Un’alternativa alle ruspe «Dal restyling del Meazza può nascere un Diamante»
L’architetto Mascheroni: impianto ribassato, tre anni di lavori
Milan e Inter vorrebbero raderlo al suolo. La politica spera di strappare alle ruspe almeno una traccia. C’è poi chi tifa per una riconversione, pur di salvare il Meazza: in un centro commerciale, in uno «stadio B» per le giovanili o in un polo del divertimento. In città resta però forte il partito di chi sogna di far proseguire la storia centenaria della «Scala del calcio», perché già oggi l’impianto «ha il dna perfetto per essere uno dei migliori stadi al mondo». Ne è convinto Jacopo Mascheroni che con il suo studio d’architettura milanese «Jma» ha raccolto la sfida di traghettare
San Siro nel futuro, ancorandolo allo stesso tempo al suo passato glorioso e a quelle linee iconiche che la Sovrintendenza vorrebbe conservare.
«Si può fare», assicura Mascheroni. E con costi, tempi e disagi decisamente inferiori a quelli prospettati dai club. Per il suo «Diamante» servirebbero «200-250 milioni di euro e tre anni di lavori — spiega —. Il fatto che il Meazza sia costruito con anelli indipendenti tra loro aiuta: basterebbe chiudere qualche settore alla volta per procedere in tutta sicurezza, riducendo la capienza a 45mila posti. La prefabbricazione delle componenti del progetto permetterà di ridurre i tempi».
Ma come cambierebbe San Siro? Il risultato sarebbe un’arena da 62mila posti, più bassa, con le storiche linee sinuose delle rampe rivestite, risagomate e accentuate dalla scomparsa di terzo anello, torri e tralicci. La nuova copertura sfaccettata servirà a contenere l’inquinamento sonoro all’esterno, e migliorare il comfort acustico all’interno. Il primo passo è la costruzione dell’«anello zero»: tremila posti premium (in totale il progetto ne conta 9.500) a bordo campo, ottenuti abbassando di due metri il terreno di gioco. «È un accorgimento che sfrutta la distanza che separa oggi le tribune del primo anello dal manto erboso», spiega l’architetto, con un passato anche nel celebre studio newyorchese del premio Pritzker Richard Meier. I servizi che oggi mancano sarebbero ricavati nei vuoti presenti nei due anelli superstiti, attraverso nuovi solai prefabbricati dove inserire gli spazi di hospitality, food&beverage, i bagni. I tornelli saranno inglobati nel terzo anello esterno: un disco «verde» attorno allo stadio, in parte sotterraneo, che ospiterà i parcheggi, negozi e tutto quello che fa gola ai club e potrà intrattenere i tifosi.
Le travi reticolari rosse verrebbero riciclate nella nuova piazza: saranno un doppio «portale» che disegnerà il boulevard che porta al metrò. Infine, capitolo ecosostenibilità: verde «profondo», come chiesto dai residenti, aree a parco, impianto geotermico, sistema di raccolta dell’acqua piovana, luci led e accorgimenti energetici.