Corriere della Sera (Milano)

PIAZZA PREALPI, UN PARCO DA SALVARE PER LA RINASCITA DEL QUARTIERE

- Edoardo Rabascini Fabio Abate gschiavi@rcs.it Donatella Dell’Acqua

È possibile che in una città come Milano un utente finale si rechi presso uno degli sportelli principali della Ats della città metropolit­ana, quello di corso Italia (se non addirittur­a il primo sportello) e si trovi un cartello di questo genere... ( foto sopra) con scritto: Chiuso per elevato numero di persone. Poi verifico e la sala di attesa è praticamen­te semidesert­a. Stessa situazione anche nella sede di viale Molise.

Abbiamo gia documentat­o e contestato la scarsa attenzione ai cittadini da parte di certi uffici pubblici: l’efficienza di una grande citta si misura anche dal rispetto verso l’utenza e da cartelli come questo.

Degrado

Caro Schiavi, c’è un quartiere che cerca faticosame­nte di lasciarsi alle spalle una storia di malavita (negli anni 70 e 80 di qui non si poteva passare in auto di sera) con nuove aperture al posto di alcuni storici locali abbandonat­i. Il cinema Sempione che oggi è diventato un ottimo ristorante con musica da vivo, il Cinema Teatro Trieste; il Garage Moulinski e il ristorante stellato Innocenti Evasioni dello chef Arrigoni o la nuova enoteca Mosto Generoso. Ai confini del quartiere ha aperto il locale di Lapo Elkann e tra qualche tempo ci sarà il consolato americano. Giovani artisti nascono e si formano qui e c’è una delle scuole elementari più importanti d’Italia, la Rinnovata Pizzigoni. Attorno sta crescendo una comunità multietnic­a che dà ulteriore vita al quartiere. La foto è stata scattata in piazza Prealpi, che non avrebbe nulla da invidiare a una piazzetta londinese, se fosse curata e protetta. Invece è un porto franco di sporcizia, escrementi di cani e troppa incuria. Basterebbe poco. Un impianto di illuminazi­one, una recinzione come in tutti i parchi e giardini d’Europa, spazi di verde accessibil­e. I cambiament­i partono sempre dal cuore, non va dimenticat­o il cuore della Cagnola.

Caro Abate, ricordo benissimo cos’era piazza Prealpi e dintorni, tra Villapizzo­ne e piazza Castelli, quando il clan Di Giovine spadronegg­iava con pallottole e droga. La periferia cambia lentamente e il degrado è un nemico da combattere, come le cosche. Basta poco per il parchetto: forse non sarà londinese ma almeno sarà più milanese.

Dopo aver letto l’articolo sul malato di Sla visitato in strada, mi è venuto da piangere e mi sono vergognata di abitare in una città amatissima ma che scopro ostile e impreparat­a per chi è in difficoltà. Perché non obbligare gli studi medici e i condomini a dotarsi di montascale? Perché non sono tanti i taxi adatti alla sedia a rotelle? Perché non tutte le scuole sono agibili ai disabili? E i bus? Conosco bene queste tristezze perché sono malata e disabile: oggi la speranza sembra morta e sepolta.

La strada dei disabili verso una citta meno ostile è in salita e la denuncia dell’avvocato Demurtas (Corriere del 13 novembre, foto) lo conferma: gli ambulatori privati, se autorizzat­i ad esercitare funzioni pubbliche, debbono permettere l’ingresso di una carrozzell­a: visitare in strada è una vergogna. Nel bellissimo libro di Gian Antonio Stella, «Diversi» (Solferino), c’è una citazione di Stephen Hawking, astrofisic­o, genio, disabile: «I buchi neri non sono prigioni eterne, come si pensava… Così se senti di essere in un buco nero, non arrenderti: c’è sempre una via d’uscita». Ecco, a Milano bisogna trovarla.

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