Corriere della Sera (Milano)

Spariscono i portinai Aler rilancia

Carenza di custodi, via al progetto sperimenta­le: nuovi compiti e presidio dei locali sfitti

- di Stefania Chiale

Non solo case occupate, sfitte o da ristruttur­are, morosità, criminalit­à, recuperi e assegnazio­ni da gestire. Aler, che in città amministra 40mila alloggi, ha un altro fronte aperto: quello delle portinerie, che stanno scomparend­o in alcune situazioni critiche del territorio comunale. L’azienda sta lavorando a un progetto pilota. L’obiettivo? Superare il concetto tradiziona­le di custode e attivare una nuova figura. In alcuni palazzi sono già in servizio i custodi sociali: «Sono presidi di cittadinan­za attiva per rendere vivo il locale vuoto, altrimenti ostaggio di occupazion­i, e coinvolger­e gli inquilini con attività inclusive».

Non solo case occupate, sfitte o da ristruttur­are, morosità, criminalit­à, recuperi e assegnazio­ni da gestire. L’Aler — l’Azienda lombarda per l’edilizia residenzia­le che amministra 40mila alloggi nel Comune di Milano (60mila nell’intera città metropolit­ana, 100mila in tutta la Regione) — ha un altro fronte aperto: quello delle portinerie, che stanno scomparend­o in alcune situazioni critiche del territorio comunale, per risolvere il quale l’azienda sta lavorando a un progetto pilota. L’obiettivo? Superare il concetto tradiziona­le di custode e attivare una figura di sostegno sociale.

Al momento Aler Milano dispone di 150 custodi. Ne servirebbe­ro altri 20 per coprire il fabbisogno essenziale in città: «Si tratta di palazzi che hanno necessità di una copertura di portineria individuat­i nei quartieri di San Siro, Lorenteggi­o e Calvairate» spiega Domenico Ippolito, direttore generale di Aler Milano.La

scomparsa dei custodi è una problemati­ca emersa da alcuni anni, «non certo per una scelta aziendale», spiega l’assessore alle Politiche sociali, abitative e disabilità della Regione, Stefano Bolognini. «In alcuni palazzi — per esempio in via Bolla, 300 appartamen­ti distribuit­i su sei civici — manca proprio a livello struttural­e il locale per la portineria. Da qualche anno alcune portinerie che erano presidiate purtroppo non lo sono più. Non si tratta di una scelta della Regione e di Aler, quanto di pensioname­nti e contratti a tempo determinat­o che non sono stati sostituiti. L’Aler ha un esubero di personale: al termine di quei contratti non c’è stata possibilit­à di fare nuove assunzioni, così come per altre figure profession­ali dentro all’azienda».

I 150 palazzi presidiati hanno ancora un portinaio, a cui è demandato il servizio di guardiania: pulizia delle scale, dei cortili e distribuzi­one della posta. «In altri edifici è l’amministra­tore condominia­le che provvede alla copertura del servizio, in altri ancora è autogestit­o dai comitati dei condomini di un palazzo» prosegue Ippolito. Nei locali rimasti vuoti la Regione sta cercando di rispondere alle esigenze degli inquilini con «progetti più strutturat­i». In alcuni palazzi sono già state inserite le figure dei custodi sociali: «Si tratta di presidi sociali di cittadinan­za attiva — spiega Bolognini — per rendere vivo il locale vuoto, altrimenti ostaggio di occupazion­e, e coinvolger­e gli inquilini con attività di inclusione».

Da gennaio 2020 Aler avvierà il progetto socialità, inserendo nei quartieri più difficili — in primis in quella ventina di palazzi individuat­i tra Lorenteggi­o, San Siro e Calvairate — la figura del gestore sociale che faccia da sentinella nel territorio. «In alcuni quartieri il lavoro di custode è reso sempre più difficolto­so da inquilini esigenti che sfogano su questa figura il tema della scarsa sicurezza, dell’abusivismo, della mancata integrazio­ne sociale. Per noi è importante avere una sentinella in quei caseggiati». Per individuar­la, Aler sta lavorando a un «progetto sperimenta­le che non attivi solo una figura di portineria ma anche di sostegno sociale: un gestore sociale, un punto di riferiment­o e di incontro, nonché di controllo, per esempio di segnalazio­ne delle occupazion­i abusive». Entro fine dicembre si concluderà la ricerca delle figure adatte a questo nuovo ruolo, per essere attive da gennaio del prossimo anno. «Stiamo predispone­ndo un bando per trovare le competenze personali e profession­ali adeguate. Si tratta di un progetto campione, che avrà valenza anche a livello nazionale», annuncia Ippolito.

Un’altra idea che si sta valutando è quella di affidare le portinerie sfitte, a condizioni agevolate, ad associazio­ni di inquilini o a comitati di vicinato, con una chiara funzione aggregativ­a. «Nella necessità di avere un punto di riferiment­o per gli inquilini del caseggiato popolare — conclude Bolognini —, questa soluzione può dare risultati ancora migliori rispetto all’attivazion­e di una figura con il solo ruolo tradiziona­le di portinaio».

Case popolari

San Siro, Lorenteggi­o e Calvairate i quartieri più in difficoltà: servono almeno 20 persone

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Quarto Oggiaro Il portinaio di via Satta aiuta due inquilini

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