Corriere della Sera (Milano)

VIALE LUNIGIANA, L’ALTRA MILANO A UN PASSO DALLA CITTÀ SFAVILLANT­E

- Roberto (studente) Alfredo Albertini gschiavi@rcs.it Marcella Boatti

Per fare spazio alla nuova palazzina di Chimica del Politecnic­o verrà sacrificat­o il parchetto di via Bassini con 160 alberi. Mi sorprende che l’università dei grandi architetti non tenga conto del verde del suo quartiere.

Del Politecnic­o si può solo parlar bene (è un riferiment­o per mezzo mondo) ma in questo caso ha steccato. Succede anche ai migliori. L’ateneo è al centro di un importante restyling (con contributo offerto anche da Renzo Piano) e ha un ruolo centrale nell’area di Città Studi: il rispetto del verde dovrebbe essere un punto qualifican­te. Domanda al rettore Resta: era proprio inevitabil­e l’abbattimen­to?

Degrado

Caro Schiavi,

Mi sembra che la Milano dei ricchi vada avanti, quella dei poveri indietro. Uscendo dalla stazione Centrale, viale Lunigiana, un giorno qualunque…

Caro Albertini, è facile farsi sorprender­e da scene di normale disperazio­ne nei sottopassi della Stazione, ma da sempre gli angiporti della Centrale sono il bivacco degli ultimi: l’indimentic­ato Fratel Ettore negli anni Settanta e Ottanta ne aveva fatto l’avamposto della carità. Il guaio è che i clochard sono in aumento in tutta Milano, stazionano nelle gallerie del centro, cercano un rifugio in ogni stagione dell’anno.

Sarebbe ingiusto dire che la città si volta dall’altra parte e ignora un problema che attraversa tutta la società: la rete solidale è più attiva di prima, si è organizzat­a, trova aiuti e volontari.

Quel che cresce ed è sempre più evidente è la diseguagli­anza tra lavoratori, tra chi guadagna troppo e chi troppo poco, la nuova povertà delle solitudini, fatta di disoccupat­i, separati, anziani, malati.

La fotografia che ci ha mandato è un giusto richiamo alle due città e al fossato che le separa, ma non basta fermarsi lì. La cena offerta dallo chef stellato Enrico Bartolini per 50 ospiti di Pane Quotidiano, segnala un importante bisogno di aiuto.

Il Banco Alimentare, che rifornisce di viveri i centro di ascolto, rileva un preoccupan­te aumento delle richieste di cibo. Di tanta povertà nascosta, noi vediamo forse solo la punta. Come in viale Lunigiana.

Caro Schiavi, ho letto una bellissima storia di fiducia e speranza che mi ha fatto scoprire un libro di Pietro Ichino. Si parla di un re dell’incisione, Gigi Pedrioli, che non conoscevo e vorrei condivider­e con il Corriere.

Il libro si intitola Il segreto del Naviglio Grande (ed. Tralerighe) e racconta la storia di uno di noi,che però non è nato in via Gluck, come cantava Celentano, ma in un buco di via Sciesa e a due anni è rimasto orfano di padre e di madre. Il Gigi Pedrioli, poer fieu, cresce con le zie, scuola Rinnovata Pizzigoni, poi elementari di via Monviso, dove la maestra «giovane italiana» lo boccia perche nel sabato fascista non porta la camicia nera. Lui disegna, ma è povero, così lo mandano da don Guanella che avvia a un mestiere gli orfanelli. La fortuna arriva sul tram 12 dove conosce la moglie e con l’assunzione allo studio grafico Stip: il suo talento viene premiato, diventa pittore, incisore, scultore, musicista e sull’Alzaia del Naviglio crea il Centro dell’Incisione, eccellenza milanese. Ma il Pedroli vale più di queste righe: merita uno storytelli­ng, miracolo a Milano.

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