Corriere della Sera (Milano)

Piatek e Lautaro I bomber dalle vite opposte

Tredici gol in stagione per la punta interista dopo una stagione grigia con Spalletti Solo tre (con due rigori) per il pistolero: dalla scossa al Milan all’ipotesi cessione

- Di Stefano Landi

Il calcio storicamen­te si nutre di metafore, in particolar­e di quelle facili da bersi al bar. E, per stare in tema, qui si potrebbe rispolvera­re quella sempreverd­e della tazzina di caffè. Più lo butti giù e più ti tira su. Traslando il concetto sul prato verde, da una parte c’è Lautaro Martinez che con l’Inter segna anche l’aria che respira. Praticamen­te immarcabil­e, nonostante le cure sempre attente delle difese d’Italia e d’Europa. Provano a buttarlo giù, ma coi suoi gol, che calcolatri­ce alla mano sono già 13 (5 in Champions e 8 in campionato), ha portato la squadra di Conte più in alto di tutti come fosse in ascensore.

Dall’altra, Krzysztof Piatek, tre gol in 14 partite (due su rigore, ad essere ulteriorme­nte fiscali, quindi cattivi), ma soprattutt­o le polveri fradice da tempo memorabile (MilanLecce, sul calendario alla voce 20 ottobre). Uno che sembrava scolpito nel marmo, con le spalle più larghe di una portone, invece è entrato in una parabola depressa e deprimente per cui la porta (da calcio) sembra non vederla nemmeno col binocolo. L’armadietto di Milanello potrebbe svuotarsi per Natale per far spazio al bagaglio sempre ingombrant­e di Zlatan Ibrahimovi­c.

Su questo tema, a metterli sulla bilancia ci pensa Antonio Cassano, uno che oltre che doppio ex, di alti e bassi ne ha vissuti parecchi. «Lautaro è di una forza imbarazzan­te, ora vale almeno 150 milioni. Piatek? Il Milan deve ripartire da Ibra», ha detto dal divano di Tiki Taka.

I due sono praticamen­te coetanei: 22 anni l’interista, due in più il collega che veste rossonero. A quella età, si sa, la testa pesa più delle gambe. Così da una parte quel giocatore che solo qualche mese fa, sotto la gestione Spalletti, sembrava il classico argentino triste senza Asado e senza tango, oggi è stato ribattezza­to come il nuovo Romario o, per stare sui tempi moderni, un nuovo Aguero. L’altro, che nell’inverno scorso aveva unito il tifo rossonero nel recapitare Higuain in bianconero perché tanto «pum pum pum...», con lo sguardo vuoto e le mani sui fianchi. Ora uno è un diavolo ma coi colori sbagliati, l’altro l’acqua santa, nel senso della grazia che fa ogni domenica al portiere che si trova davanti. Ora succede che per Lautaro Martinez, 50 per cento (il resto lo mette Lukaku) del Lu-La Park che sta facendo sognare i tifosi neroazzurr­i, c’è la coda all’asta che si potrebbe scatenare alla porta del presidente Zhang. Ancora ieri, tenuto conto della tenerissim­a età del bomber neroazzurr­o, l’amministra­tore delegato Marotta, non ha scherzato coi sentimenti, spiegando che non teme il portafogli­o del Barcellona, che potrebbe pagare la clausola di 111 milioni di euro: «Il ragazzo è riconoscen­te al club», ha spiegato, prima di affidarsi alle preghiere. E succede anche che intorno alla luna nera del polacco triste potrebbero aprirsi scenari di mercato impensabil­i solo due mesi fa. Piatek giura di volersi incatenare a Milano e promette che se ne andrà solo quando il valore del suo cartellino sarà raddoppiat­o, quindi intorno agli 80 milioni di euro, visto che era stato (stra)pagato 38 un anno fa. Ma sull’agendina di Boban e Maldini la freccia è già segnata in direzione Genova. Sai mai che l’aria di mare gli faccia bene anche stavolta. E che il cartellino torni a gonfiarsi fino a quote degne della sua pistola.

L’ex Antonio Cassano

L’argentino è di una forza imbarazzan­te. Il polacco? I rossoneri devono ripartire da Ibrahimovi­c

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Attaccanti Piatek e Lautaro
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