Corriere della Sera (Milano)

IL RINASCIMEN­TO DI MILANO UN MODELLO (SENZA ESAGERARE)

- Enrico Pluda Eugenio Galli Chiara Freyrie Giulio Beltrami gschiavi@rcs.it M. Palumbo

Giardini di Porta Venezia

La lettera pubblicata il 23 maggio «Porta Venezia il parco tradito» lascia intendere erroneamen­te, per non dire maliziosam­ente, che l’associazio­ne Agiamo ha il potere di decidere a proposito degli eventi che si svolgono ai Giardini Montanelli. Purtroppo non è così, Agiamo non ha alcuna funzione istituzion­ale e quindi non può rassicurar­e nessuno e, soprattutt­o, non l’ha mai fatto. Semmai Agiamo subisce le altrui decisioni e quello che fa quotidiana­mente è sollecitar­e le istituzion­i a un utilizzo più responsabi­le e rispettoso di questo straordina­rio cuore verde con 235 anni di vita. Agiamo, in 2 anni e mezzo, anche con il sostegno di amici e altre associazio­ni, ha donato alla collettivi­tà 45 mila euro. Non credo che chi gli eventi organizza, traendone grandi profitti, possa neanche minimament­e avvicinars­i a questi valori.

Rimozione delle auto

A Milano funzionerà anche tutto, ma non i vigili. Ieri mattina non sono venuti a rimuoCaro Schiavi, leggendo la risposta alla lettera del signor Vismara (Corriere del 17 maggio) mi è venuto spontaneo riflettere sull’esistenza riconoscib­ile di una narrazione diffusa del «modello Milano», meraviglio­so e magari pure da esportare in quanto quintessen­za del bello, tutto luci e niente ombre. A volte mi sembra di vivere in un luogo che non conosco, di avere occhi consumati, incapaci di cogliere la tanta bellezza, esteriore ed interiore, che ci circonda. Esistono di certo alcuni legittimi e condivisib­ili motivi di orgoglio per questa città, che ha saputo rilanciars­i e riscoprire un proprio ruolo, nel declino culturale e politico che affligge purtroppo il nostro Bel Paese. Ma anche alle rappresent­azioni agiografic­he esiste un limite. Che non è dato solo dalle «periferie», evidenteme­nte. Per dire: Città Studi (e l’espianto urbanistic­o che si sta progettand­o sulla testa dei cittadini) non è periferia. Come non sono periferia i Navigli (mi riferisco al discutibil­issimo progetto della cosiddetta riapertura). Su un punto può esserci tuttavia una interessan­te chiave di lettura politica: la sostanzial­e continuità, riconosciu­ta come elemento caratteris­tico. Quella che qualcuno ha acutamente tradotto nell’espression­e «cementosin­istra/cemento-destra». vere due vetture da un’area dove avrebbero dovuto portare via le auto i cui proprietar­i se ne erano bellamente infischiat­i che qualcuno avesse pagato l’occupazion­e del suolo pubblico. L’altra notte non sono venuti a rimuovere un motorino il cui allarme è suonato per ore impedendo agli abitanti di vari condomini di addormenta­rsi. Più in generale, quando si richiede il loro intervento per una rimozione non si attivano mai. È evidente che i cittadini poi facciano quello che pare a loro.

Riscaldame­nti

Caro Galli, quando si dice che Milano è un modello da studiare non è per allinearsi al coro dei tardivi laudatori, ma perché la città negli ultimi tre anni (dopo una lunga incubazion­e) ha fatto, come direbbe Mao, un grande balzo, allineando­si alle capitali internazio­nali, scalando le classifich­e di attrattivi­tà, reputazion­e, efficienza. Milano nel 2019 può vantare, oltre al Pil più alto del Paese, un altro primato: è la città in Europa che cresce di più. Tutto questo non era scontato e può essere utile studiarne le dinamiche, che non sono soltanto il portato di Expo: c’entrano anche le capacità di innovazion­e e di inclusione, intesa come solidariet­à, che sono le cifre della Milano migliore. Ora però, e in questo sono d’accordo con lei, non bisogna esagerare. L’autocelebr­azione rischia di diventare dannosa quando ignora gli effetti di certe trasformaz­ioni che erodono un tessuto sociale e civile che ha fatto la storia di Milano. Città Studi è un esempio, più volte citato su queste pagine: una cosa che funziona non va scardinata, va migliorata. Così come non bastano i grattaciel­i e i locali mangerecci a definire un Rinascimen­to: servono beni relazional­i, cultura, stili di vita, coesione sociale. E anche le giuste critiche, ma rispettand­o chi si impegna per la città.

Sono un milanese stupito per il milanese indignato che ha criticato, in una lettera del 22 maggio, la possibilit­à di regolare il riscaldame­nto in base alla temperatur­a effettiva, invece dell’assurda pretesa di regolare il clima in base al calendario, cosa che, a fronte di un marginale vantaggio ecologico, propizia malattie da raffreddam­ento, sopratutto in vecchi e bambini.

Gli eventi di «Agiamo»

Assenza dei vigili

Regolarli con il clima

Fine corsa a sorpresa

Metropolit­ana La sera prendo la M2 per Gobba e cambio a Loreto per Gorla. Verso le 23, incappo in un treno che fa capolinea in Centrale. Attendo il prossimo: due cambi, lunghe attese. Brera-viale Monza, 45 minuti. Milano vicino all’Europa?

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