Medici di base: corsa alle pensioni Periferie svuotate
La mappa delle aree critiche. «Più incentivi»
In città entro fine anno si ritireranno 4 medici di base, altri 21 nel 2020. Oltre 200 gli incarichi non assegnati nell’ultimo bando dell’Ats. L’assessore alla Sanità Giulio Gallera: «Aumentati i posti nei corsi di formazione». E la Fimmg chiede al Pirellone «più incentivi per il personale di studio».
Il medico va in pensione. I pazienti protestano e chiedono un sostituto. Segue raccolta firme e la caccia a un nuovo medico di famiglia che tenga aperto l’ambulatorio. Spesso infruttuosa, soprattutto nei quartieri e nei Comuni meno attrattivi, dove i bandi regionali relativi vanno a vuoto. Il meccanismo si ripete con sempre maggior frequenza non solo nell’hinterland, ma anche a Milano. In città entro fine anno si ritireranno 4 medici di base e altri 21 nel 2020. Non tutti hanno un collega più giovane pronto a prendere in carico i pazienti che rimarranno «orfani».
L’esempio più recente riguarda Rogoredo. Il 31 ottobre il dottore che riceveva in via Monte Popera ha smesso di lavorare. Al momento la Regione ha trovato una soluzione tampone, con un collega che riceve due ore al pomeriggio in uno studio vicino.
L’obiettivo è trovare una risposta stabile. Lo stesso problema si è presentato a fine ottobre a Precotto-Crescenzago, con petizione dei residenti per sostituire il dottore che ha chiuso l’ambulatorio. A Ponte Lambro invece, definito «ambito carente» dall’Ats, il bando con vincolo sul quartiere è andato a vuoto ben due volte. E se è vero che buona parte dei medici di Milano non è massimalista, ovvero avrebbe posti disponibili per accogliere nuovi pazienti, per
gli anziani e i malati cronici che hanno difficoltà a spostarsi è importante avere il proprio dottore vicino a casa.
La Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) ha previsto che a breve in Lombardia si registrerà un picco di medici che andranno in pensione, calcolando le possibili uscite per chi compirà 68 anni: 460 nel 2020 e 504 nel 2021. Il trend aggraverà la situazione attuale. L’ultimo bando lanciato per Milano offriva 294 posti, sono stati assegnati solo 67 incarichi. Meglio della chiamata precedente, con 40 risposte, eppure il vuoto rimane, anche perché le nuove leve compenseranno solo parzialmente quest’emorragia. Sono 136 i corsisti che termineranno il triennio di specializzazione l’anno prossimo, meno di un terzo delle uscite in Lombardia nella stessa finestra temporale. Andrà meglio nel 2021, con 388 new entry. «Come Regione abbiamo aumentato i posti disponibili nei corsi di formazione — spiega l’assessore alla Sanità Giulio Gallera — e abbiamo permesso di partecipare ai bandi anche a chi non è ancora iscritto alla graduatoria regionale, ma è in possesso dell’attestato di formazione». Interventi che hanno dato, come descritto, qualche risultato, senza tuttavia risolvere alla radice la questione. Lo scenario al di fuori di Milano è ancora più preoccupante. L’Ats della Città metropolitana in alcuni casi è ricorsa all’affidamento di incarichi temporanei o ha studiato soluzioni ad hoc. In un Comune del Lodigiano, per esempio, è stato aumentato il numero massimo di pazienti affidati al dottore rimasto (il rapporto «ideale» è di 1.300 assistiti con età maggiore di 6 anni per medico), per tutelare i cittadini fragili. Buco nell’acqua invece a Cesano Boscone, al quartiere Tessera: il medico che aveva accettato di aprire un ambulatorio ha poi chiesto trasferimento, per le poche richieste ricevute.
Cos’altro si può fare? La Fimmg lavora per ottenere altri aiuti economici a sostegno nuovi camici bianchi. «Chiederemo al Pirellone di aumentare gli incentivi destinati al personale di studio, come segretarie e infermieri — spiega Paola Pedrini, segretario generale regionale —. I giovani non vogliono più lavorare da soli e hanno bisogno di supporto». Tommasa Maio, referente nazionale della Fimmg, continua: «Nelle situazioni in cui c’è grave carenza, è possibile assegnare incarichi ai corsisti. Anche la Lombardia si sta attivando per seguire questo canale». Allo stesso tempo, secondo Maio, è necessario dare più valore al medico di famiglia. «Deve affinare le sue capacità in diagnostica e deve avere un minimo di strumenti in ambulatorio — prosegue —, nella Finanziaria sono previsti 235 milioni per questi obiettivi. Non si può più pensare di esercitare la professione solo con il termometro e il fonendoscopio».