Corriere della Sera (Milano)

Due giorni per Brahms

Daniele Gatti dirige «La Fil» in Conservato­rio

- di Giuseppina Manin

Le piace Brahms? La domanda galeotta di un celebre romanzo di Françoise Sagan e relativo film con Ingrid Bergman e Anthony Perkins, torna ora alla ribalta grazie alla folle idea di un grande direttore come Daniele Gatti e un’orchestra votata alle audaci imprese. Come questa maratona brahmsiana, quattro sinfonie e quattro concerti uno dopo l’altro nell’arco di un weekend. «Tutti pazzi per Brahms», sabato e domenica, da pomeriggio a sera alla sala Verdi del Conservato­rio, in collaboraz­ione con la Società del Quartetto e il Comune, è un’occasione da non perdere. Protagonis­ti i fantastici strumentis­ti de La Fil e due solisti d’eccezione, il violinista Frank Peter Zimmerman e il violonno cellista Jan Vogler.

Maestro Gatti, ovviamente a lei Brahms piace e molto...

«È stato uno dei miei primi amori, ero ragazzo quando mio padre me lo fece scoprire. Poi c’è voluto il resto della vita per inoltrarsi nella sua affascinan­te complessit­à, nel suo mistero. E il viaggio continua».

Dopo l’integrale di Schumann di maggio sempre con La Fil, una nuova sfida.

«Due geni della musica romantica tedesca, entrambi debitori della grande lezione di Beethoven, non a caso in programma insieme con Schumann per sottolinea­re la continuità d’ascolto. Una bella partenza per una nuova orchestra che riunisce generazion­i diverse, giovani talenti e strumentis­ti affermati provenient­i da Santa Cecilia e dalla Scala, dalla Sinfonica Rai, dal Regio di Torino, Comunale di Bologna e La Fenice».

Il meglio delle orchestre italiane, ma non solo...

«All’inizio con Roberto Tarenzi, viola del Quartetto Borciani e Carlo Maria Parazzoli, primo violino di Santa Cecilia, fondatori de La Fil con l’editore Luca Formenton e con me, si era pensato di dar vita a una sorta di Nazionale della musica capace, proprio come per il calcio, di riunire il meglio delle nostre squadre. Ma appena è corsa voce, altri orchestral­i amici si sono fatti vivi dall’estero chiedendo di partecipar­e all’iniziativa. E così da nazionale la Fil si è trasformat­a subito in internazio­nale. Nelle nostre file suonano prime parti della Mahler Chamber, dei Wiener Philharmon­iker, della National de France. E per Brahms si sono aggiunti la prima viola del Met di New York, il primo contrabbas­so della Filarmonic­a di Helsinki».

Vederli provare gomito a gomito dà il senso di un mondo senza barriere. Quali opportunit­à offre a un giovane musicista?

«Di allargare conoscenze e mettersi in contatto con realtà lontane che potrebbero tornargli utili. Vista la situazione della musica classica in Italia, è probabile che un giovane oggi finisca all’estero. La Fil è una palestra ad alto livello. L’entusiasmo e l’impegno sono stupefacen­ti».

Non tutti però sembrano pensarla così; a Milano il vostro arrivo ha messo in allarme molti.

«Sono stupito. Il format della La Fil è tutto diverso, ci si riunisce “a progetto”, a Miladue volte l’anno. La prossima sarà a primavera, al Lirico. Non siamo in concorrenz­a con nessuno, i nostri sostegni sono solo privati. Chi potrebbe essere così meschino da ostacolare un’orchestra dove il settanta per cento dei musicisti potrebbero essere nostri figli?».

Il 10 dicembre a Roma lei aprirà la stagione con la versione francese dei Vespri siciliani. Quando la rivedremo alla Scala?

«In aprile con “Pelléas et Mélisande” di Debussy. Per me milanese la Scala è un luogo del cuore. Ma lo è anche il Conservato­rio, la sala della mia giovinezza. Ogni volta che varco quel portone mi sento a casa».

Il musicista tedesco è stato uno dei miei primi amori. Poi c’è voluto il resto della vita per inoltrarsi nel suo mistero

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In alto il direttore d’orchestra Daniele Gatti, 57 anni, mentre dirige La Fil, La Filarmonic­a di Milano formata da musicisti italiani e stranieri
Ispirato In alto il direttore d’orchestra Daniele Gatti, 57 anni, mentre dirige La Fil, La Filarmonic­a di Milano formata da musicisti italiani e stranieri

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