Citylife, ecco il Porticato che cambia lo skyline
Progetto svelato: svolta orizzontale
Svelato il nuovo progetto delle Generali per Citylife: un Porticato dietro alle Torri, che diventerà un polo dello «smart working». Inizio dei lavori fissato nel 2021. Il palazzo sarà lungo oltre 200 metri. Il progetto divide. «Una svolta orizzontale, sfidare i grattacieli sarebbe stato sbagliato», dice l’architetto Bjarke Ingels. «Nei quartieri chiusi crescono le solitudini», replica l’urbanista Giancarlo Consonni.
Il tabellone del «monopoli» Citylife va componendosi, l’ultimo tassello del puzzle è stato svelato, le volumetrie rimaste in sospeso dal piano originale del 2004 (circa 53.500 metri quadri di slp) prendono la forma di un edificio che è insieme una e due architetture, imponente porta d’accesso ai terreni dell’ex fiera da Nord-Est (via Domodossola) e possente costruzione sdraiata che incornicia le Tre Torri da Sud (piazza Giulio Cesare). Un «Porticato» dietro alla triade «Dritto», «Storto» e «Curvo» (il copyright è dei progettisti danesi dello studio di Bjarke Ingels che hanno vinto il concorso del «proprietario», le Generali), oppure un’Amaca per alcuni, o ancora una Spada da vichingo per altri, o addirittura una Pagoda, infine, per i più arditi.
I metri cubi delle «vecchie» residenze d’archistar firmate da Arata Isozaki e della Torre Arduino di Daniel Libeskind non andranno tutti a formare soltanto una «quarta torre», come inizialmente ipotizzato da Generali, ma un edificio pensato come doppio e speculare, in continuità con l’antico ingresso principale della fiera campionaria e con la coppia di palazzine liberty «aperte» verso la città, con una revisione di tutto il progetto sulle aree che oggi ospitano la bretellina dei taxi e gli uffici Citylife.
La progettazione definitiva inizierà a metà 2020, a ruota dell’inizio dei lavori per le ultime residenze Libeskind, un centinaio, dato che da Citylife fanno sapere di avere ancora domanda, e soltanto sei appartamenti liberi rimasti. Lavori al via nella seconda metà del 2021 e al massimo entro le
Olimpiadi (ma comunque non prima di metà 2023 se si trovasse subito un «inquilino» unico), la Milano che trascina (o divora) il resto del Paese avrà un suo nuovo simbolo: non più icona soltanto verticale dunque ma orizzontale, con i due picchi sfalsati che raggiungono alte quote (52 e 106 metri) andando a creare un enorme portale largo circa 200 metri, con colonne, patii e gallerie, frutto della «visio
ne scandinava dell’italianità» dell’architetto vincitore, impostosi su cinque «finalisti», con un progetto imponente anche al cospetto di tre «mostri» che arrivano a grattare il cielo milanese fin oltre i 200 metri.
L’edificio, che si svilupperà sulle aree Nord e Nord-Est del quadrante dell’ex fiera, vedrà il corpo più piccolo affacciarsi su viale Boezio (sull’area oggi messa a frutto con campi da tennis e da paddle) mentre quello più alto si staglierà sopra al velodromo Vigorelli rimesso a posto grazie agli oneri a scomputo del progetto rivisitato (così come il padiglione 3 verso piazza Sei febbraio, la fontana di piazza Giulio Cesare, l’asilo nido nel parco in via Stratos e un futuro comando della polizia locale in via Colleoni). Destinazione d’uso ancora il terziario — dopo i quartieri generali di Allianz, Generali e Pwc nel Curvo con i loro 7-8 mila dipendenti a regime — con l’impostazione di creare un unico ambiente di smart working, con nuovi criteri di gestione degli spazi legati alle nuove dinamiche del mercato immobiliare (avviato dai colossi del web e dalle piccole startup californiane) su cui Generali punta decisa: «Il Porticato — spiega l’amministratore delegato di Generali Real estate, Aldo Mazzocco — sarà il manifesto dell’ufficio Generali, un biglietto da visita per altri mercati, un modello da declinare in Europa, un lascito più artistico che architettonico ai posteri. È l’inizio di una nuova era — spiega a chi gli chiede di analizzare l’investimento (da «ben oltre 100 milioni di euro») — c’è stato uno scatto importante, c’è moltissima richiesta di nuove costruzioni, che danno lavoro e fanno trattenere i talenti. E le aziende vogliono venire a Milano, città superdinamica, con moda e design che funzionano e una grande crescita universitaria. A chi ci chiede se non siamo preoccupati, rispondiamo che non siamo noi a esserlo. Semmai quelli che hanno immobili di vecchia generazione».
Certo, da Citylife non si chiude la porta ad altri settori, in particolare all’alberghiero, con i rendering che svelano delle «infinity pool» (piscine panoramiche) con vista Tre Torri, o lounge bar negli attici. «Abbiamo raggiunto l’obiettivo ambizioso di rigenerare, riqualificare e restituire alla città l’area della fiera. Il building aggiungerà un nuovo elemento al quartiere» dice Armando Borghi, ad di Citylife. Ma la sintesi di un percorso lungo oltre 15 anni e dall’esito tutt’altro che scontato la fa il presidente del Leone, Gabriele Galateri di Genola: «Non è un mistero che a un certo momento con la crisi immobiliare abbiamo riflettuto. Eravamo spaventati: vedevamo questo enorme progetto urbano pieno di buchi neri... E invece ne è venuta fuori una cosa straordinaria non solo a livello architettonico ma anche di innovazione, tecnologia e sostenibilità».
Le dimensioni
Il palazzo sarà lungo oltre 200 metri con altezze dei due corpi sfasate: 52 e 106 metri