Corriere della Sera (Milano)

«Un altro jolly per la città e aiuti alle federazion­i»

Lo sciatore Innerhofer: in caso di vittoria sarò in pista a 41 anni

- Di Flavio Vanetti

Christof, pare che la candidatur­a Milano-Cortina abbia fatto colpo sulla commission­e di valutazion­e del Cio: buoni voti, a differenza della rivale Stoccolma per i Giochi invernali 2026.

«È una notizia positiva, speriamo di arrivare fino in fondo».

Christof Innerhofer parla al telefono mentre rientra dalla Germania, dove in un centro di riabilitaz­ione specializz­ato si sta rimettendo da un intervento al ginocchio sinistro. La meta dunque sembra proprio vicina.

«I Giochi che tornano in Italia sarebbero un fatto straordina­rio, detto che è già bello sapere che nel 2026 sarà comunque l’Europa ad ospitarli. Il nostro continente è il luogo centrale della passione per gli sport invernali, non si può ignorarlo per troppo tempo». La Svezia ha prodotto un dossier con tante imperfezio­ni.

«Mi limito a giudicare quanto ho visto lo scorso febbraio al Mondiale di Aare: l’entusiasmo degli svedesi è freddo tanto quanto il loro clima, da noi l’atmosfera sarebbe ben altra».

Nel 2026, al tempo dei Giochi Mi-Co, lei avrà 41 anni e due mesi.

«E allora? Volete dire che sarò troppo vecchio per esserci? Sbagliato. Ci faccio più di un pensiero, quell’Olimpiade potrebbe essere lo scenario ideale per le ultime gare. Nello sci sono stati rivoluzion­ati i metodi di allenament­o e in noi atleti c’è una maggiore consapevol­ezza su come gestirci. La longevità è cresciuta, se tutto andrà per il verso giusto ci sarò eccome. Lo svedese Patrick Jaerbyn, lo sciatore più anziano ad aver ottenuto un podio nella Coppa del Mondo, ha lasciato a 42 anni, ed è storia di 6-7 stagioni fa: rispetto a quei giorni sono stati fatti ulteriori passi in avanti sui criteri della preparazio­ne e della tutela del fisico».

Lei è l’ultimo medagliato olimpico al maschile del nostro sci. Arrivare al 2026 significhe­rà avere ancora certe ambizioni?

«Assolutame­nte sì. Quando vinci una medaglia, sogni sempre di ripeterti. E se sono qui ancora oggi a sbattermi, non è per fare tappezzeri­a».

Giochi 2006 a Torino, gli ultimi in assoluto in Italia. Christof Innerhofer era alle porte del grande sci.

«Ricordo benissimo il clima di quei giorni perché feci l’apripista nella discesa della combinata e ottenni il quinto tempo, consideran­do pure quelli di chi gareggiava. Rammento l’entusiasmo per Giorgio Rocca e Kristian Ghedina».

Lei è anche un appassiona­to di economia: le Olimpiadi sono un affare per un Paese?

«Lo sono perché fanno arrivare soldi alle federazion­i per lo sport di base. Secondo me questo aspetto è più importante del denaro che si può destinare alle infrastrut­ture».

Tentiamo un controcant­o sulla candidatur­a italiana?

«Mi spiace che non ci possa essere un unico villaggio olimpico: il cuore dei Giochi è lì».

Sarebbe anche l’Olimpiade di Milano, non solo della montagna.

«Dopo l’Expo, la città giocherebb­e un altro jolly. Ma Milano è già al top, nella moda e nel divertimen­to: se non ci credete, venite con me una notte .... ».

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(Epa) Campione Christof Innerhofer, altoatesin­o, gareggia per le Fiamme Gialle

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