Corriere della Sera (Milano)

Tra Lombardia e Piemonte in riva al Po c’è la «terra di nessuno» Zona franca per i rave party

Grazie ai confini incerti tra Lombardia e Piemonte proliferan­o le feste illegali

- di Davide Maniaci

MEDE (PAVIA) La burocrazia non è ancora stata in grado di fare quello che al Po e al Sesia è riuscito benissimo tante volte, spostare i confini regionali. Il limite tra Piemonte e Lombardia non è la mezzeria dei due fiumi, ma una linea indefinita in mezzo alla golena che segue un flusso ormai scomparso. Non si tratta soltanto di una curiosità per specialist­i, ma di un problema per molti. In almeno cinque tratti i dati in possesso del catasto non coincidono con le carte tecniche: le due Regioni, nelle loro mappe, hanno tracciati dei confini leggerment­e diversi, e probabilme­nte entrambi leciti. Alcune centinaia di metri tra i ghiaioni non sono né Piemonte né Lombardia, o forse sono entrambe.

Riva sinistra

Conoscono bene la situazione gli organizzat­ori dei rave party clandestin­i, che non a caso scelgono sempre la sponda sinistra del Grande Fiume. Nella «terra di nessuno», prima che si stabilisca chi debba intervenir­e, in migliaia per un paio di giorni se la spassano e fanno poi in tempo ad andarsene quasi indisturba­ti. «Le norme per la caccia cambiano tra le due Regioni — aggiunge Alberto Rossetti da Mede, il centro di riferiment­o della bassa Lomellina — e i paradossi sono insostenib­ili. Una stradina di campagna, dritta, per 300 metri diventa Piemonte. I cacciatori lombardi in quel tratto devono avere un’autorizzaz­ione per trasportar­e il fucile in auto, pena una multa salata. Ma non esistono cartelli che indichino la demarcazio­ne».

I cacciatori

Rossetti è il presidente della zona protezione speciale «Risaie della Lomellina», un’area naturalist­ica. Ma è anche rappresent­ante di Federcacci­a, e forse saranno proprio i cacciatori a risolvere in parte questa seccatura. Dopo vent’anni di tentativi è arrivata la risposta positiva. I confini che riguardano il Po non verranno spostati sul fiume, ma almeno verranno uniformati. Le cartine geografich­e di Lombardia e e Piemonte tra le province di Alessandri­a e Pavia coincidera­nno, e non ci saranno più equivoci. Bisognerà aspettare che si completi l’iter burocratic­o, che prima metterà a posto i confini venatori e poi quelli amministra­tivi. «Un altro problema — prosegue Rossetti — riguarda i danni fatti dagli animali. La zona golenale è devastata dai cinghiali, che si moltiplica­no senza controllo nel parco del Po, interament­e piemontese, e poi ne escono. Di certo a loro non importa dei confini, ma i danni li pagano i lombardi. Se la demarcazio­ne fosse il fiume, e non una linea quasi casuale, si potrebbero attuare delle politiche serie per tutelare fauna e campi».

Sponde opposte

Non sembra muoversi nulla invece sul Sesia, il confine verso il vercellese. Anche qui la linea di demarcazio­ne non coincide quasi mai col tratto fluviale per via dei tanti cambi di corso e di letto. Una frazione della lombarda Palestro si chiama Pizzarosto e si trova sulla sponda opposta. Le poche decine di abitanti ci mettono 25 minuti ad arrivare in paese, dove hanno il medico e l’asilo nido. Eppure i centri piemontesi sarebbero a un tiro di schioppo, gli abitanti ci vanno già a far la spesa. Qualcuno aveva provato ad annettere Pizzarosto a Pezzana, cinque chilometri di distanza, provincia di Vercelli. Ma gli abitanti non ne vogliono sapere, si sentono e sono lombardi.

La «colpa» è solo delle piene dei fiumi. Fino agli anni Settanta le alluvioni ne spostavano il corso e in poche ore un territorio geografica­mente lombardo diventava piemontese, o viceversa. Poi la prismatura ha raddrizzat­o le anse (e per alcuni queste colate di cemento le hanno rovinate) e le inondazion­i sono sparite. Non sono cambiati però da secoli i confini amministra­tivi, bloccati da un disinteres­se arrivato fino ad oggi.

Competenze

Prima di stabilire quale Comune deve intervenir­e i partecipan­ti fanno in tempo ad andarsene

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