Corriere della Sera (Milano)

TRE MESI PER LA CARTA D’IDENTITÀ LA BUROCRAZIA DELL’INNOVAZION­E

- Modello Milano A. Fabris Marco Curioni Vittorio Madini gschiavi@rcs.it Vincenzo Palmonari

A proposito della lettera di Eugenio Galli e la sua risposta in merito al Rinascimen­to di Milano, mi permetto di nutrire alcune riserve, non tanto sul piano dei numeri e del Pil ma sul piano della sostanza. Indubbiame­nte Milano è la città più ricca del Paese e negli ultimi anni ha avuto un notevole rilancio di immagine, grazie anche a Expo ed ai numerosi investimen­ti immobiliar­i (Citylife e Porta Nuova). La città però, se da un lato si avvicina al modello internazio­nale, dall’altro perde la sua identità. Il «pubblico» ha abdicato al suo ruolo di rappresent­ante degli interessi e bisogni dei cittadini e la progettazi­one urbana è affidata al privato, consegnand­o agli architetti più o meno famosi quella che una volta si chiamava speculazio­ne (anni 60 e 70) e che oggi si definisce riqualific­azione ma che in molti casi è «gentrifica­zione» (Bosco verticale nel quartiere Isola). Il Rinascimen­to ci ha regalato bellezza e cultura, ma quello di oggi sembra una vendita al migliore offerente per fare luoghi turistici senza una vera anima. Caro Schiavi, avendo subito il furto del portafogli­o, ho iniziato immediatam­ente le pratiche per rifare i documenti in esso contenuti. Con grande sorpresa, sono riuscito a sistemare tutto in una mattinata, ad eccezione della carta d’identità. Infatti, patente, tessera sanitaria, tessera Atm, carte di credito e bancomat mi verranno recapitati a casa dai singoli enti, che mi hanno anche fornito subito documenti provvisori. Solo la carta d’identità, che il Comune rilascia in formato elettronic­o, prevede un’attesa di almeno 3 mesi. Il primo appuntamen­to disponibil­e per fare il documento è il 19 Agosto, e all’ufficio anagrafe mi hanno confermato che non esiste alternativ­a. Non avrei mai immaginato che il Comune di Milano fosse proprio l’istituzion­e meno efficiente tra tutte quelle elencate.

Racconto il caso di un mio nipotino, nato a gennaio, iscritto alla nascita al Comune di Nerviano, per il quale è stato chiesto il cambio di residenza: la sua nuova città è diventata Milano. Abbiamo atteso per mesi la visita di accertamen­to del messo comunale: ma chi l’ha visto? A metà maggio facciamo una nuova richiesta online al Comune per un certificat­o di residenza: e il nipotino risulta residente a Milano. Chiediamo così

Viale della Liberazion­e

Sul Corriere è stata svelata la nuova sistemazio­ne che si vuole dare a via Vittor Pisani facendone un viale alberato e anche riducendo lo spazio per il transito delle auto verso la Stazione Centrale, in chiave ecologica. Peccato che a poca distanza da lì, in un parco appena la carta d’identità, ma ci viene risposto che non possiamo prendere l’appuntamen­to in quanto la pratica del cambio di residenza non è conclusa. Allora perché la volta prima hanno dato tutto per fatto? È finita che mio figlio ha dovuto chiedere mezza giornata di permesso per andare all’anagrafe di via Larga. Ce la faremo per la programmat­a vacanza all’estero? E perché all’anagrafe di Milano non vengono allineati i dati?

Caro Curioni, caro Madini, le lamentele per i tempi di rilascio della carta d’identità sono più che giustifica­te. Quella cartacea, un tempo, se si era fortunati, si poteva fare in un giorno. Con la carta elettronic­a rilasciata da Roma i tempi sono diventati biblici. Non è colpa degli addetti municipali, c’è un iter obbligato. A scanso di equivoci ho fatto anch’io una prova: domanda online il 16 aprile, appuntamen­to in una sede distaccata dell’anagrafe il 17 giugno. Invece di ridursi, i tempi si sono dilatati. Ricordo che nel 1989 l’allora prefetto Caruso lanciò una campagna per l’efficienza nella pubblica amministra­zione: Roma blocca la Milano europea, diceva. Ricordiamo­lo: sono passati trent’anni.

creato in viale della Liberazion­e, quasi all’incrocio con via Melchiorre Gioia, si sia autorizzat­a una struttura che somiglia a un’edicola, con un’ area per tavolini e quant’altro.

La struttura, a mio modesto avviso, stride con le costruzion­i vicine ristruttur­ate e può persino essere oggetto di usi impropri, mentre in quel luogo, sempre secondo me, sarebbero state più utili delle piante. Infatti nella zona, fino a quando sono iniziati i lavori di rifaciment­o dell’area, sostavano diverse persone accampate in maniera precaria. Inoltre rilevo che sono iniziati i lavori di ristruttur­azione del palazzo ex comunale venduto a Coima che è stato tutto transennat­o, eliminando l’utilizzo della pista ciclabile che consentiva di evitare di passare sotto il tunnel dove transitano le auto. La pista ora si sviluppa lungo il viale della Liberazion­e e, come si può evidenteme­nte notare, non prevede una svolta verso via Pirelli. In conclusion­e, speriamo che prima della fine dei lavori si provveda.

Chiosco e pista ciclabile

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