TRE MESI PER LA CARTA D’IDENTITÀ LA BUROCRAZIA DELL’INNOVAZIONE
A proposito della lettera di Eugenio Galli e la sua risposta in merito al Rinascimento di Milano, mi permetto di nutrire alcune riserve, non tanto sul piano dei numeri e del Pil ma sul piano della sostanza. Indubbiamente Milano è la città più ricca del Paese e negli ultimi anni ha avuto un notevole rilancio di immagine, grazie anche a Expo ed ai numerosi investimenti immobiliari (Citylife e Porta Nuova). La città però, se da un lato si avvicina al modello internazionale, dall’altro perde la sua identità. Il «pubblico» ha abdicato al suo ruolo di rappresentante degli interessi e bisogni dei cittadini e la progettazione urbana è affidata al privato, consegnando agli architetti più o meno famosi quella che una volta si chiamava speculazione (anni 60 e 70) e che oggi si definisce riqualificazione ma che in molti casi è «gentrificazione» (Bosco verticale nel quartiere Isola). Il Rinascimento ci ha regalato bellezza e cultura, ma quello di oggi sembra una vendita al migliore offerente per fare luoghi turistici senza una vera anima. Caro Schiavi, avendo subito il furto del portafoglio, ho iniziato immediatamente le pratiche per rifare i documenti in esso contenuti. Con grande sorpresa, sono riuscito a sistemare tutto in una mattinata, ad eccezione della carta d’identità. Infatti, patente, tessera sanitaria, tessera Atm, carte di credito e bancomat mi verranno recapitati a casa dai singoli enti, che mi hanno anche fornito subito documenti provvisori. Solo la carta d’identità, che il Comune rilascia in formato elettronico, prevede un’attesa di almeno 3 mesi. Il primo appuntamento disponibile per fare il documento è il 19 Agosto, e all’ufficio anagrafe mi hanno confermato che non esiste alternativa. Non avrei mai immaginato che il Comune di Milano fosse proprio l’istituzione meno efficiente tra tutte quelle elencate.
Racconto il caso di un mio nipotino, nato a gennaio, iscritto alla nascita al Comune di Nerviano, per il quale è stato chiesto il cambio di residenza: la sua nuova città è diventata Milano. Abbiamo atteso per mesi la visita di accertamento del messo comunale: ma chi l’ha visto? A metà maggio facciamo una nuova richiesta online al Comune per un certificato di residenza: e il nipotino risulta residente a Milano. Chiediamo così
Viale della Liberazione
Sul Corriere è stata svelata la nuova sistemazione che si vuole dare a via Vittor Pisani facendone un viale alberato e anche riducendo lo spazio per il transito delle auto verso la Stazione Centrale, in chiave ecologica. Peccato che a poca distanza da lì, in un parco appena la carta d’identità, ma ci viene risposto che non possiamo prendere l’appuntamento in quanto la pratica del cambio di residenza non è conclusa. Allora perché la volta prima hanno dato tutto per fatto? È finita che mio figlio ha dovuto chiedere mezza giornata di permesso per andare all’anagrafe di via Larga. Ce la faremo per la programmata vacanza all’estero? E perché all’anagrafe di Milano non vengono allineati i dati?
Caro Curioni, caro Madini, le lamentele per i tempi di rilascio della carta d’identità sono più che giustificate. Quella cartacea, un tempo, se si era fortunati, si poteva fare in un giorno. Con la carta elettronica rilasciata da Roma i tempi sono diventati biblici. Non è colpa degli addetti municipali, c’è un iter obbligato. A scanso di equivoci ho fatto anch’io una prova: domanda online il 16 aprile, appuntamento in una sede distaccata dell’anagrafe il 17 giugno. Invece di ridursi, i tempi si sono dilatati. Ricordo che nel 1989 l’allora prefetto Caruso lanciò una campagna per l’efficienza nella pubblica amministrazione: Roma blocca la Milano europea, diceva. Ricordiamolo: sono passati trent’anni.
creato in viale della Liberazione, quasi all’incrocio con via Melchiorre Gioia, si sia autorizzata una struttura che somiglia a un’edicola, con un’ area per tavolini e quant’altro.
La struttura, a mio modesto avviso, stride con le costruzioni vicine ristrutturate e può persino essere oggetto di usi impropri, mentre in quel luogo, sempre secondo me, sarebbero state più utili delle piante. Infatti nella zona, fino a quando sono iniziati i lavori di rifacimento dell’area, sostavano diverse persone accampate in maniera precaria. Inoltre rilevo che sono iniziati i lavori di ristrutturazione del palazzo ex comunale venduto a Coima che è stato tutto transennato, eliminando l’utilizzo della pista ciclabile che consentiva di evitare di passare sotto il tunnel dove transitano le auto. La pista ora si sviluppa lungo il viale della Liberazione e, come si può evidentemente notare, non prevede una svolta verso via Pirelli. In conclusione, speriamo che prima della fine dei lavori si provveda.
Chiosco e pista ciclabile