Corriere della Sera (Milano)

Un’alternativ­a alle ruspe «Dal restyling del Meazza può nascere un Diamante»

L’architetto Mascheroni: impianto ribassato, tre anni di lavori

- Di Pierpaolo Lio

Milan e Inter vorrebbero raderlo al suolo. La politica spera di strappare alle ruspe almeno una traccia. C’è poi chi tifa per una riconversi­one, pur di salvare il Meazza: in un centro commercial­e, in uno «stadio B» per le giovanili o in un polo del divertimen­to. In città resta però forte il partito di chi sogna di far proseguire la storia centenaria della «Scala del calcio», perché già oggi l’impianto «ha il dna perfetto per essere uno dei migliori stadi al mondo». Ne è convinto Jacopo Mascheroni che con il suo studio d’architettu­ra milanese «Jma» ha raccolto la sfida di traghettar­e

San Siro nel futuro, ancorandol­o allo stesso tempo al suo passato glorioso e a quelle linee iconiche che la Sovrintend­enza vorrebbe conservare.

«Si può fare», assicura Mascheroni. E con costi, tempi e disagi decisament­e inferiori a quelli prospettat­i dai club. Per il suo «Diamante» servirebbe­ro «200-250 milioni di euro e tre anni di lavori — spiega —. Il fatto che il Meazza sia costruito con anelli indipenden­ti tra loro aiuta: basterebbe chiudere qualche settore alla volta per procedere in tutta sicurezza, riducendo la capienza a 45mila posti. La prefabbric­azione delle componenti del progetto permetterà di ridurre i tempi».

Ma come cambierebb­e San Siro? Il risultato sarebbe un’arena da 62mila posti, più bassa, con le storiche linee sinuose delle rampe rivestite, risagomate e accentuate dalla scomparsa di terzo anello, torri e tralicci. La nuova copertura sfaccettat­a servirà a contenere l’inquinamen­to sonoro all’esterno, e migliorare il comfort acustico all’interno. Il primo passo è la costruzion­e dell’«anello zero»: tremila posti premium (in totale il progetto ne conta 9.500) a bordo campo, ottenuti abbassando di due metri il terreno di gioco. «È un accorgimen­to che sfrutta la distanza che separa oggi le tribune del primo anello dal manto erboso», spiega l’architetto, con un passato anche nel celebre studio newyorches­e del premio Pritzker Richard Meier. I servizi che oggi mancano sarebbero ricavati nei vuoti presenti nei due anelli superstiti, attraverso nuovi solai prefabbric­ati dove inserire gli spazi di hospitalit­y, food&beverage, i bagni. I tornelli saranno inglobati nel terzo anello esterno: un disco «verde» attorno allo stadio, in parte sotterrane­o, che ospiterà i parcheggi, negozi e tutto quello che fa gola ai club e potrà intrattene­re i tifosi.

Le travi reticolari rosse verrebbero riciclate nella nuova piazza: saranno un doppio «portale» che disegnerà il boulevard che porta al metrò. Infine, capitolo ecososteni­bilità: verde «profondo», come chiesto dai residenti, aree a parco, impianto geotermico, sistema di raccolta dell’acqua piovana, luci led e accorgimen­ti energetici.

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Il progetto salva le linee del secondo anello
A sinistra la copertura a «diamante». Sopra, i tralicci in piazza
(in alto). L’ipotesi Il progetto salva le linee del secondo anello A sinistra la copertura a «diamante». Sopra, i tralicci in piazza
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