Codice rosso, 167 casi in tre mesi
Violenze e molestie, crescono le denunce. La Procura: allarme ragazzine sui mezzi pubblici
Preso dalla squadra Mobile il 21enne che a ottobre aveva violentato una coetanea agganciata all’interno dell’«Old Fashion», il cui titolare, Roberto Cominardi, svela al Corriere tutte le iniziative in atto nel locale per proteggere le ragazze. La vittima, una studentessa, era ubriaca. Il procuratore aggiunto Maria Letizia Mannella esorta le giovani a non esagerare con l’alcol e nel contempo racconta di un fenomeno in aumento, quello dei maniaci sessuali sui mezzi pubblici a caccia di ragazzine, sempre più decise a non sottovalutare ma a denunciare. Lo stupratore ripeteva: «È tutto ok». Da agosto, già 167 le denunce a Milano per violenza sessuale.
«Parlava solo in inglese. Gli dicevo di non farlo e lui ripeteva “è tutto ok”. Mi ha violentata, una volta finito mi ha aiutato a rialzarmi sistemando i pantaloni, mi ha presa sotto braccio e mi ha fatto camminare, piangevo, lui continuava a rassicurarmi... Quando ho visto le mie amiche, sono corsa verso di loro, le ho abbracciate e ho detto che cosa era successo. Quando si sono girate per vedere, lui non c’era più».
Studentessa straniera
Hanno entrambi 21 anni. Lei, sudamericana a Milano da un anno e mezzo, studentessa in un istituto di moda, è la vittima; lui, che si chiama Vincenzo
Mbeniaba, pregiudicato per truffe, residente a Lucca, è lo stupratore. Si erano incontrati nella notte tra l’11 e il 12 ottobre, all’interno dell’«Old fashion», come svelato all’epoca dal Corriere. La ragazza aveva già bevuto quattro shot di tequila nelle case delle amiche, prima di uscire insieme per andare in discoteca, dove hanno continuato a esagerare con l’alcol, tanto che una delle stesse amiche era talmente ubriaca da non comprendere, o minimizzare, la violenza. La 21enne è stata convinta dal balordo a uscire dall’«Old Fashion», nei giardinetti, con la scusa di prendere aria. In realtà, bisogna ascoltarla per capire quanto fosse poco lucida: «In discoteca qualcuno si è avvicinato chiedendomi se volessi uscire fuori .... ». L’ha seguito. Da agosto, i casi di violenza sessuale denunciati sono stati 167 (con 4 stupri di gruppo).
Degrado e abusivi
Il dato, volutamente comunicato dal procuratore aggiunto Maria Letizia Mannella, aiuta a capire un po’ di cose. Una premessa: di tutte queste violenze, in maggioranza non è stata data notizia, dalla procura come dalle forze dell’ordine. Ogni volta che la stampa chiede conto di questo «silenzio», la risposta verte sulle esigenze investigative. Ciò non toglie che chi pensa male resti convinto che si preferisca non innescare allarmi sociali, quasi che al giorno d’oggi sia sacrilego arrecare pubblicità negativa a questa Milano iper-attrattiva. Terminata
la premessa, bisogna riconoscere che la stessa Mannella ha svelato l’allarme preoccupante dei maniaci seriali su bus, tram e metrò alla ricerca di ragazzine, sempre più brave, ha rimarcato il procuratore, a non perdere la calma, acquisire elementi dell’aggressore (fotografandolo col cellulare) e a raccontare il fatto ai genitori per farsi accompagnare a denunciare. Dopodiché, gli stupri che «iniziano», come quello descritto, all’interno di una discoteca e proseguono fuori, scontano il menefreghismo dei titolari nel garantire condizioni decenti negli immediati dintorni: basterebbe potenziare la luminosità, anche se non è il caso dell’«Old Fashion» e i giardini di viale Alemagna sono competenza e colpa del
Comune. Fuori dalle discoteche, s’aggira poi una piaga mai stroncata: i tassisti abusivi, che non avendo nulla da perdere, si trasformano in predatori. La qualità investigativa dei carabinieri e in questo caso della polizia — la cattura di Mbeniaba è stata eseguita dalla squadra Mobile diretta da Marco Calì — spinge il procuratore, a maggior ragione, a esortare alla denuncia. E alla prevenzione: «Prendersi cura di se stesse», dice Mannella, «vuol dire non esagerare con le bevute... E mai, mai lasciare i bicchieri incustoditi, poiché potrebbero versarci dentro delle droghe per intontire le vittime».
Le fasi della caccia Alla polizia, la 21enne aveva parlato di «un ragazzo di colore, sul metro e 85». Le amiche avevano aggiunto tre particolari: una camicia di colore rosso a quadretti, un paio di jeans, un berrettino di colore nero. L’esame degli ingressi all’«Old Fashion» attraverso i filmati delle telecamere, aveva permesso di «isolare» il 21enne, e il numero 57 impresso sul retro della camicia. Mbeniaba, per cercare di azzerare i dubbi nelle amiche della vittima, più tardi s’era fatto avanti fornendo un numero di cellulare e pregando di chiamarlo se vi fossero stati problemi. Era convinto che la ragazza non avrebbe mai raccontato oppure non sarebbe stata creduta, proprio in considerazione dell’alcol che aveva in corpo. La Mobile ha scoperto che quel numero era in uso a una donna residente a Lucca, controllata nel tempo dalle pattuglie delle forze dell’ordine in compagnia di alcuni soggetti. Uno di loro era Mbeniaba, che corrispondeva alle descrizioni fisiche e inoltre, sui profili social, in una foto, indossava proprio quella camicia col numero 57. Un successivo, ugualmente faticoso passaggio operativo degli investigatori, ovvero «censire» i passaggi sotto i varchi delle telecamere del Comune, ha consentito di trovare una macchina immatricolata a Lucca e guidata da un ragazzo entrato all’«Old Fashion» in compagnia dello stupratore. Era venuti a Milano per ballare. O forse con altri piani già dalla partenza.
Polizia
L’indagine della Mobile è partita dalle immagini delle telecamere e da un numero di cellulare
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