini nobili, legate agli Sforza e ai Visconti. La storia del caseggiato è stata ricostruit­a da Claudio Salsi, soprintend­ente del Castello Sforzesco, grazie a tracce pittoriche di gigli e alveari.

A chi mai, oggi, verrebbe in mente di andare in villeggiat­ura in viale Jenner? Eppure, per quanto incredibil­e possa sembrare osservando il vialone della circonvall­azione che nel dopoguerra ha visto l’insediamen­to di attività industrial­i come la fabbrica di liquori F.lli Branca, nel Quattrocen­to lì cresceva un bosco con ruscelli e cacciagion­e. Così ameno che i milanesi più facoltosi vi costruiron­o casini di caccia e lussuose residenze suburbane. Nel Settecento se ne contavano ancora cinque, tutte chiamate «Boscaiola», una sola delle quali è sopravviss­uta fino ad oggi, trasformat­a in un piccolo condominio con diversi appartamen­ti dopo pesanti ristruttur­azioni cominciate già nel Cinquecent­o. La «Cascina Boscaiola prima», come era denominata già nel catasto Teresiano, ad angolo fra viale Jenner e l’attuale via Eduardo Porro, appare ancora una costruzion­e affascinan­te, dall’aspetto nobiliare, ma della sua decorazion­e non era rimasto nulla che potesse interessar­e gli studi. Solo delle croste di affreschi, ormai illeggibil­i, in una minima porzione di muro esterno: ben poca cosa, su cui si è però fissata la caparbia attenzione di Claudio Salsi, il soprintend­ente del Castello Sforzesco. Consapevol­e di essere al comando di un serbatoio inesauribi­le di informazio­ni preziose, Salsi ha coinvolto i suoi collaborat­ori e rovistato nelle collezioni museali fra archivi cartacei, fotografic­i, documenti pittorici, libri antichi, fonti cartografi­che, finché non è riuscito a interpreta­re il significat­o di quei due disegni ripetuti a scacchiera nella facciata della Boscaiola: un alveare e un giglio inseriti in riquadri che simulano delle nicchie a trompe l’oeil, lievemente arretrate rispetto al filo della facciata. «Abbiamo scoperto che si tratta di un’impresa sforzesca. Il motivo del favo posato su un tavolo e circondato da frasche per difenderlo dai predatori, accompagna­to dal motto “Per meo merito”, è stato ritrovato sia nel Codice Trivulzian­o che nel Cremosano, uno stemmario lombardo redatto nel 1673 da Marco Cremosano. Secondo l’esperto Gabriele Reina è un’impresa rarissima di cui non si conosceva l’impiego in un’opera decorativa. Rivelava che il signore si attribuiva l’armonia e l’operosità dell’alveare», racconta in anteprima il direttore che, il prossimo maggio, pubblicher­à i risultati dello studio nella rivista «Rassegna di studi e notizie» edita dal Comune in collaboraz­ione con le Raccolte artistiche del Castello.

Grazie anche alla scoperta di due lettere, sempre superstiti sulla decorazion­e della facciata, la storia della cascina Boscaiola Prima o Boscaiola Morona (perché circondata da coltivazio­ni di moroni, i gelsi) risultereb­be quindi legata alle vicende degli Aicardi, famiglia che, devota ai Visconti fin dai tempi di Gian Galeazzo, ricevette molte proprietà immobiliar­i dai signori di Milano, anche nel successivo tempo degli Sforza. Secondo Salsi, quella della Boscaiola non sarebbe dunque una semplice decorazion­e, ma un documento di propaganda ducale che ribadiva i legami fra gli Aicardi e gli Sforza. In particolar­e, poi, la decorazion­e può essere anche letta come preludio storico della Sala delle Asse dipinta da Leonardo con un simile gusto lombardo per l’illusionis­mo pittorico e l’inseriment­o degli emblemi. Insomma, quelli che sembravano pochi resti di scarsa importanza, sono riusciti a rivelare molte informazio­ni che lo stesso Claudio Salsi racconterà per esteso al pubblico in una visita guidata fissata per il Primo marzo alle 14.30 in occasione di MuseoCity.

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(Corner) La facciata La «Cascina Boscaiola prima», come era denominata già nel catasto Teresiano, aprirà a visite guidate
 ?? (foto Corner) ?? Del ‘400Dei cinque casini di caccia e ville di lusso chiamate «Boscaiole» che erano rimaste nel Settecento nell’attuale viale Jenner ne è sopravviss­uta solo una all’angolo con via Porro
(foto Corner) Del ‘400Dei cinque casini di caccia e ville di lusso chiamate «Boscaiole» che erano rimaste nel Settecento nell’attuale viale Jenner ne è sopravviss­uta solo una all’angolo con via Porro
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