«Bene le password ma decisiva è l’educazione»
La detective informatica
«Il deep web, o dark web, è un mondo senza controlli, pericoloso. Riuscire ad accedervi non è banale, ma neanche difficile, per chi ha dimestichezza con l’online. A maggior ragione adesso: il browser da cui bisogna passare, che lascia l’utente totalmente schermato e nascosto, è stato reso disponibile anche sugli smartphone». Eva Balzarotti e Maria Pia Izzo, compagne nella vita e nel lavoro, hanno indagato come perite forensi e detective informatiche su casi delicati come il processo alla «coppia dell’acido» e collaborano con diverse Procure. Quali contenuti si trovano? «Non tutto ciò che è nel deep web è illegale ma si trovano droghe, armi, contrabbando di organi, pedopornografia. Video terrificanti che allontanano subito persone adulte, strutturate e senza disagio, ma possono scioccare i ragazzini con sistema di autocontrollo ancora immaturo al punto da lasciarli impietriti e incapaci di scollegarsi. Del resto i videogame posono abituare ad una certa forza delle immagini». Com’è la grafica del deep web? «Al momento è piuttosto semplice, per niente accattivante, a tratti persino respingente. Per fortuna. Nessuno sa come potrà evolvere in futuro».
La prima schermata non incuriosisce, quindi. È complesso proseguire?
«Una volta sul browser e configurate le impostazioni, per trovare video specifici bisogna poi possedere l’indirizzo completo. Non bastano le parole chiave, non ci sono motori di ricerca paragonabili a Google».
Gli adulti come possono evitare l’accesso?
«A volte i sistemi di parental control vengono aggirati dagli adolescenti che riescono ad accedere al portachiavi di password e li disinstallano. Nessun controllo è risolutivo: teniamo a mente che solo l’educazione al web può risolvere il problema».