«Basta abusi» Mappa online dei rischi
Roberto Cominardi Old Fashion
Roberta Masella ha fondato «Nextstop», associazione nata per sensibilizzare sulle molestie che le donne subiscono durante gli spostamenti sui mezzi pubblici. «L’Istat dice che il 75% delle donne subisce violenze verbali con contatto fisico. Circa il 30% di esse avviene sui mezzi pubblici».
Una professionista della security, all’interno del locale. La sua attenzione rivolta soprattutto alle ragazze, perché le loro serate siano solo di svago e divertimento. Lo sforzo per tutelare l’incolumità delle clienti, all’«Old Fashion», parte da questa presenza fissa tra lo staff dedicato alla sicurezza. L’ha voluta Roberto Cominardi, titolare di uno dei club più famosi della città, e presidente del sindacato locali da ballo.
Perché l’esigenza di impiegare una donna nella security?
«Si tratta di una risorsa preziosa, per far sentire a proprio agio la parte femminile della clientela. Se una ragazza lamenta un certo tipo di problemi, è più facile che si senta più a suo agio a parlarne con una donna. È molto professionale e vigila in modo efficiente che non avvengano cose fuori posto, per esempio, nella zona dell’antibagno, che è comune».
La Mobile ha eseguito un arresto per lo stupro avvenuto nei paraggi del suo locale. «E questo è certo un bene, una buona notizia. Un plauso alle forze dell’ordine, a cui prestiamo la massima collaborazione. Decisive, in questi casi, sono le immagini del nostro impianto di videosorveglianza, e questo deve essere un pilastro per tutti i locali: dotarsi di telecamere ad alta definizione».
Basta questo?
«Bisogna adottare un protocollo fondato su elementi precisi. Noi puntiamo anche sul rinforzo della sorveglianza esterna, sul quale non mi dilungo per esigenze di riservatezza. Poi evitiamo il nomadismo dentro e fuori il locale. Se uno entra, esce solo per andarsene. Impediamo l’ingresso ai minori, a costo di una rigorosa verifica dei documenti. Se vediamo una ragazza che non sta bene e qualcuno si offre di accompagnarla, chiediamo comunque il documento a quella persona».
E sull’appello della Procura a potenziare illuminazione esterna e combattere i taxi abusivi?
«L’area del nostro locale è ben illuminata, non il viale, ne abbiamo parlato col Comune. Mentre quella contro i taxisti abusivi è una battaglia che portiamo avanti da tempo». Lavora da 35 anni in questo mondo: ma non c’è anche una questione culturale?
«Abbiamo migliaia di clienti a cui non succede nulla, ma purtroppo sì, resiste questa mentalità arcaica per cui un uomo si arroga il diritto di trattare una donna come “cosa sua”. Per vincerla, tutti devono fare la loro parte».