Corriere della Sera (Milano)

Cronache dell’infermiere Poretti

Giacomo nella pièce autobiogra­fica «Chiedimi se sono di turno»

- Daniela Zacconi

Si ride e si riflette, secondo una ricetta delicatame­nte bilanciata che ha già dato ottimi risultati in «Fare un’anima» con cui, dopo i successi personali come scrittore, Giacomo Poretti — volto inconfondi­bile del trio comico Aldo, Giovanni & Giacomo — lo scorso anno ha raccolto consensi anche come drammaturg­o e protagonis­ta descrivend­o con acume e sensibilit­à le fatiche, fisiche e spirituali, di dover crescere un figlio. Il consenso di pubblico e critica lo ha così convinto a tornare ad attingere al ricco patrimonio autobiogra­fico anche questa stagione per proporre «Chiedimi se sono di turno» la cui prima assoluta va in scena domani al Teatro Oscar deSidera (della cui stagione Poretti, insieme a Luca Doninelli e Gabriele Allevi, è quest’anno direttore artistico).

«Il protagonis­ta è un infermiere che si racconta durante un turno di notte, mentre è da

Ex caposala solo in ospedale — racconta Poretti —. Per usare un parolone, questo è l’artificio drammaturg­ico che mi ha permesso di parlare del mestiere di infermiere che mi è sembrato un mondo meraviglio­so da descrivere. Anche perché c’è una bella dose di autobiogra­fia, visto che ho lavorato in ospedale per 12 anni: sono entrato per necessità e controvogl­ia e mi sono fermato per anni passando dalla posizione di ausiliario delle pulizie per raggiunger­e, dopo il diploma profession­ale, quella di caposala».

Tornando a vestire, questa volta per finzione teatrale, la peculiare divisa bianca, Giacomo descrive con profondità e ironia leggera un ambiente che ben conosce sostenuto dalla regia di Andrea Chiodi. «Andrea, con cui ho lavorato già in “Fare un’anima“, mi ha aiutato molto sia nella messinscen­a sia nei toni recitativi, non sempre facili visto che è un monologo — conclude Poretti che dal 30 gennaio sarà poi al cinema nel nuovo film del Trio «Odio l’estate» —. Perché c’è modo di divertirsi e ridere, ma si descrive anche un mondo particolar­issimo in cui l’umanità si incontra: da una parte c’è il malato con le sue ansie e le paure, dall’altra medici e infermieri. Io ovviamente racconterò la cosa dal punto di vista degli infermieri, quelli più direttamen­te a contatto con i pazienti, responsabi­li dell’aspetto più strettamen­te corporeo. Una vicinanza delicatiss­ima perché devi imparare un equilibrio fragile fra affezione e distacco: se ti affezioni troppo, specie in certi reparti, rischi di perdere un amico a settimana… ma se sei troppo distante finisci per rischiare il cinismo!».

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Giacomo Poretti ha lavorato in ospedale per dodici anni

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