«Europee, un candidato spinga il modello Milano»
FI alla Lega: sul Comune decidiamo insieme
Milano paracadute del centrosinistra e del Pd. Sala ha sottoscritto l’appello di Carlo Calenda che chiede un’unica lista europeista. La speranza sarebbe che l’ex ministro si candidasse (anche) nel collegio elettorale che includerà la metropoli. Ma il disegno di Sala non si ferma qui. Per dare forma al «modello Milano», il sindaco immagina che qualcuno dei suoi assessori possa correre in prima personale alle Europee.
Al Parlamento di Strasburgo deve entrare il «modello Milano», uno dei pochi strumenti in mano al centrosinistra per mettersi al riparo da un nuovo tracollo elettorale. Beppe Sala parla di politica nazionale, come sempre più spesso gli capita di fare nelle occasioni pubbliche. Perché l’appuntamento elettorale con le Europee di maggio, lo dice lui stesso, lo «preoccupa» e potrebbe avere ripercussioni importanti anche sul destino della città. «Milano fa gola». E subito dopo le urne, soprattutto se si dimostrassero amare per il fronte progressista, «è probabile che inizi la campagna elettorale anche per il Comune».
Milano paracadute del centrosinistra e del Pd. Sala ha sottoscritto venerdì l’appello di Carlo Calenda che chiede un’unica lista europeista capace di arginare l’onda populista e sovranista. La speranza — dice— sarebbe che Calenda si candidasse (anche) nel collegio elettorale che includerà la capitale del Nord. Ma il disegno non si ferma qui. Per dare forma compiuta al «modello Milano», il sindaco immagina che qualcuno dei suoi assessori possa correre in prima personale alle Europee. «Senza fare nomi, ma è chiaro che se ci fosse qualcuno dei miei che avesse la volontà di candidarsi, io sarei contento e lo supporterei, perché sarebbe anche un momento di protagonismo del “modello Milano” che vede unito il centrosinistra». «La candidatura immaginata potrebbe essere quella di Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali?», gli chiedono. «Vediamo. Sono scelte anche un po’ di vita e ognuno sta facendo le sue riflessioni ma la mia speranza è che uno dei miei ci sia». Il messaggio però è chiarissimo: «Milano deve esserci». Majorino, chiamato in causa, per ora prende tempo. «Beppe ha detto una cosa sacrosanta. Ci vorranno candidati legati alla nostra esperienza di questi anni. Sceglieremo tutti assieme le persone giuste. Del resto ci sono già parlamentari europei molto capaci che sono in grandissimo contatto con noi. Penso a Patrizia Toia o a Brando Benifei, che fanno parte della nostra esperienza territoriale e sono sempre in dialogo con noi. Io sto bene dove sto, soprattutto finché in città la Lega alimenta le sue campagne d’odio».
Sala parla nel corso dell’iniziativa di lancio dell’«Alleanza civica del Nord», il movimento che prende le mosse dalla sua lista elettorale e che ora ha l’ambizione di fare rete con analoghe esperienze nelle altre Regioni del Nord per tentare la prima avventura elettorale in Piemonte a fianco di Chiamparino. Franco D’Alfonso e Piero Bassetti sono i due sponsor principali della sfida. La lista Sala in futuro cambierà ragione sociale e non conterrà più riferimenti diretti al nome del sindaco. Eppure Sala è venuto a benedire l’operazione e di fronte alla piccola platea di «civici» i giudizi verso il Pd non sono certo morbidi. «Calenda è una persona capace, la sua proposta è un inizio, ma è anche una sfida al Pd, perché se risponde dicendo “abbiamo le primarie” io sarò il primo a dire “tenetevele” visto che ci avete messo un anno a farle». La via è dunque quella indicata da Calenda, una lista unitaria di tutte le forze europeiste. «È un momento in cui l’ego va controllato perché alcune volte lo stare insieme è un valore assoluto. Se la sinistra non
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riesce con umiltà a stare insieme è davvero un errore incredibile. Quella disegnata da Calenda è una via anche contingente ma che prevede che la gente si metta in gioco». Infine dal sindaco un appello: «Smettiamo di insultare i Cinque Stelle, dicendo che sono incapaci. Lo sono, ma non serve sottolinearlo, bisogna proporre modelli diversi. E se li si insulta, i loro elettori si incazzano e basta».