Bimbi di Gorla Sala: «Gli Usa si scusino»
Il sindaco annuncia la richiesta al console: generazione distrutta. I sopravvissuti: parole attese da anni
«È doveroso che il governo americano si scusi. Io farò questo atto formale e mi rivolgerò in settimana alla console per questa ragione». Beppe Sala chiede le scuse ufficiale del governo statunitense per la bomba alleata che 75 anni fa provocò la morte dei 184 piccoli allievi della scuola di Gorla.
«Io credo che sia doveroso che il governo americano si scusi, sapendo che noi siamo qua per perdonare. Io farò questo atto formale e mi rivolgerò in settimana alla Console, perché credo che sia qualcosa che questa grande comunità di Gorla, una delle comunità più belle a Milano, certamente merita». Settantacinque anni fa, il 20 ottobre del 1944, una bomba sganciata da un cacciabombardiere statunitense, piombò sulla scuola Francesco Crispi, a Gorla, provocando la morte di 184 piccoli allievi e altre 19 persone, fra cui la preside, 14 insegnanti, i bidelli e un’infermiera. E, ieri mattina, partecipando alla messa di commemorazione, nella chiesa di Santa Teresa in via Asiago, il sindaco Beppe Sala ha chiesto le scuse del governo americano e ha ricordato come il bombardamento fu «un errore nato da una superficialità e imperizia incredibile. E l’autore di questo errore ha proseguito nella sua carriera ed è stato anche stato decorato».
Le ricerche storiche hanno accertato che le bombe dovevano essere sganciate altrove: probabilmente sugli stabilimenti della Breda, a Sesto San Giovanni. Invece, gli ordigni lanciati da una formazione statunitense, il «451° bomb group», colpirono due edifici scolastici. Non solo la scuola di Gorla, ma anche l’elementare Rosmini, nel vicino quartiere di Precotto, che allora si trovava in viale Monza. Gli allievi si salvarono, perché la bomba non distrusse anche il rifugio antiaereo, come nel caso degli sfortunati «Piccoli Martiri», a cui oggi è intitolata la piazza. I ragazzi di Precotto, dopo il bombardamento, furono tratti in salvo dai vigili del fuoco e dal parroco della parrocchia di San MIchele, don Carlo Porro. A morire a causa di un crollo furono, invece, due bidelli e un genitore, tornati a controllare che non vi fosse più nessuno.
Ieri, nella chiesa gremita per la commemorazione, è stato letto anche un messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un invito a non dimenticare mai quanto accaduto ai piccoli martiri e che è ciò che accade ancora oggi ai bambini che vivono in guerra. Presenti anche alcuni dei piccoli allievi di allora, sopravvissuti alla strage e che non hanno mai smesso di onorare la memoria dei compagni di classe, promuovendo iniziative e pubblicazioni. Tra loro Graziella Ghisalberti, che con il figlio Armando ha creato il sito di divulgazione storica Piccolimartiri.it e Sergio Francescati, che si salvò perché, mentre si recava nel rifugio, tornò indietro in classe a recuperare la giacca che aveva dimenticato e che apparteneva a suo padre. «È la prima volta che la città chiede pubblicamente le scuse da parte degli Usa. Abbiamo ascoltato parole che aspettavamo da decenni» dice Francescati.