Genitori-arbitri per dimenticare il pugno al coach
Un papà tirò un pugno all’allenatore di minibasket. Ieri la partita «della pace»
LAVENA PONTE TRESA (VARESE) Gonna e stivali col tacco, barba bianca e un filo di pancetta. La partita del minibasket la arbitrano mamma e papà per dare una lezione di civiltà e sostegno incondizionato all’istruttore che due settimane fa venne aggredito proprio negli spogliatoi di Lavena Ponte Tresa, paese sul confine svizzero finito in prima pagina per un episodio grave e da dimenticare: un padre che picchia l’allenatore perché quest’ultimo lo aveva ripreso durante la partita disputata dal figlio. Per il fischio d’inizio dell’amichevole Basket 2000 Lavena Ponte Tresa- Pallacanestro Verbano e Minibasket Luino è arrivato da Milano, sotto una pioggia a catinelle, Alberto Bellondi, presidente regionale della Federazione italiana pallacanestro che ha voluto dare il suo personale sostegno dopo il fattaccio. E c’era ovviamente anche lui, il coach Roberto Guali: «Il naso mi si è sgonfiato, non ho più segni in faccia e sono qui per stare vicino ai miei ragazzi», ha spiegato prima della partita, dove gli atleti, a sfidarsi quattro contro quattro in sei tempini da sei minuti ciascuno, sono i nati nel 2010. «Ma non si può nemmeno parlare di sfida: nella categoria Scoiattoli non c’è classifica, non è agonistica», racconta Giuseppe Rizzi, responsabile dell’ufficio gare regionale Fip.
Foto di rito a centrocampo, squadre a posto e in un silenzio surreale si parte: la prima ad arbitrare è Mara Spozio, 40 anni, ex giocatrice di basket e mamma di tre bimbi di 9, 6 e 4 anni che giocano tutti sul parquet: «Quanto accaduto è gravissimo, temo sia un riflesso della nostra società. Per questo le cose devono cambiare, soprattutto nelle serie maggiori». Il cambio glielo dà Simone Rossi, 40 anni di Mesenzana, impiegato con due bimbi che militano nella Pallacanestro Luino: il fischietto non gli serve perché i piccoli giocano pulito e riescono a mettere a segno anche canestri che lasciano ben sperare. «Il punto è che pochissimi genitori giocano a basket e non sanno che vuol dire arbitrare — spiega un altro papà, Roberto Spertini, assicuratore di 33 anni giocatore amatoriale —. Ho già arbitrato partite come quella di oggi e mi è capitato di dover affrontare fra il pubblico genitori che dopo un fallo fischiato (in accordo con l’allenatore della squadra ospite) me ne hanno dette di tutti i colori». Poi entrano anche Gianluca Magliani, 52 anni operaio fontaliero, e Valter
Bernardi, commerciante di 49 che ha una bimba in campo.
Alla fine la partita termina prima del tempo per via della merenda. Vince il Luino, anche se il risultato non importa a nessuno. Per i bimbi c’è l’applauso, la distribuzione dei cappellini e una gigantesca torta alla Nutella che viene divorata in uno speciale «terzo tempo» all’ingresso della palestra. E un regalo c’è anche per Roberto Guali, l’allenatore aggredito. È il premio «Giacomo Melani», una borsa di studio che la federazione gli ha destinato: due anni di corso per diventare istruttore nazionale.