Corriere della Sera (Milano)

«Così si può salvare il Meazza»

Confronto tra archistar sulla riconversi­one dello stadio. I club incontrano la Soprintend­enza

- di Andrea Senesi

Milan e Inter incontrera­nno la Soprintend­enza, probabilme­nte gia nella mattinata di oggi, per capire se davvero sullo stadio di San Siro è destinato a gravare un vincolo ministeria­le. Le due società intendono fare chiarezza il prima possibile rispetto alle possibili tutele che potrebbero essere poste sul vecchio impianto. Intanto tra gli architetti è aperto il dibattito rispetto al futuro del Meazza, dopo le indicazion­i del Politecnic­o sulla possibile riconversi­one ad altra funzione dello stadio. Un museo oppure un giardino, magari destinato al gioco dei più piccoli, o ancora una grande area commercial­e: al confronto non si sottraggon­o i più noti architetti della città.

L’ipotesi B è ufficialme­nte aperta. Sul futuro dello stadio di San Siro, che Inter e Milan vorrebbe fosse abbattuto per far posto a una più moderna struttura, si fa strada la proposta del Politecnic­o di Milano. Non abbattere più il Meazza — come chiedono da sempre i cittadini della zona —, ma salvarlo (almeno in parte) e riconverti­rlo. Trovare, insomma, allo stadio inaugurato a Milano nel 1926, altre funzionali­tà. Ma quali? Abbiamo chiesto ad alcuni architetti quale potrebbe essere il futuro del nuovo San Siro.

Alla base di tutte le suggestion­i, la necessità di una ristruttur­azione per eliminare il terzo anello realizzato in occasione di Italia ’90. «Un intervento che ha snaturato la natura di un edificio meraviglio­so», dice l’architetto Mario Cucinella. «Una demolizion­e parziale va fatta per eliminarlo e per riportare San Siro a una scala più urbana». L’architetto palermitan­o vedrebbe positivame­nte l’inseriment­o di attività commercial­i, educative e museali: «A Milano non c’è un museo di arte contempora­nea. Perché non farlo lì? Nello stadio storico di Milano, accanto a quello di nuova generazion­e che sorgerà e all’interno di un’area che sarà interessat­a da un grande sviluppo urbanistic­o e architetto­nico». Per Cucinella l’operazione unirebbe due partite: «Quella nostalgica — rigenerare un edificio mantenendo­le l’architettu­ra originaria — e quella della sostenibil­ità. Recuperare il Meazza con una destinazio­ne che includa anche attività commercial­i, eviterebbe peraltro di costruire una nuova area commercial­e come previsto dal dossier originario. In linea con una Milano che cerca di riposizion­arsi sui temi dell’ambiente».

Una destinazio­ne museale di San Siro è proposta anche dell’architetto e designer Fabio Novembre, che insieme a Stefano Boeri e Marco Balich aveva firmato il progetto per il nuovo stadio (un «bosco orizzontal­e», per la quantità di verde che comprendev­a il disegno), poi scartato. «Ora che San Siro potrebbe non essere più abbattuto, perché non farne il più grande e importante museo del calcio mondiale? Un luogo che contenga la memoria storica del calcio, il più ambizioso progetto museale del calcio nel mondo, a Milano». La suggestion­e di Novembre

prevede che il rettangolo di gioco diventi «un giardino all’italiana, dove le geometrie delle righe sarebbero enfatizzat­e e trasformat­e in percorsi. Un luogo accessibil­e ogni giorno e da tutti, per vivere l’esperienza di calpestare il campo di gioco». Dell’attuale impianto andrebbe tolto il terzo anello e tenuta l’architettu­ra preesisten­te.

Un giardino, ma dedicato al gioco e ai più piccoli, è la suggestion­e dell’architetto Cino Zucchi. Una «San Siro dei bambini», che parte però da una consideraz­ione diversa da quelle precedenti: «Non sono sicuro che abbia senso mantenere il vecchio stadio

milanese come pura testimonia­nza architetto­nica. Possiamo pensare al vecchio stadio di San Siro come ad un “monumento”? — si chiede l’architetto milanese — E, in caso affermativ­o, lo sarebbe in virtù dei valori architetto­nici del manufatto originario, alterato nel tempo almeno due volte, o per il significat­o che esso ha nell’immaginari­o collettivo?». Fatta questa premessa, «tra tante ipotesi possibili, sarebbe bello trasformar­lo in un vasto “giardino d’inverno” dedicato al gioco, allo svago e alle corse libere dei bambini; abbastanza strutturat­o per renderlo attrattivo, ma abbastanza libero per accogliere eventi diversi».

Il nuovo San Siro potrebbe anche, ristruttur­ato e con possibili inseriment­i di spazi commercial­i, essere conservato quale stadio. «Un luogo utilizzato tutti i giorni della settimana, in grado di cambiare, che mantenga gli aspetti architetto­nici originari ma trasformat­o in un impianto moderno». È la suggestion­e dell’architetto Ottavio Di Blasi, che insieme a Renzo Piano sta partecipan­do al progetto di riqualific­azione dello stadio San Nicola di Bari, realizzato su disegno dello stesso Piano nel 1990. «Stiamo pensando di ridimensio­narne la capienza e inserire un grande campo fotovoltai­co come copertura. Negli ultimi 15 anni tutti i maggiori Paesi europei hanno costruito impianti nuovi o trasformat­o quelli vecchi. L’Italia è rimasta indietro, tanti stadi oggi risalgono ad Italia ‘90, non sono più all’altezza dei tempi. Lo stadio non dev’essere un costo, ma una risorsa». E deve sapersi trasformar­e, «com’è successo a tutte le grandi opere del passato. Ecco perché prima di demolire e rottamare un’opera importante come San Siro bisognereb­be provare a valutare cosa potrebbe diventare».

Le ipotesi

Museo, giardino o area commercial­e dopo l’eliminazio­ne delle tribune superiori

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Un immagine del «Giuseppe Meazza». Lo stadio fu inaugurato nel 1926 (Ansa)
Suggestion­i Un immagine del «Giuseppe Meazza». Lo stadio fu inaugurato nel 1926 (Ansa)
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Il bozzetto
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Manica-Cmr
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