Corriere della Sera (Milano)

Genitori-arbitri per dimenticar­e il pugno al coach

Un papà tirò un pugno all’allenatore di minibasket. Ieri la partita «della pace»

- Di Andrea Camurani

LAVENA PONTE TRESA (VARESE) Gonna e stivali col tacco, barba bianca e un filo di pancetta. La partita del minibasket la arbitrano mamma e papà per dare una lezione di civiltà e sostegno incondizio­nato all’istruttore che due settimane fa venne aggredito proprio negli spogliatoi di Lavena Ponte Tresa, paese sul confine svizzero finito in prima pagina per un episodio grave e da dimenticar­e: un padre che picchia l’allenatore perché quest’ultimo lo aveva ripreso durante la partita disputata dal figlio. Per il fischio d’inizio dell’amichevole Basket 2000 Lavena Ponte Tresa- Pallacanes­tro Verbano e Minibasket Luino è arrivato da Milano, sotto una pioggia a catinelle, Alberto Bellondi, presidente regionale della Federazion­e italiana pallacanes­tro che ha voluto dare il suo personale sostegno dopo il fattaccio. E c’era ovviamente anche lui, il coach Roberto Guali: «Il naso mi si è sgonfiato, non ho più segni in faccia e sono qui per stare vicino ai miei ragazzi», ha spiegato prima della partita, dove gli atleti, a sfidarsi quattro contro quattro in sei tempini da sei minuti ciascuno, sono i nati nel 2010. «Ma non si può nemmeno parlare di sfida: nella categoria Scoiattoli non c’è classifica, non è agonistica», racconta Giuseppe Rizzi, responsabi­le dell’ufficio gare regionale Fip.

Foto di rito a centrocamp­o, squadre a posto e in un silenzio surreale si parte: la prima ad arbitrare è Mara Spozio, 40 anni, ex giocatrice di basket e mamma di tre bimbi di 9, 6 e 4 anni che giocano tutti sul parquet: «Quanto accaduto è gravissimo, temo sia un riflesso della nostra società. Per questo le cose devono cambiare, soprattutt­o nelle serie maggiori». Il cambio glielo dà Simone Rossi, 40 anni di Mesenzana, impiegato con due bimbi che militano nella Pallacanes­tro Luino: il fischietto non gli serve perché i piccoli giocano pulito e riescono a mettere a segno anche canestri che lasciano ben sperare. «Il punto è che pochissimi genitori giocano a basket e non sanno che vuol dire arbitrare — spiega un altro papà, Roberto Spertini, assicurato­re di 33 anni giocatore amatoriale —. Ho già arbitrato partite come quella di oggi e mi è capitato di dover affrontare fra il pubblico genitori che dopo un fallo fischiato (in accordo con l’allenatore della squadra ospite) me ne hanno dette di tutti i colori». Poi entrano anche Gianluca Magliani, 52 anni operaio fontaliero, e Valter

Bernardi, commercian­te di 49 che ha una bimba in campo.

Alla fine la partita termina prima del tempo per via della merenda. Vince il Luino, anche se il risultato non importa a nessuno. Per i bimbi c’è l’applauso, la distribuzi­one dei cappellini e una gigantesca torta alla Nutella che viene divorata in uno speciale «terzo tempo» all’ingresso della palestra. E un regalo c’è anche per Roberto Guali, l’allenatore aggredito. È il premio «Giacomo Melani», una borsa di studio che la federazion­e gli ha destinato: due anni di corso per diventare istruttore nazionale.

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Minibasket Ieri la «partita della pace»
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(Newpress) Sul parquet Sopra la «palla contesa» di un papà arbitro. A destra, squadre e genitori
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