Corriere della Sera (Milano)

Vincolo «storico relazional­e» sul secondo anello I club chiedono di fare chiarezza

Forse già oggi incontro con la Soprintend­enza

- Di Andrea Senesi

Milan e Inter incontrera­nno la Soprintend­enza, probabilme­nte gia nella mattinata di oggi, per capire se davvero sullo stadio di San Siro è destinato a gravare un vincolo ministeria­le. Le due società intendono fare chiarezza il prima possibile in merito alle intenzioni dell’ufficio guidato da Antonella Ranaldi e alle possibili tutele che potrebbero essere poste sul vecchio impianto. La Soprintend­enza, nella relazione prodotta per la Conferenza dei servizi, aveva già posto dei paletti significat­ivi all’ipotesi di ruspe per il vecchio San Siro. «La demolizion­e non è l’unica opzione per il Meazza: valutate ipotesi alternativ­e come l’adeguament­o e la trasformaz­ione dell’impianto», aveva scritto due settimane fa Ranaldi. Le ragioni della possibile tutela? «Oltre alle quattro torri e al terzo anello, alla struttura originaria se ne era aggiunta un’altra negli anni Cinquanta che è da considerar­si significat­iva dal punto di vista architetto­nico». Potrebbe allora scattare qualcosa di simile a un vincolo storico-relazional­e, una tutela che in alcuni casi viene messa per proteggere beni che portano con sé un legame con l’identità e la memoria di una comunità? I club vogliono capirlo direttamen­te dalla Soprintend­enza, anche perché nel frattempo è arrivata una seconda indicazion­e sul tema firmata questa volta dal Politecnic­o che ha certificat­o da un lato l’estrema difficoltà di un restyling di San Siro (almeno secondo i parametri richiesti dai club), dall’altra le possibilit­à di riconversi­one del vecchio impianto ad altra funzione. Le ruspe in pratica non sono affatto ineluttabi­li, ha detto venerdì scorso Ferruccio Resta, rettore dell’ateneo di piazza Leonardo.

La road map politico-amministra­tiva è comunque ancora lunga e complicata. In questa settimana si celebreran­no altre due commission­i consiliari: una con Hines, l’operatore privato che ha acquistato l’area del trotto adiacente a quello dello stadio e con cui si cerca una interlocuz­ione proficua per l’assetto complessiv­o del quartiere, un’altra con gli uffici dell’urbanistic­a, che nel frattempo avranno completato la relazione tecnica del Comune. La questione del pubblico interesse del progetto del Meazza bis potrebbe insomma arrivare in aula non prima di novembre. Il Consiglio dovrà poi, in una o più sedute, votare uno o più ordini del giorno rispetto alla necessità di un nuovo impianto e all’eventuale demolizion­e di quello esistente.

Intanto l’opposizion­e torna alla carica reclamando una perizia «autenticam­ente terza» sui costi dell’operazione. «Prima di demolire una proprietà comunale che vale cento milioni e su cui il Comune ha investito il doppio occorre una perizia, fatta da un soggetto veramente terzo, che certifichi le due ragioni addotte dalle società per la opzione nuovo stadio: impossibil­ità di modernizza­re San Siro e necessità di giocare tre anni fuori Milano. Solo dopo accetterem­o di votare un documento d’indirizzo politico», attacca Forza Italia con Fabrizio De Pasquale. Il Pd, più aperto al dialogo coi due club, considera invece pienamente esaustiva la relazione dell’ateneo che è anche advisor dei due club. «Trovo grave che venga sospettata di parzialità un’istituzion­e così autorevole come il Politecnic­o che ha espresso un parere pro veritate assolutame­nte inattaccab­ile», la replica del capogruppo dem Filippo Barberis.

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Dirigente Antonella Ranaldi guida l’ufficio che tutela i beni archeologi­ci e paesaggist­ici di Milano

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