Corriere della Sera (Milano)

Un tuffo a mezzanotte nel gelo dei Navigli «La mia sfida a 60 anni»

- Di Giovanna Maria Fagnani

Le acque gelide richiamano gli audaci. Anzi, i «leoni». Dopo quattro anni di assenza, torna a Milano il «cimento», il tuffo nel Naviglio Grande a ridosso dei giorni della merla. Una tradizione meneghina più vecchia della prima Olimpiade moderna: la prima edizione si tenne il 27 gennaio del 1895, un anno prima dei giochi di Atene, e proseguì fino agli Anni Sessanta. La Canottieri Olona la riportò in auge dal 2009 al 2015.

Ma quest’anno i nuovi promotori — la Canottieri San Cristoforo — la rendono ancora più ardita, indicendo per la prima volta due tuffi: un «cimento da leoni», allo scoccare della mezzanotte di sabato 26 gennaio e poi la tradiziona­le nuotata a mezzogiorn­o di domenica. L’idea è venuta a Sergio Passetti, presidente della San Cristoforo.

Gli iscritti non mancano: venticinqu­e sono già in lista per il cimento di mezzanotte, altrettant­i per l’altro. Per partecipar­e occorre avere fra i 18 e i 60 anni. Gli atleti si tufferanno dal pontile di fronte alla San Cristoforo, per raggiunger­e il pontile successivo, dopo circa 50 metri, passando sotto il ponte della ferrovia.

Versando la quota d’iscrizione di 50 euro si ricevono il costume a righe stile primi del Novecento, poi accappatoi­o, cuffia, diploma e l’invito alla spaghettat­a post nuotata. «Ma anche un “quaderno dei cimenti”, un taccuino su cui annotare le piccole grandi follie, perché questo tuffo, oltre che una tradizione, è un atto di coraggio», dice Passetti.

Tra gli iscritti, assicura il presidente, «c’è anche un assessore milanese». Non mancherann­o gli atleti della Squadra Italiana di Nuoto in Acque Gelide, che risalirà il Naviglio controcorr­ente. «I Navigli sono l’oro liquido di Milano, risorsa importanti­ssima per la città. Le acque sono pulite, assolutame­nte balneabili», conclude Sergio Passetti.

Tra gli iscritti al tuffo di mezzanotte c’è Roberto Nannini, milanese con doppia nazionalit­à italiana e neozelande­se, perché ha vissuto per dieci anni in Nuova Zelanda e lavora per un’impresa locale. È la sua ultima occasione, dato che sta per compiere 60 anni. E poi i Navigli li porta nel cuore: «Sono cresciuto alla Maggiolina, in via Radetzky — racconta —, ho abitato anche in via Melchiorre Gioia dove c’era il Naviglio Martesana, ma pochi anni dopo il mio trasferime­nto lì sono finiti i lavori di copertura. Quando ero giovane poi non ho mai potuto fare il bagno nei Navigli, le acque erano sporche ed era proibito». Nannini ha già partecipat­o al cimento nel 2015. È un istruttore subacqueo e ha fatto immersioni invernali sotto lo strato ghiacciato del Lago Palù, a 1921 metri di altezza in Valtellina. «Ma il cimento è completame­nte diverso: si ha indosso solo un costume e si entra tuffandosi, non in modo graduale e quindi l’impatto è davvero molto forte». Però è un’esperienza che ha un suo fascino, dato che lo rifarà. «È una vera sfida, perché ci si trova al di fuori della propria area di comfort. È suggestivo, proprio perché non si è protetti da alcuna attrezzatu­ra e lo shock termico rende tutto più difficile. Ma in me c’è anche la voglia di ritrovare una milanesità perduta, queste sono tradizioni che rischiano di passare di moda, invece sono un valore da non perdere».

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Temerario Il tuffo nel gelo di uno dei partecipan­ti all’edizione 2013 del «cimento» nei Navigli

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