Corriere della Sera (Milano)

L’OLIMPIA A DUE VELOCITÀ ASPETTA I SUOI TITOLARI

- Di Roberto De Ponti

Fondamenta­lmente, è una questione di scelte. Inconsce, magari, ma sempre di scelte si tratta. Il campionato, per il momento, può attendere; l’Eurolega no. Così l’Olimpia in Europa soffre ma vince, si fa rimontare dallo Zalgiris ma vince, resta aggrappata alla partita con il Panathinai­kos fino in fondo e alla fine vince, ed è inutile chiedersi che cosa sarebbe stato se gli arbitri al Forum avessero fischiato l’infrazione di campo a Roll, o se l’ultimo tiro di Calathes si fosse infilato nel canestro, anziché ballonzola­re sul ferro: i fatti dicono che dopo tre partite, di cui due in trasferta, Milano in Eurolega ha un record di due vittorie e una sconfitta, in perfetta linea di galleggiam­ento. Trovando fra l’altro i due tiri liberi decisivi da Moraschini, un italiano, uno che in passato difficilme­nte (eufemismo) sarebbe stato in campo nei secondi finali.

Però scegli. E se scegli, 48 ore aver battuto lo Zalgiris puoi perdere in casa con Brindisi, che in campionato arriverà lontano. E puoi perdere anche a Cremona, appena rientrati dalla vittoriosa trasferta di Atene. E a forza di sconfitte, puoi ritrovarti a 6 punti di distacco dalla Virtus Bologna prima in classifica dopo appena cinque giornate, che per una società dal budget e dal roster nobili come Milano è già un problema.

Non è che le cose siano precipitat­e in pochi giorni. Lo staff Olimpia sa che l’importante, in Italia, sarà entrare nelle otto che disputeran­no i playoff, perché poi tutto si azzera e l’Europa sarà compiuta, nel bene o nel male. Il problema è che ci sarà sempre una domenica di campionato dopo un venerdì di Eurolega e non è che Milano potrà ogni volta scegliere di impegnarsi alla morte oltre confine e di farsi maltrattar­e in serie A.

La panchina lunga serviva proprio a questo: essere competitiv­i su tutti i fronti. Gudaitis è rientrato domenica, bentornato. Nedovic rivedrà la luce a Roma. Mack è quasi pronto. Ed Ettore Messina ha un vantaggio: un credito che gli permette di non finire (per ora) nella bufera.

Il vecchio saggio Valerio Bianchini, uno che di pallacanes­tro ne capisce, ha scritto ieri su Facebook che «ci vuole un percorso lungo, basato sulla continuità tecnica e sulla crescente identifica­zione per diventare la Grande Squadra che tratta tutti gli impegni allo stesso modo». Diamo tempo a coach Ettore di lavorare: al Cska, nel 2005, dopo poche partite venne messo in discussion­e. Arrivò a fine stagione vincendo tutto: titolo russo ed Eurolega. Perché non fidarsi?

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(Ciamillo) Rientro Arturas Gudaitis di nuovo in campo
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