Salvini e Majorino, in campo gli sponsor FI: avanti a testa alta
Parlano Fontana e Gori. Sala: andrò da chi non mi vota
Il governatore fa il tifo per il ministro, i sindaci sostengono l’assessore. L’ultimo giorno di campagna elettorale per le europee è stato quello degli endorsment istituzionali: Attilio Fontana in favore di Matteo Salvini, i sindaci di Milano (Giuseppe Sala), Bergamo (Giorgio Gori) e Mantova (Mattia Palizzi) invitano a votare Pierfrancesco Majorino.
«Votate Lega. E per le Europee scrivete il nome Salvini — è l’appello via Facebook del presidente della Regione —. In questo modo potremo perseguire, con ancor maggior forza, l’obiettivo di rendere la Lombardia e l’intero Paese più competitivi e meno assoggettati ai penalizzanti vincoli dettati da Bruxelles». Mentre a sostegno di Majorino Sala dice: «È una persona molto leale, ha una gran voglia di imparare, sa essere radicale e andare con la fronte altissima, ma mantenendo la testa sulle spalle». Gori aggiunge: «Spero proprio che ce la faccia, perché dal Parlamento Europeo ci darebbe un grande aiuto nel definire quelle politiche comuni delle quali abbiamo bisogno». E Palizzi conclude: «A Bruixelles c’è bisogno di lotta politica e lui è il più adatto a questo». Gli inquilini dei palazzo lombardi sanno bene che dal responso delle urne di domenica dipenderanno anche gli equilibri politici dei prossimi anni. A Milano, in particolare, la Lega punta apertamente a sfrattare il centrosinistra da Palazzo Marino nel 2021.
I raffronti con le tornate precedenti raccontano la parabola del Pd, che — nei seggi metropolitani — dal 43,3 per cento del 2014 è scivolato al 26,6 del 4 marzo 2018, e l’avanzata della Lega dal 9,2 al 16,9 per cento. «Usciamo dal nostro isolamento, ignoriamo gli steccati. Non mi cullerò nel mio presunto elettorato. Andrò là dove non mi votano — è il piano annunciato dal sindaco ieri all’evento conclusivo della campagna Pd —. Alla gente non interessa se Sala è più a sinistra ma se risolve i problemi».
In mezzo c’è Forza Italia, solido partner della Lega al governo regionale, ma colpita duramente dalla nuova serie di inchieste giudiziarie: «Ho continuato la mia campagna elettorale in modo più determinato di prima, vado avanti a testa alta, innocente e fiera», dice l’europarlamentare (ricandidata) Lara Comi, indagata per finanziamento illecito. E in lista c’è anche Pietro Tatarella, consigliere comunale arrestato per corruzione. A Milano il partito di Silvio Berlusconi deve difendere il 15,1 dei voti raccolti alle politiche dello scorso anno, mentre alle europee del 2014 aveva raggiunto il 16,5 per cento.
Dal canto suo il Movimento cinque stelle, che a livello nazionale ambisce a difendere la propria posizione di forza negli equilibri di governo, nel territorio milanese e lombardo ha la necessità di rompere gli argini delle precedenti consultazioni. Persino dalle urne trionfali del 4 marzo 2018, infatti, in città i grillini non hanno sfondato, raccogliendo un 18,9 per cento che comunque migliorava il 16,8 delle europee 2014. Anche per questo il vicepremier Luigi Di Maio, capo politico del movimento, è stato tra i leader che hanno fatto tappa a Milano per questa campagna elettorale. Ieri si sono concluse anche le campagna elettorali dei Verdi e dei radicali di +Europa, che alle politiche aveva raccolto il 7.6 per cento dei consensi metropolitani. Fratelli d’Italia, che punta a diventare il nuovo alleato della Lega, a Milano parte dal 4,3 per cento delle politiche. Mentre per La Sinistra il punto di riferimento è il 4,5 per cento raccolto l’anno scorso da Liberi e uguali.