IL RINASCIMENTO DI MILANO UN MODELLO (SENZA ESAGERARE)
Giardini di Porta Venezia
La lettera pubblicata il 23 maggio «Porta Venezia il parco tradito» lascia intendere erroneamente, per non dire maliziosamente, che l’associazione Agiamo ha il potere di decidere a proposito degli eventi che si svolgono ai Giardini Montanelli. Purtroppo non è così, Agiamo non ha alcuna funzione istituzionale e quindi non può rassicurare nessuno e, soprattutto, non l’ha mai fatto. Semmai Agiamo subisce le altrui decisioni e quello che fa quotidianamente è sollecitare le istituzioni a un utilizzo più responsabile e rispettoso di questo straordinario cuore verde con 235 anni di vita. Agiamo, in 2 anni e mezzo, anche con il sostegno di amici e altre associazioni, ha donato alla collettività 45 mila euro. Non credo che chi gli eventi organizza, traendone grandi profitti, possa neanche minimamente avvicinarsi a questi valori.
Rimozione delle auto
A Milano funzionerà anche tutto, ma non i vigili. Ieri mattina non sono venuti a rimuoCaro Schiavi, leggendo la risposta alla lettera del signor Vismara (Corriere del 17 maggio) mi è venuto spontaneo riflettere sull’esistenza riconoscibile di una narrazione diffusa del «modello Milano», meraviglioso e magari pure da esportare in quanto quintessenza del bello, tutto luci e niente ombre. A volte mi sembra di vivere in un luogo che non conosco, di avere occhi consumati, incapaci di cogliere la tanta bellezza, esteriore ed interiore, che ci circonda. Esistono di certo alcuni legittimi e condivisibili motivi di orgoglio per questa città, che ha saputo rilanciarsi e riscoprire un proprio ruolo, nel declino culturale e politico che affligge purtroppo il nostro Bel Paese. Ma anche alle rappresentazioni agiografiche esiste un limite. Che non è dato solo dalle «periferie», evidentemente. Per dire: Città Studi (e l’espianto urbanistico che si sta progettando sulla testa dei cittadini) non è periferia. Come non sono periferia i Navigli (mi riferisco al discutibilissimo progetto della cosiddetta riapertura). Su un punto può esserci tuttavia una interessante chiave di lettura politica: la sostanziale continuità, riconosciuta come elemento caratteristico. Quella che qualcuno ha acutamente tradotto nell’espressione «cementosinistra/cemento-destra». vere due vetture da un’area dove avrebbero dovuto portare via le auto i cui proprietari se ne erano bellamente infischiati che qualcuno avesse pagato l’occupazione del suolo pubblico. L’altra notte non sono venuti a rimuovere un motorino il cui allarme è suonato per ore impedendo agli abitanti di vari condomini di addormentarsi. Più in generale, quando si richiede il loro intervento per una rimozione non si attivano mai. È evidente che i cittadini poi facciano quello che pare a loro.
Riscaldamenti
Caro Galli, quando si dice che Milano è un modello da studiare non è per allinearsi al coro dei tardivi laudatori, ma perché la città negli ultimi tre anni (dopo una lunga incubazione) ha fatto, come direbbe Mao, un grande balzo, allineandosi alle capitali internazionali, scalando le classifiche di attrattività, reputazione, efficienza. Milano nel 2019 può vantare, oltre al Pil più alto del Paese, un altro primato: è la città in Europa che cresce di più. Tutto questo non era scontato e può essere utile studiarne le dinamiche, che non sono soltanto il portato di Expo: c’entrano anche le capacità di innovazione e di inclusione, intesa come solidarietà, che sono le cifre della Milano migliore. Ora però, e in questo sono d’accordo con lei, non bisogna esagerare. L’autocelebrazione rischia di diventare dannosa quando ignora gli effetti di certe trasformazioni che erodono un tessuto sociale e civile che ha fatto la storia di Milano. Città Studi è un esempio, più volte citato su queste pagine: una cosa che funziona non va scardinata, va migliorata. Così come non bastano i grattacieli e i locali mangerecci a definire un Rinascimento: servono beni relazionali, cultura, stili di vita, coesione sociale. E anche le giuste critiche, ma rispettando chi si impegna per la città.
Sono un milanese stupito per il milanese indignato che ha criticato, in una lettera del 22 maggio, la possibilità di regolare il riscaldamento in base alla temperatura effettiva, invece dell’assurda pretesa di regolare il clima in base al calendario, cosa che, a fronte di un marginale vantaggio ecologico, propizia malattie da raffreddamento, sopratutto in vecchi e bambini.
Gli eventi di «Agiamo»
Assenza dei vigili
Regolarli con il clima
Fine corsa a sorpresa
Metropolitana La sera prendo la M2 per Gobba e cambio a Loreto per Gorla. Verso le 23, incappo in un treno che fa capolinea in Centrale. Attendo il prossimo: due cambi, lunghe attese. Brera-viale Monza, 45 minuti. Milano vicino all’Europa?