Camorra, tolta la licenza alla pizzeria
Via Benedetto Marcello, stop a «Frijenno Magnanno». E torna nel mirino «Unico»
Ancora interessi della criminalità organizzata nel mondo della ristorazione. La Prefettura ha ordinato la revoca della licenza alla pizzeria «Frijenno Magnanno» di via Benedetto Marcello. Stop anche a un negozio di tatuaggi di viale Famagosta. Provvedimenti antimafia che arrivano negli stessi giorni in cui Palazzo Marino ha chiuso, per la seconda volta, il ristorante gourmet «Unico Milano».
Nella variegata costellazione delle mafie a Milano la camorra napoletana non è mai mancata. Anche se per sua natura è una organizzazione decisamente meno strutturata rispetto a ’ndrangheta e Cosa nostra. Però c’è. L’ultima conferma arriva dal provvedimento con il quale la Prefettura ha ordinato al Comune la revoca della licenza (la «Scia») alla società «Co.el snc di Maria Tommasino & c.» che gestisce la pizzeria napoletana Frijenno Magnanno» di via Benedetto Marcello 93.
Un provvedimento che arriva negli stessi giorni in cui Palazzo Marino ha chiuso, per la seconda volta dopo la riapertura ordinata dal Tar a settembre, il lussuoso ristorante «Unico Milano» all’ultimo piano della torre di via Achille Papa. Il primo locale chiuso in città per condizionamento della criminalità organizzata sulla gestione societaria. A pesare, secondo l’interdittiva dell’Antimafia, sono i rapporti tra uno dei soci, il commercialista di Gioia Tauro (Reggio Calabria) Massimiliano Ficarra, detto Giovanni, con uomini della potente cosca della costa tirrenica calabrese Piromalli-Molé. L’udienza nel merito davanti al Tar è prevista per il prossimo 20 febbraio, quando si discuterà il ricorso presentato dall’avvocato Romolo Montanaro. Ma nel frattempo da corso Monforte è arrivata la conferma che i rapporti societari in essere non hanno escluso le contiguità societarie con uomini vicini ai clan della ’ndrangheta. Sempre ieri è stato chiuso un negozio di tatuaggi in viale Famagosta 20, sempre per contiguità mafiose, intestato a «Gambino Srls di Davide Gambino».
La scorsa settimana era invece toccato all’ex Bar Lyons di Buccinasco, storico ritrovo della cosca Barbaro-Papalia. ma sono ormai una decina i locali chiusi per mafia dal prefetto Renato Saccone. E i numeri potrebbero essere presto ben più ragguardevoli visto che sul tavolo ci sarebbero almeno una cinquantina di «proposte» di interdittiva per bar e ristoranti avanzate dalla Direzione investigativa antimafia. Numeri che ancora più dei quasi 2 mila arresti per mafia avvenuti dal 2010 ad oggi, potranno far comprendere le reali proporzioni della presenza mafiosa a Milano. Quanto alla pizzeria di via Benedetto Marcello, l’interdittiva riguarda sopratutto i rapporti tra il marito della titolare, Pasquale Amato — detto Pasqualone, 60 anni, origini napoletane, qualche precedente — e il clan della camorra guidato da Vincenzo Guida e con Alberto Fiorentino. In particolare, Amato avrebbe «aiutato economicamente» Sonia Guida, figlia di Vincenzo. Nei suoi confronti, inoltre, pesa l’accusa di aver occultato due pistole del clan.
Accuse alle quali il legale della titolare, l’avvocato Angelo Colucci, ha già replicato con un ricorso presentato ieri mattina. Secondo il legale, Amato non è mai stato condannato per tali vicende e anzi le indagini nei suoi confronti (e anche su altri indagati o familiari) hanno sempre visto cadere le accuse di associazione mafiosa o la sola aggravante prevista dall’articolo 7: «La pizzeria è aperta dal ’97, è la sola fonte di sostentamento della famiglia». Nel frattempo però le serrande resteranno abbassate.