Basta affissioni abusive Task force di cittadini libera corso Buenos Aires
Cinquanta volontari «liberano» corso Buenos Aires: «Problema di tutti i quartieri»
Sono più di cinquanta le persone che ieri, nonostante la pioggia, hanno preso parte al «Cleaning Day - Puliamo i pali» su corso Buenos Aires. Armati di raschietto, spugna e sapone, hanno dichiarato guerra agli adesivi, alle scritte e alle affissioni abusive che sporcavano i 227 pali della strada.
Raschietto in mano e cappuccio per proteggersi dalla pioggia. La guerra contro gli adesivi abusivi attaccati ai pali che non vogliono venire via si combatte così. E a vincere, dopo qualche passata con spugna e sapone, in corso Buenos Aires, sono i 50 volontari che ieri pomeriggio hanno preso parte alla manifestazione «Cleaning Day - Puliamo i pali» sul boulevard tra Loreto e Porta Venezia: 220 battaglie (tanti sono i pali lungo la via) sotto la pioggia che scende a singhiozzo, in una giornata di mobilitazione cittadina organizzata da Atr, l’associazione degli albergatori milanesi, per sensibilizzare gli abitanti sull’importanza di restituire il decoro urbano agli spazi pubblici. La cittadinanza attiva contro migliaia di sticker, scritte e affissioni abusive. L’appuntamento aperto a tutti era alle 14 all’hotel Best Western Plus Galles, che ha fornito supporto logistico all’iniziativa. Qui i volontari, divisi in gruppi di due o tre persone, hanno ricevuto l’equipaggiamento: spugne abrasive, raschietti, sacchi della spazzatura, detergenti e il giubbetto blu per farsi riconoscere. Hanno preso parte all’iniziativa diverse associazioni di volontariato, come i City angels, il Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta (Cisom), i comitati cittadini Venezia - Buenos Aires e il coordinamento dei comitati milanesi (Cmm). E, a dispetto di coloro che dicono che le manifestazioni green dei giovani sono solo «moda», ha partecipato anche un gruppo di ragazzi della Saint Louis school e della Canadian school, entusiasti all’idea di poter fare qualcosa per la città. «Il tema delle affissioni abusive è un problema condiviso in tutti i quartieri milanesi e crea aumento del degrado urbano — spiega Fabiola Minoletti, vicepresidente del Ccm —. La cura della città deve iniziare dalle piccole cose ed eventi come questo hanno un forte valore aggregativo e civico».
I primi tre eventi sono stati realizzati nel 2013, nel 2014 e nel 2018. I pali presi in considerazione sono 227 e sono quelli della segnaletica stradale, dei semafori, dei tralicci della luce, degli orologi e i totem dell’Atm e dei taxi. «Abbiamo partecipato anche ad altri cleaning day — racconta un gruppo di volontari del Cisom, tutti con la divisa e il cappello dell’Ordine di Malta —. È un modo per prendersi cura della propria città e renderla ancora più bella». Da un censimento effettuato nelle scorse settimane, risultava che l’82 per cento della segnaletica verticale del corso era imbrattata o occupata da affissioni abusive. Un dato che, per quanto ancora negativo, indica un miglioramento. Infatti nel 2018 ad essere sporco era il 96 per cento, con soli nove pali puliti. Adesso sono 41 e si è anche visto che è aumentato il numero di pali con poche scritte e adesivi.
Le affissioni più invasive, prima di essere rimosse, sono state segnalate all’assessorato all’Urbanistica del Comune, che insieme con il Municipio 3 ha patrocinato l’iniziativa. «Quello delle affissioni abusive — spiega Pierfrancesco Maran, assessore all’Urbanistica — è un tema abbastanza diffuso in tutti i quartieri della città. Storicamente, i grandi problemi di imbrattamento dei muri e dei pali sono gli sticker, i “tag” e le scritte sui muri. A causa del grande numero non si riesce a tenere un “registro” per queste infrazioni — aggiunge Maran —. Riusciamo a combatterle grazie al controllo spontaneo del territorio e alle iniziative e segnalazioni dei cittadini».
Per concludere la giornata di impegno civico, alle 18 i volontari sono tornati alla «base» dove c’è stato un momento di condivisione sull’esperienza con Filippo Seccamani, proprietario dell’hotel Galles. «La dimostrazione che non serve un’emergenza da “Protezione civile” per rendersi utili e fare del volontariato».