«Così si può salvare il Meazza»
Confronto tra archistar sulla riconversione dello stadio. I club incontrano la Soprintendenza
Milan e Inter incontreranno la Soprintendenza, probabilmente gia nella mattinata di oggi, per capire se davvero sullo stadio di San Siro è destinato a gravare un vincolo ministeriale. Le due società intendono fare chiarezza il prima possibile rispetto alle possibili tutele che potrebbero essere poste sul vecchio impianto. Intanto tra gli architetti è aperto il dibattito rispetto al futuro del Meazza, dopo le indicazioni del Politecnico sulla possibile riconversione ad altra funzione dello stadio. Un museo oppure un giardino, magari destinato al gioco dei più piccoli, o ancora una grande area commerciale: al confronto non si sottraggono i più noti architetti della città.
L’ipotesi B è ufficialmente aperta. Sul futuro dello stadio di San Siro, che Inter e Milan vorrebbe fosse abbattuto per far posto a una più moderna struttura, si fa strada la proposta del Politecnico di Milano. Non abbattere più il Meazza — come chiedono da sempre i cittadini della zona —, ma salvarlo (almeno in parte) e riconvertirlo. Trovare, insomma, allo stadio inaugurato a Milano nel 1926, altre funzionalità. Ma quali? Abbiamo chiesto ad alcuni architetti quale potrebbe essere il futuro del nuovo San Siro.
Alla base di tutte le suggestioni, la necessità di una ristrutturazione per eliminare il terzo anello realizzato in occasione di Italia ’90. «Un intervento che ha snaturato la natura di un edificio meraviglioso», dice l’architetto Mario Cucinella. «Una demolizione parziale va fatta per eliminarlo e per riportare San Siro a una scala più urbana». L’architetto palermitano vedrebbe positivamente l’inserimento di attività commerciali, educative e museali: «A Milano non c’è un museo di arte contemporanea. Perché non farlo lì? Nello stadio storico di Milano, accanto a quello di nuova generazione che sorgerà e all’interno di un’area che sarà interessata da un grande sviluppo urbanistico e architettonico». Per Cucinella l’operazione unirebbe due partite: «Quella nostalgica — rigenerare un edificio mantenendole l’architettura originaria — e quella della sostenibilità. Recuperare il Meazza con una destinazione che includa anche attività commerciali, eviterebbe peraltro di costruire una nuova area commerciale come previsto dal dossier originario. In linea con una Milano che cerca di riposizionarsi sui temi dell’ambiente».
Una destinazione museale di San Siro è proposta anche dell’architetto e designer Fabio Novembre, che insieme a Stefano Boeri e Marco Balich aveva firmato il progetto per il nuovo stadio (un «bosco orizzontale», per la quantità di verde che comprendeva il disegno), poi scartato. «Ora che San Siro potrebbe non essere più abbattuto, perché non farne il più grande e importante museo del calcio mondiale? Un luogo che contenga la memoria storica del calcio, il più ambizioso progetto museale del calcio nel mondo, a Milano». La suggestione di Novembre
prevede che il rettangolo di gioco diventi «un giardino all’italiana, dove le geometrie delle righe sarebbero enfatizzate e trasformate in percorsi. Un luogo accessibile ogni giorno e da tutti, per vivere l’esperienza di calpestare il campo di gioco». Dell’attuale impianto andrebbe tolto il terzo anello e tenuta l’architettura preesistente.
Un giardino, ma dedicato al gioco e ai più piccoli, è la suggestione dell’architetto Cino Zucchi. Una «San Siro dei bambini», che parte però da una considerazione diversa da quelle precedenti: «Non sono sicuro che abbia senso mantenere il vecchio stadio
milanese come pura testimonianza architettonica. Possiamo pensare al vecchio stadio di San Siro come ad un “monumento”? — si chiede l’architetto milanese — E, in caso affermativo, lo sarebbe in virtù dei valori architettonici del manufatto originario, alterato nel tempo almeno due volte, o per il significato che esso ha nell’immaginario collettivo?». Fatta questa premessa, «tra tante ipotesi possibili, sarebbe bello trasformarlo in un vasto “giardino d’inverno” dedicato al gioco, allo svago e alle corse libere dei bambini; abbastanza strutturato per renderlo attrattivo, ma abbastanza libero per accogliere eventi diversi».
Il nuovo San Siro potrebbe anche, ristrutturato e con possibili inserimenti di spazi commerciali, essere conservato quale stadio. «Un luogo utilizzato tutti i giorni della settimana, in grado di cambiare, che mantenga gli aspetti architettonici originari ma trasformato in un impianto moderno». È la suggestione dell’architetto Ottavio Di Blasi, che insieme a Renzo Piano sta partecipando al progetto di riqualificazione dello stadio San Nicola di Bari, realizzato su disegno dello stesso Piano nel 1990. «Stiamo pensando di ridimensionarne la capienza e inserire un grande campo fotovoltaico come copertura. Negli ultimi 15 anni tutti i maggiori Paesi europei hanno costruito impianti nuovi o trasformato quelli vecchi. L’Italia è rimasta indietro, tanti stadi oggi risalgono ad Italia ‘90, non sono più all’altezza dei tempi. Lo stadio non dev’essere un costo, ma una risorsa». E deve sapersi trasformare, «com’è successo a tutte le grandi opere del passato. Ecco perché prima di demolire e rottamare un’opera importante come San Siro bisognerebbe provare a valutare cosa potrebbe diventare».
Le ipotesi
Museo, giardino o area commerciale dopo l’eliminazione delle tribune superiori