Corriere della Sera (Milano)

«In ostaggio dei ponteggi dal 2011»

Incuria e pericoli nelle case Aler. «Ora basta»

- di Giampiero Rossi

«Le impalcatur­e sopra gli ingressi sono lì dal 2011». «Le scale le abbiamo imbiancate noi». «E abbiamo comprato e sostituito anche la lampadina all’ingresso». Nelle case Aler del quartiere San Siro le inquiline di via Morgantini 5, tra dialetto milanese e cadenze meridional­i, raccontano la loro battaglia quotidiana contro la burocrazia tetragona ad appelli e richieste, contro gli assalti degli abusivi e verso i coinquilin­i meno attenti al decoro di scale e cortili. Indicano facciate, balconi e cornicioni: «Aspettiamo la manutenzio­ne da tanti anni — dicono —. Dal 2010 le nostre case hanno iniziato a venire giù a pezzi».

«Le impalcatur­e sopra gli ingressi sono lì dal 12 ottobre 2011», spiega la signora Erville Brioschi. «Le scale le abbiamo imbiancate noi perché l’ultima volta che lo hanno fatto loro era il 1969, l’anno in cui sono arrivata qui», aggiunge Anna Maria Buttazzoni. «Anche la lampadina del vano d’ingresso l’abbiamo comprata e sostituita, nell’altra scala stanno aspettando l’Aler e sono al buio da quattro mesi», chiosa Giuseppina Guzzo.

Le ragazze di via Morgantini 5, in zona San Siro, sono tutte nonne o addirittur­a bisnonne. Ma lo scorrere del tempo non ha eroso vitalità, memoria e dignità. Queste signore non si arrendono all’idea che la «loro» casa possa essere abbandonat­a al degrado e all’incuria. E tra dialetto milanese e cadenze meridional­i raccontano la battaglia quotidiana su più fronti: contro la burocrazia tetragona ad appelli e richieste, contro gli assalti degli abusivi e verso i coinquilin­i meno attenti al decoro di scale e cortile. «Alùra», attacca la decana Erville, 83 anni, milanese «da set generasiun», inquilina del civico 5 di via Morgantini dal 1954: «Qui aspettiamo la manutenzio­ne da tanti anni, posso documentar­e tutto perché ho conservato ogni lettera e annotato ogni telefonata — racconta — e dal 2010 le nostre case hanno cominciato a venire giù a pezzi. Basta guardarle». E indica facciate, balconi e cornicioni che sembrano divorati da una sorta di lebbra. «Quando è caduto un pezzo piuttosto grosso hanno montato queste impalcatur­e a protezione di ogni ingresso, e se ne sono andati».

Questo accadeva otto anni e un mese fa. Da quel momento, raccontano sovrappone­ndo le voci nell’aggiungere dettagli, il risanament­o del caseggiato è comparso in tutti i piani triennali dell’Aler. Ma non è mai avvenuto. La signora Brioschi — passato da sarta, carisma ed eloquio da leader — è in grado di elencare uno per uno funzionari e dirigenti che si sono succeduti negli uffici di viale Romagna. «Anche loro mi conoscono bene», dice. Ma i suoi solleciti, le lettere e le telefonate, non hanno prodotto effetti. «Basta guardarsi attorno — spiega Giuseppina Guzzo —: non esiste un accesso carraio di emergenza, qui le ambulanze non entrano, chi sta male e chi muore in casa deve essere portato fuori a braccia; i cancelli rimangono aperti giorno e notte e noi ci troviamo a combattere gli assalti degli abusivi che cercano di occupare le case sfitte». Ma anche la corsa contro il tempo per recuperare e riassegnar­e gli alloggi rimasti vuoti, da queste parti ha prodotto effetti surreali. La signora Wally Cattaneo, che aveva bisogno di un appartamen­to al piano terra perché non riesce più a fare le scale è arrivata qui tre mesi fa, in un bilocale fresco di ristruttur­azione. Apre la porta e mostra cosa è successo nel volgere di una dozzina di settimane: dai muri sono affiorate macchie di umido e formazioni di muffe, «e quando è partito il riscaldame­nto dai caloriferi è iniziato uno sgocciolam­ento che non sono ancora riusciti a fermare».

«Fanno i lavori in fretta per poter annunciare che le case sono tornare in assegnazio­ne ed ecco i risultati — commenta Nicola Di Marco, consiglier­e regionale del Movimento cinque stelle promotore della campagna “Alertiamoc­i” che sta raccoglien­do centinaia di segnalazio­ni da parte di inquilini delle case popolari —. Qui servono interventi di manutenzio­ne straordina­ria per due milioni di euro, ci sono 14 occupazion­i abusive su 72 alloggi totali e 11 alloggi sfitti ancora in ristruttur­azione, c’è il persistent­e pericolo di caduta calcinacci. Lo dice l’Aler rispondend­o a una mia richiesta di accesso agli atti — prosegue — e purtroppo emerge anche che probabilme­nte la ristruttur­azione straordina­ria dello stabile rischia di slittare ulteriorme­nte all’anno prossimo se non oltre». Ma su questo la signora Erville Brioschi non ha dubbi: «Hanno promesso i lavori in primavera. Io aspetto fino ad aprile e poi, anche se non ho mai fatto scadere un bollettino dal 1954, giuro che smetto di pagare l’affitto».

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La signora Erville Brioschi, a destra, con Nicola Di Marco (M5S), Giuseppina Guzzo e Wally Cattaneo
Appelli La signora Erville Brioschi, a destra, con Nicola Di Marco (M5S), Giuseppina Guzzo e Wally Cattaneo

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