Ricadute elettorali
IL BINOCOLO SU PALAZZO MARINO
Le hanno definite le elezioni di Midterm del governo. Ma il risultato del voto europeo servirà non solo per capire che fine farà l’alleanza tra leghisti e grillini. Servirà anche per intravedere quello che potrebbe accadere tra due anni a Milano quando si voterà per il Comune. E soprattutto permetterà di correggere strategie e programmi, sia per chi siede al governo sia per chi sta all’opposizione. La prima immagine da tenere a mente è quel grafico delle ultime Politiche che vale più di un saggio di mille pagine: indica Milano come un piccolo puntino rosso circondato dal blu del centrodestra a trazione leghista. Il puntino di Milano si ridurrà ancora? I confini del centrosinistra si restringeranno sempre di più nella ridotta del centro storico? La Lega, spronata dai sondaggi, allargherà la sua sfera d’influenza ai quartieri più centrali? È chiaro che la partita principale si giocherà nelle periferie. L’ultima sfida aveva segnalato un pareggio: tre collegi a testa. Ma primo partito, nonostante una flessione, era sempre il Pd. Ancora. Forza Italia che nelle Comunali del 2016 aveva ottenuto il 20 per cento, contro il 15 delle Politiche, continuerà a essere cannibalizzata dalla Lega o manterrà una sua consistenza? E se così fosse, quanto «urbanizzerebbe» le scelte della Lega nell’individuare un candidato moderato? L’ultima riflessione riguarda il futuro del sindaco Beppe Sala. Il voto di oggi rischia di metterlo di fronte a una scelta anticipata. Se il baluardo del centrosinistra dovesse reggere all’avanzata leghista, il pressing per un secondo mandato diventerebbe asfissiante.