«Una svolta orizzontale Sfidare i grattacieli sarebbe stato sbagliato»
L’architetto Bjarke Ingels
Dal primo contatto con Stefano Boeri, che a Copenaghen lo elogiava per un «piccolo progetto da 600 metri quadrati» nel porto, agli oltre 50 mila del maestoso «Porticato». Per il vincitore del concorso delle Generali per Citylife, l’architetto danese Bjarke Ingels (con il suo studio Big), sono stati 15 anni di «romanzo milanese». Perché Milano «è a ragion veduta la capitale europea del design».
Alla fine, un po’ a sorpresa, non ci sarà la tanto attesa «quarta torre». Né la quinta.
«La piazza si chiama Tre Torri, non potevamo farne altre... Abbiamo capito che sarebbe stato sbagliato. Si sarebbe finiti per competere con gli altri grattacieli. Meglio lavorare in orizzontale a un elemento di raccordo e di cornice, con richiami a impostazioni orizzontali classiche come il Lingotto torinese e soprattutto ispirato a quella duplicità che mi sembra una vocazione civica milanese nei confronti degli spazi pubblici, coppie di palazzi che si affacciano su grandi spazi pubblici, come piazza Piemonte, per esempio». Per il “Porticato” abbiamo seguito l’impostazione della vecchia fiera con il suo antico asse d’ingresso dalla città. Uno sarà esposto verso il Duomo l’altro verso l’arco alpino, e collegheranno con il quartiere». Come si è sviluppata la progettazione?
«Ecco, diciamo che essendo partiti per cercare di “abbassare” il palazzo rispetto ai grattacieli, quando l’abbiamo realizzato e visto nei rendering ci siamo sorpresi. In effetti non era proprio così “timida” (shy, ndr) come costruzione..».
Altre fonti d’ispirazione meneghina?
«Gli spazi interni, i chiostri, i porticati, in grado di ospitare grandi eventi, con elementi che richiamano la Galleria, la Statale, la Triennale. È un omaggio all’idea di italianità che abbiamo in Scandinavia».