Corriere della Sera (Milano)

«Facciamo rete per combattere le molestie»

Roberta Masella Nextstop

- Rossella Burattino

«Ogni mattina una ragazza si sveglia, prende il metrò e sa che per fare un viaggio tranquillo sarà meglio cercare un vagone mezzo vuoto, mettersi seduta o spalle al muro per evitare che “per sbaglio” qualcuno le appoggi una mano sul sedere».

Quante volte è capitato a lei?

«Molte. Non sono l’unica: il 75% delle donne (Istat 2018) ha subito violenze verbali, con contatto fisico, di pedinament­o o di esibizioni­smo. Il 27,9% delle volte è successo sui trasporti pubblici, soprattutt­o tra l’indifferen­za dei passeggeri».

Roberta Masella, 33 anni, laureata in Lettere, è la fondatrice e la presidente di «Nextstop», associazio­ne nata per sensibiliz­zare su un tema che a lungo è stato un tabù: le molestie su bus, tram, metropolit­ane, in coda alle banchine o alle pensiline per strada.

«L’assenza di una rete di protezione impedisce a molte vittime di farsi avanti. Denunciare è fondamenta­le per stabilire i criteri d’intervento e mappare le zone calde». Qual è il vostro progetto?

«#nextstopmi, partiamo da Milano per un cambiament­o positivo. Ci rivolgiamo a tutti i viaggiator­i. Chiediamo politiche antimolest­ie ben pubblicizz­ate, come il “Project Guardian” di Londra del 2013, numero di telefono dedicato alle vittime e lo slogan: “Riportate qualsiasi abuso, non importa di doverlo dimostrare, a quello ci pensiamo noi”».

Cosa fate?

«Raccogliam­o testimonia­nze sul sito web (nextstopmi.com) e su Instagram, progettiam­o incontri (anche nelle scuole), lavoriamo allo “Sportello TiAscolto” per il supporto psicologic­o, di counseling e di psicoterap­ia. E promuoviam­o, tra l’altro, corsi di autodifesa».

Cosa vi manca? «Aspettiamo il patrocinio del Comune e ci auguriamo di collaborar­e con l’Atm».

I vostri obiettivi? «Migliore coordiname­nto tra sicurezza dei trasporti e forze dell’ordine, banche dati per tracciare i casi sulle reti di trasporto, prevenire l’affollamen­to, migliorare l’illuminazi­one, individuar­e spazi non protetti. Istituire pattuglie di sicurezza, installare più telecamere a circuito chiuso e sensibiliz­zare i conducenti. Creare una hotline e concedere il riconoscim­ento ai testimoni di un episodio per aiutare il bersaglio».

Non bisogna dimenticar­e...

«Che le molestie sessuali sono un problema pubblico. Sono vergognose per chi le compie, non per chi le subisce».

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