«Io, un keynesiano contro i neoliberisti Va cambiato l’euro»
Massimo Amato, 56 anni, insegna all’università Bocconi. Si occupa di problemi monetari e finanziari, oltre a «battersi» da anni per le monete complementari. Ed è candidato nel NordOvest per «La Sinistra», il cartello di partiti e movimenti a sinistra del Pd.
Un bocconiano che corre con la sinistra radicale?
«La Bocconi è un’università, e quindi un luogo di dibattito e confronto tra posizioni diverse. Non ci sono solo economisti ortodossi. Io sono eterodosso, un keynesiano, critico rispetto all’ideologia neoliberista».
La sinistra radicale vive una fase difficile. È arrivato il momento della riscossa? Supererete il quorum?
«Penso di sì. È la condizione minima per ripartire. Sono convinto che ci sia spazio. Perché il Pd è ormai una forza moderata: quella sinistra, dal blairismo e fino al renzismo, è stata convinta di riuscire a gestire il capitalismo meglio dei capitalisti».
Il Pd di Zingaretti non ha archiviato quella stagione?
«Era una speranza di alcuni, ma non so fino a che punto si sia realizzata. Il partito mi sembra bloccato, più che altro impegnato a tenere gli equilibri interni».
Cosa ha sbagliato in questi anni la sinistra-sinistra?
«Ha mancato di rielaborare a fondo i fondamentali del suo discorso economico. Serve un pensiero nuovo. E io ho accettato di offrire le mie competenze per un progetto che spero non si fermerà a queste elezioni».
Cosa pensa di quest’Europa? «Quest’Europa funziona male: bacchetta chi non rispetta il rapporto deficit/Pil ma si disinteressa di un’altra irregolarità, il surplus commerciale, come quello accumulato dalla Germania. Penso che le unioni non si fanno con alcuni che comandano e altri che ubbidiscono. Ci vuole cooperazione. Ma l’Europa liberista non conosce la solidarietà. Eppure costruire un’Europa sociale è possibile».
Tutti euroscettici?
«È vero: non c’è nessuno che dica che l’Europa non vada cambiata. È in tutti i programmi. Ma c’è un criterio infallibile per orientarsi».
Quale?
«Quest’Europa è tenuta insieme dall’euro. Quindi per cambiarla serve cambiare l’euro. Ecco, noi siamo gli unici ad avere una proposta di riforma della moneta unica. E credo che si possa correggerne i meccanismi di funzionamento anche con i trattati esistenti».