Lomello, il paese dove è nato il progetto delle panchine rosse
L’installazione-simbolo contro la violenza sulle donne
Tutto è partito da una panchina di legno marrone, sistemata nel giardino di una casa antica dentro le mura medievali di Lomello, comune di duemila abitanti, nel bel mezzo della Lomellina. Qualche pennellata di vernice rossa data dai ragazzi di un liceo artistico del circondario hanno trasformato quella panchina in un’icona per dire basta alla violenza sulle donne. Nel settembre del 2016 l’attivista pavese Tina Magenta stava sfogliando un giornale quando si è imbattuta nella foto dell’opera di un writer torinese: una panchina rossa. «Ho avuto questa intuizione e ho chiesto al sindaco di installare la panchina, pensando di coinvolgere gli altri piccoli centri lomellini, in un progetto che mai avrei pensato potesse diventare così ambizioso — racconta Tina Magenta, ambasciatrice del movimento Panchina Rossa —. Questa sorta di monumento così popolare ha attirato l’attenzione di un’altra pavese, Isa Maggi, coordinatrice nazionale degli Stati Generali delle Donne, che ha istituzionalizzato l’iniziativa, portandola in giro per il mondo». La sera stessa dell’installazione della prima panchina rossa, la casella e-email di Tina Magenta fu subissata da decine di richieste: sindaci, associazioni, scuole e comuni cittadini da ogni parte d’Italia che volevano saperne di più.
Da allora sono state installate in Italia circa 1.500 panchine rosse, con il supporto dell’Associazione nazionale dei Piccoli Comuni Italiani e il Pon Metro promosso dall’Agenzia della Coesione che ha permesso di installare le panchine rosse in tutte le città metropolitane nel 2018. A Milano le panchine rosse sono una trentina, in Lombardia la provincia con il numero più alto di installazioni è ovviamente Pavia, promotrice del progetto, con oltre cento pezzi. Seguono Varese,
Bergamo e Brescia, con una decina. «Lo scopo del progetto Panchina Rossa è ricordare tutte le donne uccise o che hanno subito e che ancora subiscono violenza — spiega Isa Maggi, che è anche presidente di Sportello Donna —.
La violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani, che offende la libertà e l’autodeterminazione. Iniziative come queste sono importanti perché favoriscono un adeguato processo di sensibilizzazione, di presa di coscienza». Da Lomello le panchine rosse si moltiplicano continuamente: la prossima, in Italia, verrà posizionata il 24 novembre nel convento di Sciacca, in Sicilia, mentre l’ultima, lo scorso 14 novembre, è stata installata alla facoltà di Psicologia dell’Università di Siviglia, in Spagna. Poi seguiranno Madrid e Malaga. Oltreoceano, invece, è il Sud America ad aver preso a cuore il progetto. Un sodalizio di nobili intenti, nato per caso, grazie ad una attivista argentina giunta in Lomellina alla ricerca dei propri avi: «Mi avevano chiamata da Galliavola, mio paese d’origine di 190 anime appena, per aiutare una signora giunta da Buenos Aires — racconta Tina Magenta —. Era arrivata qui per scoprire le origini della sua famiglia. Le ho raccontato delle panchine rosse, e così ora l’Argentina conta 540 installazioni, il Messico 20, ed altre ancora in Uruguay e Perù. Sono orgogliosa di questo progetto, arrivato persino dall’altra parte del mondo, a Sidney, in Australia».