L’ELEMOSINA RICHIESTA A VISO APERTO
Come cambia lo stile «elemosiniero» (se mi è consentita la licenza linguistica). Salgo sul tram 16 e un arzillo settantenne seduto in prima fila mi chiede: «Ha una sigaretta?». No, rispondo, non fumo. E quello, imperterrito: «E un euro?». Nemmeno, replico stavolta (lo ammetto) seccamente. Ecco, il mendicante di oggi non ha più la voce lamentosa né si affida a un cartello con la scritta classica «fate la carità» ma ti affronta a viso aperto con una proposta alternativa. E badate: fino all’altro ieri si accontentava di centesimi, adesso vuole la cifra tonda. Una riprova? L’ho avuta a una fermata del 10. C’è un gruppetto di aspiranti passeggeri che aspetta già da un quarto d’ora. Ecco che un signore di mezza età estrae il suo pacchetto di sigarette e ne accende una. Subito, come un falco, piomba sul fumatore un giovanotto con l’ormai classico jeans stracciato e dice: «Non mi giudichi male, posso rubargliene una?». Educato, non c’è dubbio. E l’involontario interlocutore aderisce alla richiesta senza batter ciglio. «È troppo se le chiedo anche un euro?». Questa volta l’occasionale benefattore lo fulmina con lo sguardo e quello scompare alla vista. Spostiamoci adesso in una stazione metropolitana. In fondo alla scala una donna di età, abiti dimessi, con una mano chiede l’obolo e con l’altra parla tranquillamente al cellulare. Dubbio legittimo: vuoi vedere che ha ragione il ministro Luigi Di Maio quando dice che ha abolito la povertà?