«Dico ai genitori: non nascondete il trauma ai figli Ma serve dolcezza»
La specialista: ora un’elaborazione collettiva
«Di fronte a una tragedia così accidentale e improvvisa, durissima da accettare, l’istinto di protezione porta a “negare” il trauma davanti ai figli. A cercare di nasconderglielo. Ma la finzione non regge. Bisogna al contrario guidare anche i più piccoli a elaborare il lutto collettivo». Cerca di dare indicazioni Chiara Lupo, psicoterapeuta presidente del Centro studi famiglia, specializzata in problematiche che coinvolgono minori in concomitanza con eventi traumatici di questo livello.
Come si può spiegare ciò che è successo ai bambini?
«Dipende dall’età. Con i bimbi di quinta elementare si potrà parlare di morte e fatalità imprevedibile in modo un po’ più onesto e il più possibile accogliente e supportante. Con i piccoli si ricorrerà ad immagini simboliche, puntando sulla continuità affettiva e la dolcezza. Ad esempio si potrebbe dire che Leo continuerà a essere con loro, dal cielo. A tutti, adulti e minori, serve un aiuto esperto».
La tragedia colpisce indirettamente centinaia di famiglie...
«C’è il dolore primario dei genitori: di mattina hanno accompagnato il figlio a scuola, un’istituzione di cui tutti si fidano. E poche ore dopo per una concausa di variabili accidentali accadute incredibilmente in simultanea, lo hanno perso. L’evento tragico e irreversibile è scioccante per l’intera comunità perché è capitato ad uno di loro, uno cui non “doveva” capitare. Per associazione, “poteva capitare a tutti”. Tutti si sentono coinvolti».
Il tema delle responsabilità s’intreccia con quello della custodia e del caso...
«La scuola potrebbe sentire di essere venuta meno ai suoi doveri, anche se non è così. E i genitori potrebbero diventare insicuri. Una intera comunità traballa. Il meccanismo di difesa porta a rimuovere il fatto. Ma i bambini portano con sé ricordi e esperienze molto più di quanto pensiamo».
Per quali ragioni? «Intanto, anche se la scuola era iniziata da poco i bimbi legano. Se uno di loro manca, se lo ricordano bene. In secondo luogo il segreto è impossibile da mantenere: a scuola e a casa i bimbi sentono, vivono. Percepiscono che qualcosa di gravissimo e cupo è successo, assorbono lo stato emotivo di sofferenza e dolore della comunità che in buona fede cerca di proteggerli. Anche se non venissero a sapere esattamente cosa è accaduto (cosa che peraltro pare quasi impossibile), resteranno comunque con la “sensazione di tragedia” non elaborata».
I compagni del figlio che non c’è più potrebbero essere di supporto alla famiglia?
«La disponibilità del mondo in cui questo bimbo è vissuto ed è stato felice a partecipare all’abbraccio alla famiglia dovrebbe essere totale, adesso e in futuro».