Ragazzino picchiato in classe dai bulli
Insultato e accerchiato dai compagni
Un ragazzino di 15 anni è stato accerchiato e aggredito da alcuni compagni di classe in un istituto tecnico di Pavia. I bulli hanno sbattuto alla vittima la testa contro il banco, causandogli ferite con una prognosi di 20 giorni e danni alla retina. I genitori dello studente hanno presentato denuncia dopo che lui ha raccontato tutto: ora indaga la Procura. Anche la scuola sta valutando pesanti sanzioni disciplinari per i giovani coinvolti. «Il branco esiste e se la prende con i più deboli e con chi non reagisce», raccontano alcuni ragazzi che frequentano l’istituto.
PAVIA La vista dopo quattro giorni è ancora parecchio offuscata. Quelle testate violente contro il banco e il gruppo attorno ad incitare i bulli della classe saranno immagini che gli resteranno impresse nella mente a lungo. L’anno scolastico è finito in anticipo e nel peggiore dei modi per un ragazzino di 15 anni che frequenta il primo anno in un istituto tecnico di Pavia, già scenario in passato di ripetuti vandalismi: lunedì mattina durante l’ora di lettere è stato insultato e poi picchiato selvaggiamente. Il padre che era andato a prenderlo a scuola ha subito notato alcune stranezze: «Aveva il viso rosso e pieno di graffi, diceva che gli faceva molto male la testa, che non ci vedeva bene. Poi ha raccontato tutto». Al pronto soccorso del San Matteo di Pavia i medici hanno subito visitato il ragazzino: prognosi di venti giorni per trauma cranico e lesione alla retina, il referto consegnato ai genitori che ieri mattina hanno presentato denuncia ai carabinieri. «Considerata la prognosi la segnalazione al Tribunale dei minori di Milano è scattata d’ufficio, ma il nostro vuole essere un segnale affinché cose simili non accadano più — hanno spiegato —. Speriamo solo che nostro figlio possa tornare presto a vedere come prima».
«Sfigato», «Sei un disadattato sociale», questo ripetevano i bulli al ragazzino ogni giorno, appena varcava la soglia dell’aula. Prese in giro e umiliazioni andavano avanti dall’inizio dell’anno, ma si erano fatte più insistenti e pesanti negli ultimi due mesi. I vicini di banco non dicevano nulla, non per complicità ma per non finire nel mirino degli stessi bulli. Il ragazzino incassava, soffriva in silenzio, si rifugiava nello studio, anche se il suo rendimento ultimamente era calato. Un malessere che cercava di nascondere il più possibile ai genitori, forse per timidezza o per vergogna. Lunedì però la situazione è degenerata e il branco dagli insulti è passato alle mani. Il 15enne non ha reagito alle provocazioni dei compagni che lo hanno ugualmente accerchiato; uno di loro lo ha afferrato per i capelli e ha iniziato a sbattergli violentemente la testa contro il banco. La professoressa in classe in quel momento ha allertato subito la preside che ha convocato i ragazzi: «Entrambi mi avevano detto che si era trattato di un litigio con spintoni e qualche graffio, per questo non ho ritenuto necessario chiamare il 118. In realtà la vicenda ha contorni ben più seri — spiega la dirigente scolastica —. Ho già parlato con i genitori dello studente aggredito e li vorrò ascoltare anche in giornata per capire meglio la dinamica, ma intendo convocare anche i familiari del responsabile di questo gesto che condanno con forza».
Intanto l’istituto ha annunciato pesanti provvedimenti disciplinari nei confronti del responsabile del pestaggio, che rischia una lunga sospensione: «Ho chiesto una relazione dettagliata a tutti i docenti. È necessario comprendere nei dettagli quale fosse il clima in quella classe», aggiunge la preside.
I compagni del 15enne verranno sentiti dai carabinieri come testimoni; la Procura dei minorenni ha avviato le indagini, ma sono in pochi a voler parlare: «C’è chi reagisce e li mette al loro posto e chi invece subisce senza dire nulla — commentano alcuni compagni all’uscita —. Se ti mostri debole, i bulli non si fermano perché sanno di potersi vantare». E poi quei cellulari, con decine di chat piene di conversazioni dal bullismo strisciante: «Messaggi per pochi “eletti” che fanno il giro della scuola prendendo di mira i più fragili che non sempre hanno il coraggio di raccontare».
I compagni
«Esiste un branco e colpisce i più deboli» Uno dei ragazzi rischia anche la sospensione