Corriere della Sera (Milano)

Morto il «sassofonis­ta», giallo a Linate

Il clochard viveva nel parcheggio P2. Trovato con mani e piedi legati. Ipotesi suicidio

- di Cesare Giuzzi

Davide Baruffini aveva 42 anni. Viveva nello scalo di Linate, dormendo in un giaciglio all’interno del parking P2. Lo chiamavano il «sassofonis­ta» perché raccontava di suonare il sax. La sua è la storia minima di quanti vivono ancora oggi, durante i lavori di ristruttur­azione dell’aeroporto, nello scalo di

Linate. Conosciuto da molti, mai particolar­mente problemati­co, anche se piuttosto solitario e a volte colpito da crisi psichiatri­che. Il suo corpo è stato trovato senza vita domenica mattina dagli operai. Era in un vialetto del parcheggio, con mani e piedi legati dal filo di ferro. Sul corpo nessuna lesione che faccia pensare a un omicidio.

Dodici secondi. Dodici martellate. Sempre più potenti. Sequenza di colpi con ritmo serrato e cadenzato. Alla dodicesima martellata, la vetrina blindata cede.

Non crolla del tutto, ma un buco viene aperto. Uno spazio appena sufficient­e per infilar dentro una mano protetta da un guanto di pelle e da un pesante giaccone. L’uomo vestito di scuro, con un cappello «da pescatore» sulla testa, dopo essersi aperto il varco con quel grosso martello da cantiere probabilme­nte rinforzato da uno sperone, mette dentro un braccio e afferra due orologi. Ci vogliono altri due secondi per questo. E così la rapina è conclusa: quattordic­i secondi in tutto per scappar via, insieme a un complice che gli ha coperto le spalle, con due Rolex per un valore totale di 70 mila euro.

È stato un assalto fulmineo quello avvenuto nella tarda mattinata di sabato scorso contro una gioielleri­a di via Cesare Correnti, in pieno centro.

L’attacco è stato ripreso da una telecamera di sicurezza e il video si può vedere su corriere.it. Il filmato riprende un esempio della più «classica» delle rapine con la tecnica smash and grab. Letteralme­nte significa: spacca e arraffa.

Si tratta di attacchi rapidissim­i in cui la dinamica e l’agonismo dell’esecuzione contano più della progettazi­one. Una tecnica in cui sono specializz­ate le gang balcaniche e dell’Est europeo.

È probabile che anche in questo caso si sia trattato di criminali con questo profilo, perché l’uomo che distrugge la vetrina è ben visibile in volto, ma non si preoccupa in alcun modo di essere ripreso. Si può dunque ipotizzare che abbia lasciato Milano molto rapidament­e.

Il negoziante, quando ha sentito il primo colpo, impaurito si è rifugiato nel retrobotte­ga e ha allertato il 112: la rapina però è stata rapidissim­a e i due uomini sono riusciti a scappare, anche se le prime Volanti sono arrivate velocement­e e hanno a lungo perlustrat­o la zona intorno. Mancavano pochi minuti alle 12. Sul fatto indagano i poliziotti della questura. Le immagini della telecamera puntata sulla vetrina potrebbero essere comunque utili per provare a mettere in relazione questo raid con altri con analoghe caratteris­tiche avvenuti a Milano o nel resto d’Italia.

Il filmato

Le riprese mostrano l’uomo spaccare il vetro blindato. Nel video anche il complice

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La vittima Il punto del ritrovamen­to
 ??  ?? Il frame Le fasi dell’assalto registrate dalla telecamera
Il frame Le fasi dell’assalto registrate dalla telecamera

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