Palazzina Liberty La giovane emergente a Milano Classica
Venezi: «Mi ispiro alla regina Elisabetta I»
La rivista «Forbes» l’ha inserita tra i cento under 30 più influenti al mondo; il suo modello, più che uno dei tanti colleghi o una delle pochissime colleghe, è Elisabetta I, perché riusciva a comandare da sola superando anche il sistema del matrimonio politico. Come tante sue coetanee ama la moda e condivide la sua passione principale (che non è la moda) sui social, da facebook a instagram; come varie sue coetanee ha cercato (e trovato) più opportunità di lavoro all’estero che in patria. È bella oltre che brava. Non è un vezzo: odia farsi chiamare direttrice. Il direttore che sale oggi sul palco di Milano Classica alla Palazzina Liberty «Dario Fo e Franca Rame» (largo Marinai d’Italia, ore 18, ingresso € 10-5, tel. 02.28.51.01.73) è Beatrice Venezi, nata
29 anni fa a Lucca e assai nota non solo alla platea social, ma anche e soprattutto a tanti appassionati di musica classica. In particolare spagnoli e giapponesi tra il pubblico d’Oltralpe (è stata applaudita a Tokyo e a Barcellona), in Italia soprattutto napoletani: dal 2015 guida l’orchestra Scarlatti della città partenopea. C’è anche Milano nella sua biografia artistica: ha preso il diploma al Conservatorio Giuseppe Verdi e torna oggi come protagonista di uno degli appuntamenti «fuori tema» della stagione di Milano Classica: il filo conduttore del cartellone 2018-19 è «Geni italiani», ma il titolo del suo programma recita invece «Incanti viennesi» perché vengono accostati due dei più iconici compositori della Vienna musicale. Da una parte Haydn, il padre del classicismo viennese, quindi anche di Mozart e Beethoven: nel suo Concerto per pianoforte e orchestra in re maggiore è Bruno Canino, nome storico del panorama italiano e da più di mezzo secolo membro con Antonio Ballista del duo pianistico più nazionalpopolare. E dall’altra Schubert, la cui quinta sinfonia attinge dallo stesso Haydn attraverso Beethoven e già si proietta nel romanticismo.