Corriere della Sera (Milano)

Città «abile» La strada è ancora lunga

- Di Anna Gioria

La mia storia di milanese «adottata» può sembrare quella di un qualunque giovane che si trasferisc­e per studiare e lavorare. Ma per me, come e più di altri, non è stata «una passeggiat­a». Sono una donna 50enne disabile. Una nascita asfittica mi ha provocato un danno ai centri motori. I migliori luminari della pediatria di allora mi prognostic­arono una vita in sedia a rotelle senza l’uso né del linguaggio né dei movimenti. Per fortuna non è stato proprio così. Con forza di volontà e terapie giuste sono riuscita a conquistar­e un’autonomia che mi ha permesso di trasferirm­i a Milano da un paese della provincia di Novara, vivere da sola, laurearmi, lavorare al Corriere e avere una vita ricca di interessi. E tra questi è centrale il grande desiderio di aiutare chi ha una disabilità peggiore della mia. Milano offre molto, va incontro a chi ha più difficoltà, ma dietro a tanti servizi e a certe attenzioni si nascondono anche difetti banali ma fatali che si traducono in limiti invalicabi­li e frustranti. Un reale problema che non sembra vedere soluzioni, invece, è la mancanza di flessibili­tà da parte della società che gestisce il trasporto delle persone disabili, di cui usufruisco ogni giorno per recarmi al lavoro. Si tratta di un servizio per cui pago un prezzo non irrisorio, dal momento che ho un reddito, ma alle richieste di cambiament­o di orario la risposta è quasi sempre negativa e talvolta arriva con modi tutt’altro che cortesi.

E mi chiedo: se trattano me, che sono in grado di far valere le mie ragioni, in questa maniera, cosa succede a un interlocut­ore meno abile o a un genitore anziano? Poi ci sono i taxi, che uso molto. Proprio pochi giorni fa avendo l’appuntamen­to per una visita medica, ho prenotato la corsa dalla sera precedente. Ma il taxi non è mai arrivato e io sono stata costretta ad annullare l’appuntamen­to. E se quella visita fosse stata molto importante? Questo, naturalmen­te, vale per chiunque. E sottolineo la parola «chiunque» perché spesso non ci si rende conto che quando si parla dei problemi legati alla disabilità in realtà si toccano questioni che riguardano tante altre persone. Un comune scivolo per superare un gradino è fondamenta­le per un disabile, ma è utile anche per anziani, mamme col passeggino o per chi abbia problemi di deambulazi­one. Un altro esempio: in Stazione Centrale c’è un servizio di accompagna­mento per i viaggiator­i con ridotta mobilità. Il punto d’incontro con l’assistente, per chi deve partire, è la Sala Blu. Peccato, però, che si trovi al primo binario e arrivarci non è semplice per un disabile. Un minimo di senso logico e di vera attenzione avrebbe suggerito un punto di incontro all’ingresso della stazione. Il risultato è che probabilme­nte si fa prima a raggiunger­e il treno da soli. Altro grosso scoglio, poi, è la prenotazio­ne del servizio stesso. Primo ostacolo: devi farla tassativam­ente entro 24 ore prima della partenza. E chi ha urgenza di partire in giornata cosa fa? Non solo: via email di solito non si hanno grandi problemi, ma al telefono è una tragedia. Premesso che il costo della chiamata alla Sala Blu è molto alto, si deve stare ore al telefono prima di avere risposta, e per esperienza devo dire, con rammarico, che non sempre chi sta dall’altra parte del telefono ha dimostrato di capire il proprio compito. Infine la sanità. Oggi è la Giornata internazio­nale dei diritti delle persone con disabilità, e quello alla salute è sicurament­e un diritto fondamenta­le. Ma purtroppo anche su questo fronte ci sono ancora ritardi drammatici. Proprio su queste pagine è stato raccontato il caso di una visita per verificare la percentual­e di invalidità fatta sul marciapied­i perché l’ambulatori­o non era accessibil­e ai pazienti in carrozzina. Le barriere architetto­niche e la mancanza di strumentaz­ione adeguata sono veri problemi. Un esempio su tutti: con le normali apparecchi­ature, per le donne in sedia a rotelle è praticamen­te impossibil­e fare una mammografi­a o un pap test. E siamo a Milano.

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