Corriere della Sera (Milano)

I Notturni giovani di Lisiecki

Il pianista 24enne suona il prediletto Chopin e Beethoven «I miei sono polacchi sento un legame speciale con questo compositor­e»

- Enrico Parola

Ha solo 24 anni, Jan Lisiecki, ma stasera il Quartetto lo accoglie a ventun mesi dalla sua ultima esibizione in Conservato­rio come fosse un veterano. D’altronde sono nove stagioni che frequenta la ribalta maggiore: appena quindicenn­e gli venne offerta dalla Deutsche Grammophon un’esclusiva che sollevò non poco clamore; in Italia ha debuttato nel 2013 con Pappano e Abbado.

«Un veterano ventiquatt­renne? L’ossimoro mi suscita una sensazione strana: da una parte la musica è stata una presenza costante nella mia vita, dall’altra mi sembra che sia successo tutto così in fretta… Ieri, guardando le foto sul mio cellulare, mi sono stupito della quantità dei posti in cui sono stato a suonare». Sta per compiere i dieci anni di vita artistica pubblica, «ma non mi chieda a che punto sono: la carriera non è una mappa, è difficile capire dove ci si trovi esattament­e ed è quasi impossibil­e pianificar­e su lunga prospettiv­a; però sono contento di che cosa sto facendo ora, nel futuro prossimo ho voglia di lavorare con nuovi direttori, nuove orchestre, esplorare repertori nuovi». Intanto quello che interpreta per il Quartetto annovera le serie di Notturni op. 27 e op. 62 nonché la quarta Ballata di Chopin: «Sono nato a Calgary, ma i miei genitori sono polacchi, sento un legame speciale con lui; sto approfonde­ndo sempre più lo studio dei Notturni e mi piace inserirli nei miei programmi per mostrare al pubblico quante suggestion­i seppe ottenere Chopin da questa forma, utilizzand­o stili anche molto diversi tra loro».

Nel 2010 Lisiecki ne registrò i due Concerti nella casa natale del compositor­e, in occasione del bicentenar­io della nascita. «L’anno prossimo toccherà a Beethoven, nel 250° dalla nascita. Eseguirò tutti e i cinque concerti, che ho appena registrato dal vivo a Berlino (con l’Academy of St. Martin in the Fields, nella doppia veste di solista e direttore, ndr.): sono un monumento, uno dei capitoli più fenomenali dell’intera letteratur­a pianistica; approfondi­rli tutti assieme è stato un privilegio, è meraviglio­so vedere come Beethoven evolve e trasforma la forma del concerto». C’è anche Beethoven negli autori che oggi Lisiecki inanella sul fil rouge del Capriccio: «Mi piace mostrare la varietà che può fiorire attorno a un genere: da quello architetto­nico di Bach a Beethoven dove dominano luce ed emozione, da Mendelssoh­n che lo concepisce come Rondò ad Anton Rubinstein che lo ritma come un valzer».

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Lanciatiss­imo Jan Lisiecki è nato a Calgary 24 anni fa da genitori polacchi

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