Coworking fase 2 Il futuro è brillante tra campus e uffici
Scrivanie in comune, orari sempre più flessibili, open space: in città 65 operatori iscritti al registro di Palazzo Marino La formula conquista grandi aziende, da Amazon e Generali Il Politecnico: il 76% dei lavoratori in questo modo è soddisfatto
Open space, scrivanie in comune e arredamento colorato. Si va e si viene come si vuole. Nell’era della sharing economy, anche nel mondo del lavoro la parola d’ordine è una sola: condivisione. E, oltre al lavoro, anche lo spazio d’ufficio diventa sempre più partecipato grazie al coworking. Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, gli smart worker — i lavoratori che godono di flessibilità e autonomia nella scelta dell’orario e del luogo di lavoro, disponendo di strumenti digitali per lavorare in mobilità — sono circa 570 mila in Italia, in crescita del 20 per cento rispetto al 2018.
Inizialmente il coworking è nato per i giovani imprenditori con un capitale limitato che avevano bisogno di un luogo fisico per la loro azienda. Ora sempre più liberi professionisti, ma anche aziende, investono in questo tipo di solu- zione. Questo perché il coworking non è più solo una scelta economica, ma una visione che concepisce l’ambiente lavorativo come un luogo in cui creare contatti e condividere competenze ed esperienze diverse. A Milano il fenomeno ha diversi player, tanto che nel 2013 il Comune ha creato un registro per pro- muovere il lavoro collaborativo in cui sono iscritti 65 operatori. Come Cowo, nato in via Ventura a Lambrate nel 2008 negli spazi di un’agenzia di comunicazione, inutilizzati perché molti dipendenti si stavano orientando sul lavoro da casa. A Milano Cowo conta 27 locali, in Italia più di cento. Copernico, un’altra realtà del
Le origini
È nato per imprenditori con capitale limitato alla ricerca di un luogo fisico per l’azienda
Il dossier Chi sceglie o ha la possibilità di lavorare in modo flessibile è in media più felice e coinvolto nel proprio incarico: uno su tre si dichiara pienamente coinvolto nella realtà in cui opera e ne condivide valori e obiettivi
settore, ha otto sedi da Tortona alla Martesana. Mette a disposizione sia uffici sia una zona comune, come il Talent garden nelle sue tre sedi e il Base in zona Porta Genova. Un altro network in città è Regus, multinazionale che opera a livello globale offrendo spazi di lavoro flessibili. A Milano ha 33 coworking. Anche l’area Mind a Cascina Triulza ospiterà un coworking, un’area con dieci postazioni per una modalità di lavoro sostenibile.
Chi sceglie o ha la possibilità di lavorare in modo flessibile è mediamente più felice e coinvolto nel proprio lavoro. Lo dicono i dati. La percentuale di gradimento — secondo il report del Politecnico — è molto più elevata di coloro che lavorano in modalità tradizionale: il 76 per cento si dice soddisfatto della propria professione, contro il 55 degli altri dipendenti; uno su tre si sente pienamente coinvolto nella realtà in cui opera e ne condivide valori, obiettivi e priorità, contro il 21 per cento dei colleghi. È anche per questo che lo smart working sta diventando la modalità di lavoro scelta dalle grandi aziende, che sono testimoni di come l’architettura degli uffici si stia evolvendo in relazione alle esigenze lavorative. In città sono diverse le società che si stanno muovendo in tal senso, per esempio Amazon, Coima e Generali. Nessun lavoratore, nemmeno il top manager, ha una postazione fissa: si cambia scrivania ogni giorno per garantire una maggior mobilità e interazione fra le persone. Per questo ci sono gli armadietti personali in cui ognuno può riporre le cose a fine giornata.
I dipendenti hanno la possibilità di lavorare da casa o in mobilità due volte a settimana e si sta sempre più diffondendo l’idea di una gestione autonoma dell’orario d’ufficio e del carico di lavoro. Da Generali, nello «Storto» a Citylife, lo smart working sta funzionando da più di un anno e porta vantaggi in termini di attrattività per gli impiegati più giovani, ma anche dal punto di vista dei consumi: chi lavora da casa risparmia tempo ed emissioni per gli spostamenti. Anche in ufficio il modo di lavorare è totalmente diverso rispetto a qualche anno fa: al centro vengono messe le esigenze delle persone e il confronto tra esperienze. Seguendo questo principio sono stati disegnati i nuovi uffici di Amazon a Porta Nuova, con ampi open space che mettono in contatto reparti diversi dell’azienda, aree di svago con calcio balilla, salette riunioni delimitate da tende e vetrate fonoassorbenti. È così anche in Coima, in piazza Gae Aulenti, dove vicino alle scrivanie condivise del coworking ci sono piccole cucine, sale caffè, zone relax con divani e poltrone rivolte alle vetrate. Senza dimenticare la terrazza verde con vista sullo skyline.