BookCity entra in salotto Eventi in 40 case private
Gli ascolti in oltre 40 abitazioni. «Segnale di civiltà»
Le fiabe raccontate nel salotto di casa. Con un pubblico di sconosciuti. BookCity è anche questo: capace di far spalancare le porte dei privati, che accolgono appassionati pronti ad ascoltare libri letti ad alta voce. Nel 2018 quindici eventi, ora 40.
Quartiere Carrobbio. Fuori dalle ampie finestre emergono il buio delle sei di sera, lo sferragliare del tram, le voci di chi rincasa dall’ufficio e la cupola della Basilica di San Lorenzo Maggiore. Dentro, in salotto, le parole di Jan Potocki, «Manoscritto trovato a Saragozza», risuonano nelle voci di due giovani attori, tra pareti ricoperte di libri e luci soffuse. Un’ora più tardi, in un elegante appartamento di fronte al Parco Sempione, si leggono ad alta voce le avventure di «Totò il buono» di Cesare Zavattini. Sul citofono al portone di ingresso dello stabile è appuntato un biglietto: «BookCity». Che anche quest’anno entra «nelle case» dei milanesi, da Lambrate («I viaggi di Gulliver», di Jonathan Swift) a Lorenteggio («Il ponte della Ghisolfa», di Giovanni Testori). Letture ad alta voce negli spazi privati dei milanesi, che per l’occasione aprono le proprie case al pubblico. Oltre 40 abitazioni per la prima volta, dalle 15 degli scorsi anni: «BookCity nelle case» è diventato grande.
È il lato intimo, domestico di BookCity, la manifestazione diffusa che porta a Milano oltre 3 mila autori e 1.500 eventi. «A volte ci si dimentica che BookCity non è un salone del libro, ma un festival della lettura», dice Daniela Cattaneo, fondatrice di h+, società che ha ideato e curato il progetto all’interno di BookCity Milano. «“BookCity nelle case” ha la sua essenza proprio nella lettura. In particolare, in quella condivisa, ad alta voce. Che aiuta, e impone, l’immaginazione. Una capacità che oggi stiamo perdendo, perché siamo bombardati da immagini che ci arrivano».
Ogni anno «BookCity nelle case» affronta la letteratura di un Paese o un genere letterario. Quest’anno il tema — svolto nell’arco di due settimane, dal 4 novembre, in una sorta di anticipazione della manifestazione — sono le fiabe nel mondo, un linguaggio universale capace di unire epoche e Paesi lontani: «Le fiabe sono spesso metafore della vita, strategie per spiegare in modo semplice concetti molto complessi», continua Cattaneo.
I milanesi interessati ad aprire la propria casa alle letture ad alta voce hanno risposto a un invito a partecipare sul sito di BookCity, indicando la propria disponibilità in termini di pubblico. «È un segnale di bella civiltà milanese», commentano i signori Fabricatore, venuti da Varese per assistere alla lettura di Potocki. «Ci torneremo sicuramente il prossimo anno: un’esperienza bellissima e molto coinvolgente, nella casa di un privato che decide di aprire le porte alla città». Il dibattito a fine lettura nasce spontaneo tra il pubblico, in un’atmosfera che ricorda una cena tra amici. «È un’occasione che io e mio marito amiamo molto», racconta Anna Rastelli, che apre il proprio appartamento da due anni a BookCity nelle case: «Abbiamo pensato che fosse una bellissima esperienza da condividere con amici e con persone che possono diventarlo».
Un segnale forte, da parte di Milano, in termini di apertura e ospitalità. «Quando tu dai fiducia ti viene risposta fiducia», dice Daniela Cattaneo, che oltre a ideare il progetto ospita ogni anno una lettura nella sua casa. Ma allo stesso tempo una strategia culturale: «È un’esperienza intima, in cui il rapporto con il pubblico è ravvicinato — commenta Francesca Accolla, attrice allieva del Centro Teatro Attivo, dopo la lettura a casa Rastelli —. L’idea di fare letture nelle case private, in ambienti così accoglienti, invoglia le persone a partecipare e magari a conoscere opere che non conoscono».
Gli ultimi appuntamenti a cui iscriversi sono previsti per domani, con la chiusura della manifestazione, ma «l’idea è quella di tenere aperto il “servizio” tutto l’anno — annuncia Cattaneo —. Se un cittadino vorrà ospitare una lettura condivisa a casa sua nei prossimi mesi, potrà farlo. Insieme lo organizzeremo. In tanti ce lo stanno chiedendo. Sarebbe un peccato dover aspettare il prossimo BookCity».
I curatori del progetto L’idea è quella di tenere il «servizio» attivo tutto l’anno. Organizzeremo le serate con chi vorrà