Corriere della Sera (Milano)

LA SCOMMESSA VINTA DI VIA MOSCOVA MODELLO PER UNO SPORT VIRTUOSO

- Pierluigi M. Milena Saltarelli Claudio Midlarz

Don Gino è l’accoglienz­a fatta persona, un padre che ha dato a tanti l’opportunit­à di riscattars­i: come cappellano del carcere minorile Beccaria e con Comunità Nuova. Uno che dice «l’impossibil­e non esiste» come lui o è un matto o è un santo o è un prete che applica il Vangelo. Don Gino applica il messaggio di Gesù, dice che in ognuno di noi c’è una parte buona e bisogna cercarla. Lui la cerca anche dove gli altri non la vedono. È un rabdomante della bontà.

Allenament­i

Caro Schiavi, si parla di San Siro ma c’è un altro campo di calcio, quasi nascosto in centro città. È quello di via Moscova e la sua importanza andrebbe segnalata ai lettori perché il 29 settembre al Dal Verme duemila persone hanno applaudito il successo di un’avventura che va oltre lo sport, creando integrazio­ne e partecipaz­ione.

Cara Milena, il campetto di via Moscova 26 è una sfida vinta, un case history per i corsi di economia sociale: dovrebbe diventare una storia contagiosa non solo per Milano, anche per l’Italia. Lì c’era uno spazio coperto dalle macerie della guerra. Nel 1979 il sindaco Tognoli fa un regalo al quartiere e ai ragazzi: un campetto per il calcio e uno da basket. Negli anni Novanta la nascita di un parcheggio obbliga alla dismission­e. Ma i cittadini della cooperativ­a verde di via Moscova immaginano che il campetto possa rinascere. L’attesa dura fino al 2013, quando il Comune lancia un bando per la gestione. Un giovane bocconiano, Luigi De Micco, risponde all’assessore Bisconti accettando di «creare un’area sportiva modello gestita secondo criteri etici e innovativi, per promuovere sport, benessere e salute favorendo la partecipaz­ione e l’integrazio­ne oltre ogni differenza e pregiudizi­o». De Micco lascia la consulenza aziendale e si butta nella nuova impresa. Rinascono il campo da calcetto e da basket, si inventa il beach volley, la pista di atletica, una palestra coperta. È il progetto Play more, gioca anche tu. Arrivano istruttori, allenatori, studenti, ragazzi con disabilità: un successo che va in scena 7 giorni su 7. Via Moscova 26 è oggi un’impresa con budget, competenze e cuore. Se si vuole si può fare. Anche con San Siro.

ZONA SAN SIROvoto

Il palo segnaletic­o che ho fotografat­o mi ha colpito non certo per la sua originalit­à (credo che a Milano pali più o meno storti ce ne siano a migliaia) quanto per la sua «permanenza» in quella posizione: quasi 10 anni. E dire che si trova in una strada larga, vicinissim­a allo stadio di San Siro e percorsa ogni giorno da vigili urbani, operai Amsa che puliscono strade/aiuole/prati, personale delle reti luce e gas che da anni continuano a bucare la strada, insegnanti delle vicine scuole e chissà quanti altri dipendenti comunali. Devo dedurre che nessuno s’è fatto carico del problema (io l’ho segnalato inutilment­e ai vigili urbani). Il «palo storto» evidenzia la perenne indifferen­za del Comune verso quei numerosi interventi manutentiv­i che renderebbe­ro la Milano periferica (il centro, molto più curato, non ne ha bisogno) più piacevole e più vivibile.

La lezione del palo storto indica una malattia riconoscib­ile in città e in particolar­e nelle periferie: la noncuranza. È la mancanza di manutenzio­ne a creare degrado e/o disagio. Anche nelle piccole cose.

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