IL MAJORINO DEI DUE MONDI COL PENSIERO FISSO A MILANO
Un fotomontaggio con il volto di Carola Rackete, la capitana della nave ong Sea Watch, che «si affaccia» su una piazza del Duomo piena dopo un corteo per l’accoglienza convocato mesi fa dall’allora assessore Pierfrancesco Majorino. E la scritta: «Milano porto sicuro». Era questa la gigantografia che sormontava, mercoledì scorso, la sala che ha ospitato l’incontro «riservato» con l’icona anti-Salvini (che tornava in Italia per la prima volta dopo l’arresto) e segnato il ritorno sulla scena si rimpiccioliva, anche negli orizzonti. E così una certa versatilità di Majorino, fino a quel momento confinata nei romanzi (ne ha scritti tre), ha potuto liberarsi. Intanto facendo scelte politiche «un po’ stravaganti» — lui che per anni «era stato molto nei ranghi» — come quando, nel 2009, si schierò con il chirurgo Ignazio Marino, sicuro perdente alle primarie del Pd (ma che dopo sarebbe diventato sindaco di Roma); e poi — lui che all’inizio non voleva Pisapia
perché «troppo di sinistra» — cominciando a presidiare un territorio «tra il Pd e la sinistra più radicale» che poi gli è diventato naturale. Tanto naturale che, andando a Bruxelles, ha lasciato in città una rete — sui temi dei diritti e dei migranti — che a lui continua a riferirsi. Così, caso raro tra gli eurodeputati, Majorino non ha lasciato in città il solito, canonico, ufficio «per tenere un piede dove si sono presi i voti», ma un’associazione, si chiama «Casa comune», che, per esempio, ha contribuito a organizzare l’incontro con Carola Rackete. Una sorta di «franchising» dell’attivismo che avrà, il prossimo fine settimana, il suo «pride»: da don Colmegna a Marco Cappato, dallo scrittore Antonio Scurati al leader cgil Maurizio Landini (passando per il sindaco Sala, l’ex presidente di Emergency Cecilia Strada, il disegnatore Makkox e il segretario dem Zingaretti). In pratica, i tanti «mondi» di Majorino, in un’unica kermesse.
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