Rider contro rider Fattorini divisi sulle questioni contrattuali Tutela da dipendenti o lavoro autonomo?
Cottimo contro stipendio fisso. Lavoro autonomo contro rapporto dipendente. I rider sono divisi su (almeno) due fronti che si combattono nel mondo che avvolge quasi tutti i loro rapporti: il digitale.
La tensione è salita — fino ad affiorare anche nel mondo reale — nelle ultime settimane, in concomitanza con la dirittura d’arrivo del decreto che dovrebbe cambiare le regole che governano il lavoro dei fattorini a due ruote che consegnano cibo a domicilio. Proprio da Milano è partita la raccolta di firme per una petizione che chiede di modificare il decreto in discussione in Senato. I punti contestati riguardano la retribuzione minima oraria prevalente («cottimo non è una parolaccia») e l’obbligo di assicurazione Inail («temiamo che il costo di quelle assicurazioni finirebbe per ricadere su di noi»). Controproposta: «Definiamo standard minimi di tutela da rispettare, e lasciamo libere le piattaforme di stipulare le assicurazioni con compagnie private o con l’Inail». Quindi la lettera-petizione che circola via Facebook e sulle chat dei rider elenca altri temi: trasparenza dei sistemi di ranking e struttura dei guadagni, portabilità della «reputazione», corsi di sicurezza stradale, distribuzione di caschi e luci di sicurezza. «Abbiamo raccolto 700 adesioni», dicono i promotori. Ma dopo qualche giorno si affaccia sull’arena digitale anche il collettivo Deliverance, che rivendica la primogenitura della rappresentanza dei fattorini a pedali, e lancia un’accusa pesante: la raccolta di firme sarebbe «falsa» e i «cottimisti» sarebbero in realtà «un gruppo di crumiri» che «in cambio di un trattamento di favore difende gli interessi delle piattaforme». Ancora pochi giorni ed ecco la controreplica: due nuove pagine Facebook che fanno da punto di riferimento per i rider di Milano e Roma contrari alla riforma. «Non siamo noi a pensarla come le piattaforme, ma sono le piattaforme che la pensano come noi», scrive Nadia Giobbi, molto attiva in questa pionieristica fase sindacale. Già nella primavera scorsa, in effetti, insieme Tutte le notizie di cronaca e gli aggiornamenti in tempo reale sul sito Internet del «Corriere» milano. corriere.it a un gruppo di colleghi si era rivolta alla UilTucs milanese alla ricerca di una rappresentanza più strutturata a partire da un principio fino a quel momento del tutto inedito e già in polemica con quelli di Deliverance: «Basta con il pietismo per i “poveri rider” e basta con i flash mob e i gossip: i problema non sono le mance, questo è il nostro lavoro e le piattaforme non sono il nemico. Si tratta di farci riconoscere alcuni diritti e per questo serve un sindacato vero».
Ora, in questa fase di ulteriore inasprimento dei toni che via web, la pagina Facebook aperta ai «cottimisti» è bandita non soltanto al fronte avverso ma anche ai sindacati. Il mondo dei rider si ritrova così in un’inedita spaccatura «ideologica» ma ancora molto fragile dal punto di vista della rappresentanza. Al di là delle adesioni a una petizione o dei «mi piace» a un comizio digitale, nessuno, infatti, può esibire numeri veri, sostenitori in carne e ossa. Anche perché molti fattorini del cibo sono stranieri: e per tanti di loro la parola «sindacato» è ancora sconosciuta.