I Notturni giovani di Lisiecki
Il pianista 24enne suona il prediletto Chopin e Beethoven «I miei sono polacchi sento un legame speciale con questo compositore»
Ha solo 24 anni, Jan Lisiecki, ma stasera il Quartetto lo accoglie a ventun mesi dalla sua ultima esibizione in Conservatorio come fosse un veterano. D’altronde sono nove stagioni che frequenta la ribalta maggiore: appena quindicenne gli venne offerta dalla Deutsche Grammophon un’esclusiva che sollevò non poco clamore; in Italia ha debuttato nel 2013 con Pappano e Abbado.
«Un veterano ventiquattrenne? L’ossimoro mi suscita una sensazione strana: da una parte la musica è stata una presenza costante nella mia vita, dall’altra mi sembra che sia successo tutto così in fretta… Ieri, guardando le foto sul mio cellulare, mi sono stupito della quantità dei posti in cui sono stato a suonare». Sta per compiere i dieci anni di vita artistica pubblica, «ma non mi chieda a che punto sono: la carriera non è una mappa, è difficile capire dove ci si trovi esattamente ed è quasi impossibile pianificare su lunga prospettiva; però sono contento di che cosa sto facendo ora, nel futuro prossimo ho voglia di lavorare con nuovi direttori, nuove orchestre, esplorare repertori nuovi». Intanto quello che interpreta per il Quartetto annovera le serie di Notturni op. 27 e op. 62 nonché la quarta Ballata di Chopin: «Sono nato a Calgary, ma i miei genitori sono polacchi, sento un legame speciale con lui; sto approfondendo sempre più lo studio dei Notturni e mi piace inserirli nei miei programmi per mostrare al pubblico quante suggestioni seppe ottenere Chopin da questa forma, utilizzando stili anche molto diversi tra loro».
Nel 2010 Lisiecki ne registrò i due Concerti nella casa natale del compositore, in occasione del bicentenario della nascita. «L’anno prossimo toccherà a Beethoven, nel 250° dalla nascita. Eseguirò tutti e i cinque concerti, che ho appena registrato dal vivo a Berlino (con l’Academy of St. Martin in the Fields, nella doppia veste di solista e direttore, ndr.): sono un monumento, uno dei capitoli più fenomenali dell’intera letteratura pianistica; approfondirli tutti assieme è stato un privilegio, è meraviglioso vedere come Beethoven evolve e trasforma la forma del concerto». C’è anche Beethoven negli autori che oggi Lisiecki inanella sul fil rouge del Capriccio: «Mi piace mostrare la varietà che può fiorire attorno a un genere: da quello architettonico di Bach a Beethoven dove dominano luce ed emozione, da Mendelssohn che lo concepisce come Rondò ad Anton Rubinstein che lo ritma come un valzer».