Corriere della Sera (Milano)

«Cavilli e attese ma la vostra vitalità ha cambiato anche noi tedeschi»

Catharina e Stef: città piena di bellezze segrete

- Di Stefano Landi

Non è vero che i tedeschi sono tristi. Sono diversamen­te felici. Catharina e Steffen però, dopo 25 anni alla milanese, sono tedeschi diversi. Al punto che, qualche mese fa, a un matrimonio di amici in Germania si sono sentiti a disagio. «Ci dicono che siamo matti: due tedeschi a Milano. E poi in una città brutta. Invece l’anima mediterran­ea ci ha cambiato, anche nel lavoro. Abbiamo smussato gli spigoli, l’approccio squadrato», raccontano.

Il nastro si riavvolge al 1995. Catharina Lorenz, che oggi ha 55 anni, arriva in Italia. Lavora nello studio di Ettore Sottsass. Che per la palestra di un giovane designer era un bell’ atterraggi­o. Steffen Kaz, suo coetaneo, compatriot­a e collega, arriva qualche mese dopo. Lei bavarese, lui di Stoccarda. Si conoscono, litigano parecchio, prima di diventare amici, fidanzati e poi soci, aprendo insieme uno studio di interni e arredi nel 2002. Trovando il coraggio di sfidare la capitale del design con una cosa propria. «Arrivi a Milano che pensi sia una tappa di passaggio. Poi il lavoro ti trattiene e quando capisci il ritmo, scopri una realtà diversa. Anche i clienti sono diversi: l’italiano è aperto, entusiasta delle tue soluzioni. Il tedesco è rigido, con la faccia immobile. Quando gli presenti il progetto sembra senza emozioni», dicono. Catharina e Stef sono seduti al tavolo della loro cucina. I bretzel arrivano dal negozio «germanico» di corso Buenos Aires. Catharina invece ha preparato i Braune Kuchen, i biscotti natalizi che devono stare lì a stagionare un mese come tradizione impone. Abitano in piazza Piola, un piano sopra lo studio e a pochi metri dal Bar Basso che ha dato da bere a tutta la loro generazion­e. Il nastro si riavvolge al cuore degli anni ’90: «Ricordo una Milano più piccola, più raccolta, sicurament­e anche più economica. Per certi versi più paese. Ricordo i negozietti, le trattorie, gli artigiani», ricorda lei. Due tedeschi all’estero si ritrovano sempre. «Io che sono di Stoccarda arrivavo da New York. Dove la qualità della vita per un designer europeo è bassissima. Scappai a Milano: non parlavo una parola di italiano, ma trovai il rapporto umano che cercavo. Una città rumorosa, vivace. Stavo in zona Porta Romana, senza immaginare che sarebbe diventato un quartiere di moda. La mia vita stava tutta in due valigie».

Le prime e le ultime birre alla Belle Aurore, in Castel Morrone. Dal loro studio passano assistenti da mezzo mondo: inglesi, austriaci, svizzeri, coreani. Non si parla mai italiano. L’automobile la usano solo per tornare a casa. Se ne sta lì parcheggia­ta con cinque centimetri di polvere sopra. «Car sharing e piste ciclabili,

Out»,

 ?? (foto Duilio Piaggesi) ?? In casa Bretzel e birra Catharina e Steffen nell’appartamen­to in Piola dove vivono sopra al loro studio di design
Chi sono
● Catharina Lorenz e Steffen Kaz, 55 anni, sono in Italia da più di venti. Amici e colleghi, poi fidanzati e soci nello studio di design che hanno aperto a Piola
● Sono stati testimoni della trasformaz­ione di Milano: da una realtà più raccolta, fatta di piccoli negozi, artigiani e trattorie a quella internazio­nale di oggi: «Milano ha la sindrome del riempire, che siano architettu­re o eventi»
(foto Duilio Piaggesi) In casa Bretzel e birra Catharina e Steffen nell’appartamen­to in Piola dove vivono sopra al loro studio di design Chi sono ● Catharina Lorenz e Steffen Kaz, 55 anni, sono in Italia da più di venti. Amici e colleghi, poi fidanzati e soci nello studio di design che hanno aperto a Piola ● Sono stati testimoni della trasformaz­ione di Milano: da una realtà più raccolta, fatta di piccoli negozi, artigiani e trattorie a quella internazio­nale di oggi: «Milano ha la sindrome del riempire, che siano architettu­re o eventi»

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